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Hailey

Davanti questa casa nera, piena di ricordi bruciati e con quello che nell'aria potrei riconoscere illusoriamente ancora come odore di cenere evaporante, i ricordi sono tanti, presenti, possenti e pressanti. Ci siamo io e mio fratello che corriamo giù per le scale ridendo, rincorrendoci, giocando, in una casa che era nostra solo nei mesi più belli e più caldi delle nostre vite. L'estate era sempre stata la nostra stagione preferita per quello, perché da una città buia come Londra, ci rifugiavamo ad Alicante vivendo in quell'abitazione dove la spiaggia terminava sotto le sue fondamenta. Uscivi sul porticato al mattino, facevi colazione, toglievi le ciabatte – sempre ammesso che le stessi indossando – scendevi i tre gradini ed eri in spiaggia. Era come fossi tu il padrone di tutto quel mare. Eravamo pirati fieri di quelle onde, di quella sabbia che ti finiva ovunque, che ti bruciava i piedi e dovevi fuggire a riva.

Non ho molti ricordi di mamma, ero troppo piccola quando ci lasciò, ma ci sono odori che ti rimangono incisi dentro, e quello della sua pelle che respiravo quando mi appoggiavo al suo petto, io spero di non dimenticarlo mai.

Papà invece era sempre stato presente e anche se da quando mamma era morta, si era un pò spento dentro, fuori ci aveva sempre regalato spensieratezza e mai solitudine o angoscia. Nonostante il dolore di un bambino si levighi dentro silenzioso, e giocherelli nella mente e nel cuore quasi astrattamente, lui era riuscito a modellarlo in ricordi positivi; a rendere ogni giorno – anche il più buio – solare e interessante, affinché lo affrontassimo nel miglior dei modi. Ricordo le risate, i pianti, i litigi tra fratelli e le braccia grandi di papà che ci consolavano. Ricordo le onde, i peluche sotterrati nella sabbia che mio fratello si divertiva a nascondere, le cene a base di pesce sul porticato, l'amaca sulla quale ci appisolavamo al fresco della sera e papà ci riportava in camera sonnecchiando, infine ci addormentavamo tutti e tre insieme sul grande lettone che allora a me sembrava tanto la definizione di felicità.

Ecco ciò che sapevo di mio padre; solo l'aspetto genitoriale. Perché poi di se stesso, del suo lavoro, di ciò che a volte lo teneva impegnato nei pensieri, mentre fisso la sera guardava un film o un programma in tv senza neanche vederlo, di quello non se ne sapeva affatto niente.

Ma ora... ora è tutto un po' più chiaro. O forse, ancora non del tutto.

Con quei ricordi, mentre schiaccio qualche rottame rimasto poco integro della vecchia casa, cammino intorno fino a fermarmi a ciò che ne rimane della finestra della camera, che dava un tempo sul porticato. E un ricordo nitido viene a galla più forte degli altri.

E' poco chiaro, ma c'è mio padre che parla con un giovane adulto messo in tiro. Discutono animatamente tra loro, finché papà si accorge di me e mi suggerisce di tornare a dormire. Quando sto per farlo, solo alcune parole balzano al mio orecchio aguzzo: "devi scegliere, John." All'interlocutore di papà, ora riesco a dare un nome e un volto ben preciso; Thomas Delgado. Rimango colpita da questo flashback, e cerco invano di analizzare quella dannata frase che può significare tutto, ma anche un niente.

Mi tiro indietro dalla finestra. In questo ennesimo e ultimo giorno "alle origini", il sole sta tramontando e io mi muovo ancora dentro quella casa senza più un tetto, senza più colori. Mi chiedo effettivamente che fine abbia fatto la famiglia che vi viveva all'interno. Con papà, io e Vincent non siamo mai più stati come quelli nei miei ricordi.

Ora, questa casa, è solo un cumulo di pezzi di mattoni ammassati e scuriti. Mi sorprende com'è che ancora non l'abbiano abbattuta.

I miei capelli volano alle mie spalle colpite dall'ultimo vento freddo di questa primavera alle porte. Il sole non mi ghiaccia, le onde sono poco agitate, i miei scarponi insabbiati raggiungono la riva e le mie narici spalancano le porte all'aria pulita che mi rinsavisce i polmoni. Le palpebre si chiudono. Si prendono il loro tempo per navigare ancora. Se quella spiaggia di Alicante potesse parlare, quanta storia avrebbe da raccontarmi su di me, sulle mie relazioni, sui miei sogni. Quante volte mi ero seduta sulla riva, in costume o con una coperta, decisa a fantasticare sul mio futuro. Che mai, dannazione a loro, mi sarei mai aspettata una follia del genere.

𝘿𝙚𝙫𝙞𝙡'𝙨 𝙂𝙡𝙤𝙬 || hsWhere stories live. Discover now