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Sono a letto ormai da un'ora, saranno più o meno le due e mezza del mattino e non riesco a chiudere occhio. La stanza è al buio, eccetto per il bagliore della luna che illumina i mobili, li rende ombre e i miei pensieri luccicano.

Non riesco a smettere di pensare al racconto di Harry, e ho dei ricordi che mi stanno torturando l'anima. Sono ricordi sbiaditi, poco chiari ma certamente non belli e a tratti più limpidi, più solidi. Eccetto per quelli sull'uomo che li ha fatti riemergere. So che ci sarebbe un modo per tornare indietro, per riavvolgere il nastro dei ricordi della mia mente, ma ho paura. Ho così tanta paura di ciò che potrei ricordare, forse scoprire.

Il mio sguardo è rivolto al tetto, ma in realtà non sembra neanche vederlo. Il silenzio è tiepido, ingombrato dai miei pensieri. Potrei impazzire nel sentirli stridere come punte di una forchetta che strisciano sul muro.

Mi innervosisco, mi giro e rigiro nel letto e dopo qualche momento, rinuncio completamente a rimanerci. Tanto non dormo, tanto non c'è silenzio per me.

Mi alzo, copro le mie gambe nude con il pantalone di una tuta. Vado in cucina e prendo un bicchiere d'acqua sospirando.

Poi mi siedo sul divano e fisso il vuoto, finché il silenzio, dapprima occupato solo dai miei pensieri, ora viene sostituito da un tonfo che capisco al volo provenire dall'appartamento sotto al mio: quello di Candice.

So che è in casa, siamo tornate insieme dalla festa e lei era felice di aver fatto l'amore con Zayn, di aver chiarito molte cose.

Aggrotto però le sopracciglia quando ne sento un altro e istintivamente, ma lentamente, mi alzo dal divano lasciando il bicchiere sul tavolo da caffè. Sento un terzo tonfo, poi un lamento, poi un altro tonfo ancora. E una brutta sensazione, mi stritola lo stomaco.

Decisamente c'è qualcosa che non va. Per questo, corro in camera a piedi nudi, afferro la fascia in cuoio, la posiziono velocemente attorno la caviglia e aggancio il coltello. L'ulteriore tonfo che sento, mi fa scattare come una molla.

Apro la porta del mio appartamento, la richiudo e cerco di scendere le scale in totale silenzio.

Più mi avvicino, più sento dei lamenti, e so che è Candice. Vedo la porta non completamente chiusa, mi avvicino ancora.

«Lo sapevo che eri una troia. Fin dall'inizio», riconosco la voce e il cuore mi scoppia, «uno dei due deve pagare. Mi hai abbandonato Candice, mi hai lasciato per lui. E visto che quel cazzo di figlio di puttana di Malik è intoccabile, toglierò di mezzo te e nessuno saprà mai chi è stato.»

Sgrano gli occhi e cerco di regolarizzare il respiro mentre striscio con le spalle al muro, fino a raggiungere la porta. Sento il familiare formicolio alle dita che mi suggerisce di andar via, lasciar perdere, non sono affari miei. Ma davvero preferirei tagliarmi la gola da sola, piuttosto che lasciare qualcuno – in questo caso Candice – tra le mani di un pazzo come Christopher Wood. So di poterla salvare, e caschi il mondo, questa notte, lo farò.

Ciò che mi frena è solo la paura di perdere il controllo... totalmente.

Sento i singhiozzi di Candice e con il cuore in gola, sbircio dallo spiraglio della porta lasciata forse per distrazione, aperta. Noto immediatamente un vaso rotto in mille pezzi sul pavimento, una benda grigia nasconde le labbra della ragazza, e dai suoi occhi scovo il terrore, il trucco è sbavato con le lacrime che vagano imperterrite sul volto. Le sue braccia sono dietro la schiena, ovviamente l'ha legata. Coglione.

Cerco di osservare meglio, e riesco a scorgere la figura di quel maledetto, inginocchiarsi davanti al corpo impaurito della ragazza. Mi sta dando le spalle. Ora o mai più.

𝘿𝙚𝙫𝙞𝙡'𝙨 𝙂𝙡𝙤𝙬 || hsKde žijí příběhy. Začni objevovat