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Leggete lo spazio autore alla fine.
Importante, grazie! Buona lettura!

"Alicante non potevi trovarla, non potevi conoscerla. Ogni giorno era solo una città, il venerdì sera diventava il mio paradiso."


Hailey

Spagna, Alicante || 2 0 2 2

Ho ucciso un uomo, ho parlato con il mio ex fidanzato in vita, Harry mi ha rubato la possibilità di esser libera.

E' come una scena a rallentatore, il momento in cui apro la porta del mio appartamento a passo leggero, me la richiudo alle spalle e resto in piedi nel buio della casa, con solo la luce dei lampioni che si imbucano svelti dalle finestre per assistere. Il dolore e la consapevolezza di ciò che ho fatto e di ciò che è successo, mi si scaraventano addosso come un'alluvione accanita. Mi bagno di ogni disperazione, di ogni coltellata ricevuta, di ogni scoperta che mi ha sconvolto, di tutto quello che mi circonda. I miei vestiti, la mia pelle, vengono inzuppati da tutto ciò che mi è stato nascosto, da tutto ciò che ho commesso. Perché in fondo, non mi sento diversa da tutti coloro che mi hanno mentito.

Anch'io ho mentito, anch'io ho ucciso, anch'io sono una persona differente da quella che loro vedono.

Ma nel silenzio dell'appartamento, in mezzo alla tempesta, sono sola e con la mia vera coscienza sporca di sangue. Mi guardo le mani e un urlo mi spezza le corde vocali, mi fa bruciare la gola, scheggia i vetri delle finestre, sposta ogni mobile, rovina le pareti distruggendo ogni demone affezionato ad esse.

Il palazzo trema, mi sembra che improvvisamente la stanza si riempia d'acqua e io stia annegando, cadendo, cedendo al dolore, alla morte, all'uccisione, all'esser stata tradita dalla persona che amo.

Vorrei ricordare tutto ciò che ne è stato del passato e dimenticare il presente perché se quel passato l'ho attraversato, vuol dire che non era peggiore dell'oggi. E quest'oggi mi pare di non poterlo superare, mi pare che mi tenga ferma come sabbie mobili.

Ma sono qua, e sto annegando, nuoto per arrivare in superficie, ma non c'è superficie, non c'è spiraglio, non c'è bordo. Sono in ginocchio, non sto più nuotando. L'acqua sono solo le mie lacrime e io sto a terra amalgamandomi contro il pavimento, sfinita e avvelenata da una realtà che non vorrei.

«Hailey!»

Tutta l'immobilità del momento, questa scena a rallentatore, torna veloce e la porta è spalancata e Candice mi raggiunge togliendomi dalle mani ciò che vedo ora essere una sedia. Ha le lacrime agli occhi, è spaventata.

Io respiro male, mi tremano le gambe, sono in piedi, mi guardo attorno. La casa è sottosopra, il TV a terra in pezzi, il tavolino da caffè rivolto con i piedi in su, libri sparsi, strappati, cuscini in rivolta, sedie rotte... io, spezzata.

«Hailey...» mi richiama ora triste e mi abbraccia. Ma io sono immobile, stralunata, i miei singhiozzi prepotenti nel petto non si fermano, mi lascio andare strisciando lungo le sue gambe e mi lego a loro posandomi sul pavimento sfinita.

Chi il dolore se lo porta dentro non mostrandolo a nessuno, facendolo quasi diventare parte integrante di se stesso come un organo che risiede fondamentale nell'organismo, prima o poi lo vomiterà fuori per stapparlo in aria, per servirsi numerosi calici di lacrime ed ubriacarsi di quella liberazione.

Perché lasciarsi andare alla sofferenza, al dolore, è anche questo: liberarsi. Per essere successivamente più forti, per divenire potenti di un nuovo frammento di se stessi.

𝘿𝙚𝙫𝙞𝙡'𝙨 𝙂𝙡𝙤𝙬 || hsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora