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Hailey


Annaspo in cerca d'aria tra gli alberi e il buio pesto della notte, tra la neve che circonda i miei scarponi. Sono fuori, eppure mi sento chiusa in una scatola stretta, piena solo di me, che mi fa diventare claustrofobica di ciò che essa contiene. Ogni demone, ogni dubbio, ogni non ricordo, ogni identità cambiata, tutto il dolore e la solitudine, racchiusi in un'altra scatola ancora, quella più importante, quella posizionata al centro del petto, che batte, che è piena di crepe, che si risana e s'uccide continuamente, quella che pulsa di tutto ciò che provo, quella che ora è impazzita; è come se volesse esplodermi dentro, per poi aprirsi un varco e uscire, perdersi nella neve, imbrattarla del suo colore sangue e rimanere ore ed ore sommerso per ghiacciarsi, fermarsi e non sentire niente. Passo dopo passo, con una mano sul petto e l'altra a sorreggermi contro i tronchi, cerco di riprendere a respirare regolarmente, di non lasciarmi andare, di rimanere lucida.

E forse il problema è proprio questo. Sono troppo lucida per riuscirci, non esserlo eviterebbe il problema e ora non sarei in questo luogo oscuro; non più degli abissi che risiedono in me. E' che sono troppo lucida e continuo in loop a realizzare che il mio incubo è vivo.

Christopher Wood era tutto ciò che di lercio esiste purtroppo in questo fottuto mondo, era ineguagliabile nell'essere un errore in mezzo a tanti che provano ogni giorno ad esser migliori. Ma non era un bugiardo.

Mentre mi fermo e inizio a respirare meglio, appoggio la schiena a un albero e mi trascino in basso sentendo finalmente l'aria nei miei polmoni. Davanti a me il nulla, solo buio a tratti illuminato, ombreggiato dalla luna che s'affaccia. Davanti alle mie labbra dischiuse, il respiro si condensa nell'aria gelida, diviene vapore dispersivo. E nei miei pensieri solo quella dannata camera di Wood tempestata di foto, mappe, conversazioni trascritte di intercettazioni telefoniche... non una traccia concreta di Andrès, ma tutte prove coerenti che mi hanno portata dove sono adesso. Alle mie spalle, quelle che ancora rivolgo volentieri al tronco, di fatti si estende un vasto prato bianco per chilometri e chilometri, dove al centro di esso tiene isola una villa a due piani, in legno scuro, con un tetto spiovente anch'esso spalmato da strati di neve. Alla destra, un lago ghiacciato richiama a sé il disegno della madre luna che, bella, sembra far luce dalla terra e non dall'alto cielo.

Inspiro e espiro, per almeno altre tre volte finché le mie dita affondate nella neve che sosta sotto di me, iniziano a bruciare. Le trascino via dalla consistenza gelida, e cerco di metterle a coppa davanti la mia bocca, soffiandovi all'interno. Ma tremo, e non è più adrenalina, ora è ansia e freddo. Ammetto che non è stata un'ottima idea raggiungere questo posto di notte, con le temperature ad almeno zero gradi, e una paura che gioca a guardia e ladri con l'ansia. Ma non potevo aspettare un attimo in più, dovevo fuggire da quella casa e da... Harry. Non avrei resistito oltre un solo istante, mi sono sgretolata di fronte agli occhi di colui che mi ha sempre mentito, e l'unica persona con la quale permetto a me stessa di sgretolarsi, sono io. Eppure è facile con lui, abbandonarsi, perdersi tra le braccia, ispirarne il profumo buono... quello che solo la persona che ami ha e t'arriva dritto all'anima.

Forse non è neanche il momento per pensarci, ma è che mi sento bloccata nel freddo, non sento più le mie labbra, le mie mani, sotto di me la neve mi gela la pelle – seppur coperta – e sale espandendosi in ogni parte del mio corpo, come radici di alberi che mi si avvinghiano addosso.

Improvvisamente però, inizio a sentire la neve smossa da probabili passi, ci sono dei mormorii leggerissimi, se non quasi inaudibili, che mi fanno sbarrare gli occhi e mi rialzo di botto come se tutto ciò che stavo attraversando un secondo prima, si annullasse, o almeno, si nascondesse completamente.

Impugno la mia pistola sebbene mi riesca ben difficile con la mano bloccata dal freddo, e cerco di vedere nel buio ma è tutto inutile... finché il rumore troppo vicino di una scivolata, mi fa voltare di scatto mentre la neve smossa dalla figura ora a terra davanti a me, giunge sui miei scarponi.

𝘿𝙚𝙫𝙞𝙡'𝙨 𝙂𝙡𝙤𝙬 || hsWhere stories live. Discover now