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La brezza mattutina mi fa respirare a pieni polmoni l'aria che tira sul tetto.

Guardo New York che si estende piena di palazzi, con chissà quanta gente impegnata ancora a dormire, a iniziare la sua routine o qualcuno forse a terminarla; mentre il sole sorgerà a breve.

Mi chiudo la porta in ferro alle spalle e mi tolgo la felpa restando in top e leggins. Lego bene i capelli e comincio quello che faccio quasi tutte le mattine.

Inizio con un riscaldamento muscolare, poi immagino davanti a me un sacco da box. Un pugno a vuoto, due, tre; un calcio, due... e il sole ora batte sulla mia pelle chiara e la rende accaldata, piena di adrenalina. La testa è piena di pensieri irrisolti, nervi nascosti che ballano sfamandosi della mia inconscia agonia.

«Quindi è qua che ti nascondi.»

Mi volto di scatto balzando in aria – troppo presa dal momento – per scoprire la voce che proviene dalle mie spalle mentre prendo dei grandi respiri per regolarizzare il battito.

Distendo una gamba poggiando il tallone sul parapetto alto, e continuando l'allenamento fingendomi indisturbata. Ma la verità è che questa nuova sconosciuta presenza mi mette in soggezione, mi rende tesa.

Candice si para davanti alla mia figura e socchiude gli occhi guardando il paesaggio di fronte a noi, con una mano sulla fronte per riparare gli occhi chiari dal sole.

«Vivo in questo palazzo da quando avevo vent'anni e non sono mai salita quassù.»

Sostiene nel frattempo che ora cambio gamba dandole così le spalle.

Fa il giro e si pone nuovamente davanti al mio sguardo appoggiandosi con i gomiti al muro.

«Per la cronaca, ne ho ventisei.»

Risponde da sola a una mia ipotetica domanda che sapeva già, non sarebbe arrivata.

Mi osserva, «tu quanti anni hai?»

«Ventisei.»

Accenna un sorriso e si siede sul parapetto con una piccola spinta che riesce a farmi perdere un battito. Dannazione, ci sono diciassette piani sotto di noi!

«Grazie» dice d'un tratto osservandomi mentre piego il busto sul lato destro. Attendo che approfondisca, socchiudendo gli occhi poiché il sole mi arriva in viso. «Per ieri sera.»

Scende con un salto e si mette al mio fianco iniziando a copiare i miei movimenti.

«Chris è gentile», comincia lasciandomi un attimo confusa, ma poi capisco che probabilmente parlerà del fidanzato, «è bello. Mi ha sempre rispettata nonostante la sua fama da bad boy donnaiolo e tutte le cazzate varie che si creano in giro i ragazzi per far capire che hanno un pisello e che lo usano.»

Aggrotto le sopracciglia scioccata dalle sue parole e mi fermo. Lei mi restituisce lo sguardo e rotea gli occhi al cielo.

«Il punto è che ultimamente sembra non gli importi nulla di me. Mi da sempre buca agli appuntamenti, mi chiama a stento. Anzi, mai. E-» si blocca quando comincio a lanciare pugni a vuoto.

Si accascia poi a terra stanca, passandosi una mano sul retro del collo.

Nel frattempo, io continuo imperterrita. Sento caldo, ho il cuore a mille, e voglio continuare fino a che non sarò sfinita. Alcune ciocche di capelli mi ricadono scombinate sul viso e le mie nocche sono bianche.

«L'ho visto più volte con delle ragazze diverse in qualche locale. Quando mi dice che dorme, poi lo trovo online sui social alle tre di notte.»

Respiro lentamente per riprendermi dallo sforzo. La ascolto divagare nei suoi pensieri e non riesco a capire com'è che stia raccontando questo a me. Una sconosciuta che per due anni l'ha salutata a stento.

𝘿𝙚𝙫𝙞𝙡'𝙨 𝙂𝙡𝙤𝙬 || hsWhere stories live. Discover now