Capitolo 39 - Se guardi troppo nell'abisso, l'abisso guarda dentro di te

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~ Loki ~

New York City, America - Base dell'A. R. C.
Flashback

"Tu non hai paura, piccolo bastardo?"

Walter aveva appena finito di fumare. Il mozzicone della sigaretta giaceva spiegazzato nel posacenere ed emanava ancora fumo.

"Le paure sono per i deboli." Risposi senza guardarlo.

"Stronzate."

Sogghignai. Per lui dicevo sempre un sacco di stronzate, e sotto un certo punto di vista potevo anche dargli ragione.

"Le paure rendono umane anche le belve. Non c'è essere umano sulla faccia della terra che non abbia paura di qualcosa. Qualsiasi cosa. Anche se minima."

Mi leccai il labbro. Ancora che sgorgava sangue dalla ferita. Tossii malamente pulendomi con il dorso della mano. Avrei voluto sputargli in faccia tutto il mio dolore ma farlo avrebbe significato ricevere un altro pugno e non ne potevo più di tutta quella sofferenza. Non potevo specchiarmi su nessuna superficie ma ero certo di avere il viso tumefatto e totalmente ammaccato. Era ovvio. Avevo male ovunque e mi sentivo costantemente bagnato di sangue.

"E tu? Tu di cosa hai paura?" Gli chiesi con tono leggermente arrogante. Lui mi guardò con un grande desiderio di bucarmi il petto con la pistola che portava appesa alla cintura e per un secondo pensai che lo facesse davvero. Poi mi ricordai del motivo per cui mi teneva ancora vivo e si limitava a farmi soffrire.

"Dell'impotenza? Della morte?"

Walter ridacchiò poggiandosi al tavolo.

"Oh ti prego. Questa smania borghese di incrementare la paura verso la morte non ha senso. Ma... ti concederò qualche punto bonus per la questione dell'impotenza."

A quel punto fui io a ridacchiare.
Era ovvio. "Ogni piccolo uomo ha paura dell'impotenza, e tu, amico mio, tu sei così insignificante." Sibilai l'ultima parola come un serpente.

"Uh..." mi fece il verso socchiudendo gli occhi. "Siamo rancorosi? Ci rivediamo nella mia situazione e cerchiamo di difenderci? Sai, è davvero patetico quello che stai cercando di fare, Loki."

Digrignai la mascella, ignorando il vacillare che gli lèssi nello sguardo.

"La mia non é paura di impotenza, Walter, rivendicare un diritto di nascita è ben diverso da quella che chiami smania di inettitudine."

Le sue labbra si strinsero e lui compì tre passi in avanti. Non stetti lì a contarli, ma lo scrocchiare dei tacchetti delle sue scarpe contro gli assi di legno del pavimento mi colpì i timpani tre volte. Io guardavo a terra e mi distraevo per non pensare al dolore del mio braccio destro. Per un secondo funzionò, ma uno soltanto. Le mie orecchie non poterono fare a meno di ascoltare ciò che McGuire mi stava dicendo.

"Povero piccolo illuso."

La sua mano fece pressione sulla mia faccia e la fecero voltare nella sua direzione. Il suo labbro inferiore venne in fuori creando un'espressione innocente, da bambino, che su di lui assunse la sfumatura di un povero pazzo.

"Evidentemente mentire non è servito a farti sputare fuori la verità."

"Per fare cosa?" Mi sporsi verso di lui continuando a sibilare "Usare le mie paure contro di me? Per farmi violenza psicologica? Oh come siamo all'antica."

Beauty and the Beast || Loki Laufeyson Where stories live. Discover now