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Cerco di aprire gli occhi infastidita dai raggi di sole che sostano indisturbati sulle palpebre. Il forte mal di testa, mi incita a tenerli ancora chiusi per un pò. Sento il silenzio pervadere la stanza, e i miei pensieri che non hanno smesso di lavorare per tutta la notte, la occupano.

Li scaccio via con scarsi risultati e quando apro gli occhi, mi ritrovo sul divano. Ho ancora addosso i vestiti di ieri e guardo le mie mani trovando le nocche macchiate di sangue, ormai coagulato. E non voglio pensare alle ferite sul viso.

Mi metto a sedere e mi guardo attorno, fisso il vuoto. Il silenzio che c'è, spesso l'ho odiato poiché mi faceva pensare a quanto fossi sola. Ma mai come stamattina mi è sembrato più giusto di così.

Mi alzo lentamente e trascino i piedi scalzi fino al frigo. Prendo del succo di frutta e addento la mela che prendo dal cesto sul bancone.

Quando finisco, non sono ancora soddisfatta della leggera colazione, ma ho assolutamente bisogno di fare una doccia e quando arrivo in bagno, mi guardo storta allo specchio e alzo le sopracciglia.

Pietosa.

Sbuffo e mi spoglio entrando nella vasca e ci rimango per almeno una buon'ora.

Asciugo i capelli e tengo il corpo stretto nell'accappatoio bianco, legato in malo modo. Ora il mio viso è tornato più o meno guardabile, le ferite sono meno brutte di come sembravano e sulle mie nocche ho messo delle fasce disinfettate, così da guarirle al più presto.

Torno in cucina legando i capelli asciutti in uno chignon e tenendo ancora l'accappatoio addosso. Noto l'ora sull'orologio da parete che segna mezzogiorno, perciò decido di prepararmi il pranzo. Arrostisco della pancetta a cubetti sulla padella, preparo l'uovo e il formaggio, poi metto l'acqua in pentola e cerco di tenermi impegnata in qualche modo, aspettando che raggiunga l'ebollizione per gettarvi la pasta.

Però più cerco di non pensare a niente, più la mia mente sembra un'isola fin troppo popolata da preoccupazioni, dubbi, incertezze e paure.

Non capisco perché Malik stesse parlando con lui. Non capisco niente di tutta questa situazione, di tutto quel giro. E qualcosa mi dice che sia meglio così, ma davvero non posso semplicemente lasciar stare e andare avanti con la mia vita come ho fatto da sei anni a questa parte.

Come faccio ad alzarmi al mattino, o ad andare a letto la sera, tranquilla; con le infinite domande sul perché il mio lui, sia soggetto delle attenzioni e azioni di Malik e a chissà quali intenzioni di Delgado. Perché lui? Cosa vogliono?

Sobbalzo quando il campanello mi stride nelle orecchie e sospiro. Mi alzo frustrata e davvero vorrei che i miei nervi si placassero. Guardo dallo spioncino e alzo gli occhi al cielo mordendomi le labbra.

«Hailey», il tono è sorpreso quando apro la porta. I suoi occhi percorrono attenti il mio corpo. Accorgendosi che sto indossando solo una misera tovaglia, si schiarisce la voce e cerca di tornare a guardarmi in viso. «I-io ero preoccupato, Paul mi ha detto che-»

«Sto bene.» Lo interrompo forse un pò troppo bruscamente.

«Che hai fatto al viso?»

Sospiro alzando per l'ennesima volta gli occhi al cielo, e mi volto lasciandolo sulla porta. Mi avvicino all'acqua che bolle in pentola e getto la pasta.

Sento che chiude la porta, si toglie il giubbotto e resta con la felpa bianca. Le sue gambe sono fasciate nei jeans blu e si siede sullo sgabello attorno alla penisola.

Io nel frattempo resto attenta ai fornelli, mentre i miei nervi si divertono a prendersi gioco di me.

«Hailey», mi richiama.

𝘿𝙚𝙫𝙞𝙡'𝙨 𝙂𝙡𝙤𝙬 || hsOnde histórias criam vida. Descubra agora