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La verità è che non ho la testa serena, in questo periodo, forse come davvero io non l'abbia mai avuta.

La verità è che non sto bene, perché a ogni passo giusto che faccio pensando di starmi avvicinando alla verità e a ciò che non ricordo, temo di starne facendo un altro falso, che possa completamente, invece, mandare a puttane ogni cosa.

Se da un lato, in me, vive la parte disposta a rischiare la vita, dall'altro, c'è quella che ha paura, che si chiude nel suo guscio e si protegge, e resta sempre là dentro, al buio, nella sua solitudine e nelle sue molteplici domande.

Se da un lato c'è la voglia di spingermi a fidarmi di Harry Styles, dall'altra c'è quella che mi dice che mi tradirà. Che sebbene una volta mi ha amata, ora potrebbe farmela pagare con la pelle. Eppure, non riesco a stargli lontano.

E se ora sono seduta in questo dannato bar, a non ricordare nemmeno il numero di martini che ho già bevuto, non è colpa di nessuno. Solo mia e delle mie ansie che vogliono starsene da sole, a ridere e a gustarsi le mie paure. Vogliono restare semplicemente sedute, ad attendere e a guardare il mondo andare avanti, mentre io sono ferma in quell'arco temporale che ho creato solo nella mia dannata e rotta testa. Un arco temporale dove nessuno mi conosce, dove ancora non è successo niente.

Questi miei due lati opposti, hanno disegnato nella mia testa una confusione disarmante. Perché sebbene ogni lato, sia opposto all'altro, comunque, sembrano sempre ritrovarsi; quasi riuscire a trovare un punto di incontro.

O meglio, dentro l'uno, ritrovo sempre un pò dell'altro.

Dentro alla necessità di scoprire, percepisco la voglia di restare ferma.

E dentro alla lucidità del voler restare nascosta, mi scopro desiderosa di farmi trovare.

E' come per lo yin e lo yang, ognuno con una nota dell'altro dentro. Nel bianco, c'è un pò di nero. Nel nero, un pò di bianco.

Ecco, questo c'è dentro la mia testa. E se non è ancora chiaro il fatto che stia facendo questi pensieri mentre la mia mente è già annebbiata dall'alcol, allora vuol dire che questi, non sono poi così lontani dall'essere veritieri.

«Un altro.»

«L'ultima volta, voglio ricordarle, non è finita bene tra i martini e lei.»

Il signor Robert, come la volta scorsa, si accomoda al mio fianco. Non lo guardo, resto nel mio bicchiere.

«In passato, ricordo che non volevi che ti dessi del lei, dicevi di sentirti un vecchietto all'ospizio.»

Resta in silenzio per troppo tempo. Forse per realizzare ciò che gli ho appena piazzato nel suo locale.

Ha gli occhi sgranati, le labbra serrate. Si incupisce con un accenno negli occhi che sono certa che ora riconoscerei come paura, se non fosse che sono totalmente ubriaca e che quindi potrei starmi sbagliando.

«Tu...»

«Già, sì me ne sono ricordata. Di te, di Debra...»

Lo guardo e lo vedo abbassare lo sguardo.

«Perché fingete tutti di non conoscermi?»

«Per proteggerti.»

Alzo un sopracciglio e poi rido sotto il suo sguardo che sembra arreso.

«E' come se vivessi in un mondo al contrario. Perché solitamente, nel mio, è dalle bugie che ci si deve proteggere.»

«Viviamo nello stesso mondo, Hailey. E ci si protegge dalla verità, quando e se questa, significherebbe portare a morte certa l'altra persona.»

𝘿𝙚𝙫𝙞𝙡'𝙨 𝙂𝙡𝙤𝙬 || hsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora