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Oltre a capire che mi trovo nella mia stanza, quando apro gli occhi, mi ritrovo ad osservare la finestra ai piedi del mio letto, e a notare come i primi colori del giorno, entrino silenziosamente a pizzicare un particolare angolo della camera, dove noto una figura maschile dormiente su una sedia.

Tiene le braccia incrociate al petto, i suoi occhi sono chiusi e il viso – nonostante stia dormendo – non sembra essere per niente rilassato. La testa, che chissà quanta guerra contiene all'interno, è appoggiata all'indietro, contro la parete chiara alle sue spalle e il pomo di Adamo, solitamente poco evidente, ora si mostra.

Harry respira silenziosamente. Lo stesso silenzio che in questo momento, non sento più nella mia testa mentre ripercorro qualche ricordo della notte. L'ultimo, è la voce di V che mi chiama allarmato e corre verso di me.

Poi, il nulla.

L'ansia inizia a bruciarmi la gola, ma cerco di mandarla giù nonostante il mio cuore non trovi pace.

Tento di muovermi e ci riesco a fatica, percependo qualche dolore alle ossa. Riesco a mettermi a sedere, poi ad alzarmi del tutto. Compio qualche leggero passo, sino a raggiungere la figura di Harry. Mi insinuo in mezzo alle sue gambe aperte in un chiaro tentativo di trovare la giusta posizione. Noto i suoi ricci, ricadergli qualcuno sulla fronte, e le ciglia lunghe che accarezzano la sua pelle, così come vorrei fare io.

Il fatto che sia qui, mi fa sentire protetta, e allo stesso tempo mi fa sospirare. Perché vorrei fosse tutto più facile, vorrei che non si mostrasse così protettivo, e che ieri mi avesse dato ascolto quando gli ho esplicitamente chiesto di lasciarmi in pace. E invece, è rimasto. Rendendomi difficile allontanarlo.

Decido di toccare il suo braccio, cercando di svegliarlo. Ma appena le mie dita lo sfiorano, balza sull'attenti puntando immediatamente le iridi su di me; è allarmato, la mascella è serrata e slega le braccia dal petto.

Schiudo le labbra e faccio un passo indietro intimorita, mettendo distanza tra me e lui.

Quando ovviamente si accorge che sono io, ammorbidisce il viso, ma le sue spalle restano accigliate. Prende un grande respiro e lo butta fuori. Si ricompone portando il suo peso sugli avambracci, appoggiati sulle cosce. Strofina il viso con le mani, poi le passa tra i capelli scuri e inviperiti.

Mi osserva da capo a piedi, ispeziona, studia. E' chiaramente stanco, noto le borse sotto agli occhi rossi che mi fanno sentire in colpa. Sembra spaventato, devastato.

Distolgo lo sguardo da lui, quando mi rendo conto di esser rimasta un pò troppo a osservarlo e mi guardo intorno tornando a sedermi sul letto.

«Ti senti bene?» La sua voce è gracchiante, piena di stanchezza che sembra quasi ucciderlo.

«Qualche dolore un pò dappertutto, ma sto bene. Tu?»

«Io?»

«Sì, come stai?»

Mi riferisco chiaramente al viso sconvolto, all'aria poco serena che gli riveste gli occhi come un velo pesante.

Aggrotta le sopracciglia, ma inaspettatamente un sorriso anch'esso stanco, tirato a fior di labbra, gli si disegna sul volto. Ma non è per niente divertito.

«Hai rischiato di morire stanotte e ti preoccupi di come sto io?»

Rimango in silenzio mordendomi l'interno guancia.

«Hanno messo una bomba sul cruscotto della tua auto. Fortunatamente è esplosa appena un'istante dopo esserti allontanata.»

«Hai idea di chi possa esser stato?»

𝘿𝙚𝙫𝙞𝙡'𝙨 𝙂𝙡𝙤𝙬 || hsOnde histórias criam vida. Descubra agora