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A fine turno, sono le undici di sera e so che Candice mi sta aspettando.

Nonostante le avessi detto che sarei andata a casa sua, ora ho cambiato idea e spero accetti di parlare da qualche altra parte.

Non appena apre la porta, noto la sua tuta e una felpa che le danno un'aria comoda e rilassata; al contrario di quella che ora sento addosso a me e che in realtà mi porto dietro sempre.

Sorride, mi scruta in viso e non so come, ma sembra riuscire a capire le mie intenzioni.

«Parliamo sul tetto? Ho qui delle birre che sul tetto, andrebbero giù meglio.»

L'aria fredda sul tetto ci accoglie facendoci stringere nelle nostre felpe e nella coperta che ha preso dal suo divano. Ci sediamo sul pavimento grigio, con le spalle al muro e le birre ora aperte tra le mani. Non la conosco esattamente bene, ma quelle poche volte che abbiamo parlato, mi son bastate per capire che quando è dispiaciuta le luccicano gli occhi più del solito.

«Mi dispiace, Candice.»

Accenna un sorriso comprensivo. «Non preoccuparti. Io non so perché tu non voglia venir da me, ma va bene anche stare qui.»

Prendo un sorso e decido di rivelarle i miei pensieri.

«Non capisco perché in questi anni, ti sei sempre spinta a cercare di instaurare un rapporto con me. Hai sempre cercato un pretesto per parlarmi, per farti notare. Mi hai anche fatto conoscere il tuo fidanzato-»

Mi interrompe alzando un dito teatralmente, «ora ex.»

Posando la bottiglia al mio fianco, mi stringo le gambe al petto e rilasso le braccia incrociate sulle ginocchia.

«Il punto è che ti sei aperta con me, raccontandomi dei tuoi problemi, senza esitazione. Mentre io non ho mai fatto nulla per invogliarti effettivamente a farlo. Anzi, mi sono sempre impegnata a tenermi distante.»

«E con questo?»

«Con questo dico che al posto tuo, mi sarei già mandata a fanculo da un po'.»

Candice sospira, accantona la bottiglie e lega i capelli in uno chignon disordinato, guardando la città oltre il parapetto.

«Hailey, ho solo bisogno di compagnia, qualcuno che mi stia accanto. Mi sento tremendamente sola, ad ogni ora del giorno.» Il suo essere sempre così trasparente, mi fa invidia. Perchè io al contrario suo mi porto sempre tutto dentro, e lascio che mi si disintegri in autonomia. E' un modo per non rendere credibile ciò che mi attanaglia. Fingere con me stessa, non dire nulla ad alta voce, calma il dolore.

«Avevo delle amiche. Erano tutto per me, la mia famiglia, la mia vita. Dividevamo anche un appartamento, ci scambiavamo i vestiti, ci facevamo i capelli, ci si sosteneva l'una con l'altra, e si rideva e si piangeva insieme. Ed è sempre stato così finché non sono finita a letto con il fidanzato di una di loro, esattamente quattro anni fa... come oggi, ora che ci penso.»

Il mio volto guarda il suo profilo dallo sguardo malinconico e la vede navigare nella malinconia.

«Era il fidanzato di Kyle. Ed io, mi ero innamorata di lui. Non so come accadde, come avvenne, o quando me ne accorsi. So solo che è successo, e nonostante tutto, io non rimpiango nulla. K venne a scoprirlo perché – ingiustamente – lesse il mio diario in mezzo ad una crisi di nervi dopo aver visto una sera, il modo in cui lui mi guardava. Scoprì così i miei sentimenti e ciò che avevamo fatto alle sue spalle. Mi lasciarono sola, tutte e tre. Nessuna di loro volle più guardarmi in faccia, andarono via dall'appartamento e dovetti cambiare anche posto di lavoro, perché i loro dispetti e i loro sguardi che giudicavano, erano insopportabili.

𝘿𝙚𝙫𝙞𝙡'𝙨 𝙂𝙡𝙤𝙬 || hsWhere stories live. Discover now