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Le sue mani sul mio corpo sono piume che vorrei non volassero mai via.

Seguo il percorso dei suoi polpastrelli che disegnano la forma dei miei seni, poi scendono ai fianchi, mi accarezzano le cosce. Noto l'ombra di un tatuaggio sulla mano, ma non gli presto attenzione, piuttosto mi lascio andare al piacere che mi avvolge mentre mi muovo su di lui.

Dentro la stanza rossa fa caldo, o forse sono le pasticche che ho preso, a farmi sudare. Fatto sta che la sua lingua che bagna il mio collo, mi sembra acqua gelata che mi solletica il piacere.

Posa entrambi i palmi delle mani sulle mie natiche e mi aiuta nei movimenti mentre il mio fiato è sempre più corto e i suoi gemiti mi fanno venir voglia di continuare per tutta la notte. Ma sento le forze abbandonarmi, la testa girare.

«Ti amo...» respira contro la mia pelle e ancora con gli occhi chiusi sorrido.

La voce mi sembra di conoscerla, il suo corpo pure e quando mi decido a rispondergli, un suono assordante mi fa urlare.

Apro gli occhi di scatto e mi rilasso capendo all'istante che quel suono è solo la sveglia giornaliera. La mia stanza è al buio, e il silenzio che si crea quando spengo quell'aggeggio fastidioso, mi invita a restare sotto le coperte ancora qualche minuto. Nel frattempo, noto l'ora che segna le dieci del mattino e sospiro pensando a un'altra giornata vuota, che ricomincia.

Spero solo di non incontrare Styles, in qualche modo o in qualunque posto.

Ci ho messo dei giorni a cercare di sbollentare la rabbia, dopo il suo comportamento. E sebbene io abbia fatto di tutto per tentare di mandarlo a fanculo senza stare lì a spremermi le viscere, non ho ottenuto risultati per niente positivi... non me ne capacitavo affatto.

Qualcosa mi dice che quel cambiamento di umore, è stato causato dall'avvertimento di Zayn, dentro quell'apparente conversazione in codice. Però comunque niente giustifica il modo rude con cui mi ha esplicitamente ordinato di andar via.

E non nascondo che nel taxi, ero stata tentata dalla voglia di scendere e nascondermi ad osservare e origliare, ciò che sarebbe successo al mio allontanamento. Ma la prima ed ultima volta che ho seguito uno della cerchia di Delgado, mi sono ritrovata un folle alle calcagna, perciò se non voglio attirare ulteriori attenzioni, non devo di certo ripetere lo stesso errore giusto nel loro "territorio."

Scosto le coperte e mi avvicino alla finestra. Alzo la serranda ed il cielo cupo, pieno di nuvole, mi da il buongiorno.

Raggiungo la cucina e mi preparo la mia solita dose di caffè, nel frattempo ripenso al sogno di prima.

La stanza in cui mi trovavo era quella del night club di Alicante, ma non sono riuscita a capire chi c'era dentro insieme a me.

Che sia stato solo un sogno, o un flashback, in entrambi i casi mi ha lasciata interdetta. Erano anni e anni che non sognavo più di quei tempi e forse qualcosa in me, dato che è cambiato dopo l'incontro con mio padre, sta finalmente accadendo.

Forse pian piano, quasi inconsapevolmente ed in punta di piedi, mi sto aprendo al passato. E una leggera nota d'ansia risuona nel mio stomaco, ma in egual modo, ne sono contenta.

Mi riempio la tazza di caffè, e mi dirigo al divano, ma prima che possa sedermi, bussano alla porta.

La apro titubante, dopo aver visto dallo spioncino di chi si tratta.

Mi accoglie con un sorriso amaro, quasi spaventato, e stende le braccia verso di me tenendo tra le mani un contenitore rotondo con all'interno una torta al cioccolato, spolverata da quintali di zucchero a velo.

𝘿𝙚𝙫𝙞𝙡'𝙨 𝙂𝙡𝙤𝙬 || hsWhere stories live. Discover now