Capitolo 5 - La migliore stagista

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~ Lydia ~

Guardai soddisfatta il primo foglio della cartella clinica che stringevo tra le mani. La carta ancora presentava molti spazi vuoti e questo fece nascere in me una leggera punta di fastidio. Avvicinai il panino alle labbra e iniziai a masticarlo con l'acquolina in bocca. Per quanto potessero essere buoni insieme pollo e insalata, il loro sapore non contribuì a farmi andare bene il fatto che fossi ancora e praticamente a zero.
Alle volte potevo rivelarmi essere una persona ambiziosa e con poca pazienza. Ma la clemenza era un fattore fondamentale nella mia carriera e dovevo cercare di mantenerla il più possibile pensando a tutti i piccoli miglioramenti che c'erano stati nel corso di una giornata intera che avevo passato in manicomio, in compagnia di Andrew. Fu come se parte delle bugie che avevo raccontato a mia madre il giorno prima al telefono si stessero realizzando con un leggero ritardo.

Ero arrivata in struttura per iniziare il mio turno come sempre e, invece di andare via all'ora di pranzo, ero rimasta fino alle 5:30 del pomeriggio. L'unico momento in cui avevo lasciato Andrew da solo era stato per farlo pranzare.
Era regola del manicomio che, a patto che non si trattasse di casi particolari, i pazienti dovessero mangiare da soli. Infatti, quando la signora della mensa si affacciò alla porta della stanza del mio paziente e mi trovò ancora lì, mi guardò per sapere se dovesse lasciare il cibo oppure andare via e ripassare più tardi.
A quel punto diedi una veloce occhiata a tutto ciò che avevo appuntato su di lui e, dato il poco tempo che avevamo passato assieme mi resi conto di non avere nessuna nota che mi indicasse il suo comportamento durante i pasti, quindi colsi l'occasione al volo per compiere un piccolo esperimento. Diedi una veloce occhiata a ciò che la cuoca gli stava servendo e dopo decisi di lasciarlo da solo a consumare il suo brodo con grissini.

Andrew non sembrava affatto una persona che soffriva di violente e improvvise crisi. Il fatto che nella sua stanza fossero state sistemate adeguate protezioni e ogni suo oggetto fosse stato privato di qualsiasi accessorio che potesse diventare per lui una potenziale arma, mi portò a pensare che fosse stato tutto per precauzione. Il suo lessico forbito lo rendeva particolarmente attraente, diverso dai pazienti che avevo visitato assieme a Natalie e soprattutto non gli davano per niente l'aria di uno psicopatico. Il signor Kahnwald non era stato ricoverato in altri manicomi ma di come fosse arrivato qui ancora mi era sconosciuto.

Questo era tutto ciò che emergeva dai miei appunti. Erano le conclusioni che avevo tirato mentre mangiavo il mio panino,
ma sì. Ero ancora a nulla ma era sempre meglio che scappare terrorizzata dalla stanza di Andrew ogni volta che apriva bocca per parlare.

Rimaneva comunque il fatto che a momenti sarei dovuta tornare a casa ma non senza salutarlo o avere qualche informazione in più su di lui che non riguardasse il come il rosso lo rendesse nervoso o di come avesse deciso di tenere i capelli indietro perché si vedeva più attraente.

Volevo più di questo e anche se non subito avrei ottenuto tutte le informazioni che cercavo.

Entrai di nuovo nella sua stanza con un piccolo sorriso sulle labbra e richiusi la porta alle mie spalle.

"Il panino è stato di suo gradimento?" Mi chiese Andrew facendomi accigliare. Non gli avevo detto cosa avrei mangiato eppure lui mi porse quella domanda con una tale naturalezza da farmi sembrare che la mia merenda fosse stato l'argomento più discusso di tutta la giornata. E non era stato esattamente così.

"Come fai a saperlo?" Gli domandai a bruciapelo e lo vidi scrollare le spalle tranquillo. "Tutti mangiano un panino per merenda. È così scontato."

Beauty and the Beast || Loki Laufeyson Where stories live. Discover now