Capitolo 35 - Libertà concessa per metà

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~ Loki ~

Il campo di forza della mia prigione rendeva luminoso quell'ambiente così cupo e non fui più felice nel rendermi conto di come le ore d'aria concessemi da mia madre fossero durate fin troppo poco. Continuai a fare avanti e dietro per la stanza ripensando a quanto accaduto quella notte. Non avevo dormito granché e sul pavimento era possibile notare ancora qualche minuscola goccia di pioggia.
Ero zuppo d'acqua fino al midollo, ma nemmeno la pioggia sarebbe stata in grado di cancellare quello che avevo visto quella sera. E no. Non parlavo solo della sua nudità, mostratami attraverso quella veste bagnata come se niente fosse. Ma dei suoi occhi. Gli occhi che scoprivano la parte più nascosta di lei.

Mi passai una mano tra i capelli sedendomi sul mio materasso. Il prigioniero rinchiuso nella gabbia di fronte alla mia mi guardò stralunato. In fondo non potevo biasimarlo. Cercava di tenersi impegnato graffiando i suoi sandali vecchi e sdruciti ma era distratto dal mio fare avanti e dietro costante. Chi non mi avrebbe preso per un pazzo guardandomi in quelle condizioni?
Nessuno.
E io ero sempre più convinto di esserci vicino, alla soglia della follia.

Avevo ancora addosso la sensazione di bagnato sebbene mi fossi asciugato e, sentirmi completamente zuppo, significava avere inciso sulla pelle tutto ciò che era accaduto nella mia mente quella notte, risentire il terremoto nel mio stomaco che risaliva fino alla gola in un conato di vomito fin troppo forte da trattenere.
Infatti, mi stupii di me stesso.

Eravamo rimasti sotto la pioggia per lungo tempo. Ci guardavamo, continuavamo a spogliarci con gli occhi e io non facevo altro che lottare contro quel costante sfarfallio nelle mie viscere. Eravamo rimasti così, fermi, immobili, fino a quando la pioggia non si era infittita al punto da non vederci quasi più niente. Fu l'unico motivo che mi spinse a disincantarmi e a rendermi conto di quello che stava succedendo.

Lydia continuava a tenere gli occhi fissi sui miei e le braccia strette al petto in un vano tentativo di farsi calore.

"Spero che il bagno caldo sia stato di suo gradimento."

Le avevo detto, riuscendo a strapparle un sorriso. Le sue lunghe ciglia erano bagnate. Piccole goccioline d'acqua pendevano dalla sua estremità. Sembrava ancora più delicata, trasmettendomi la sensazione di osservare una farfalla bianca appesantita dalla pioggia.
Il rientro nel palazzo fu un continuo tentativo di fare meno rumore possibile. I nostri piedi cigolavano a causa del bagnato e lei era davanti a me, mi guidava verso la sua stanza, ignara del fatto che presto sarei dovuto tornare nella mia cella. E io non volevo farlo.

Al solo pensiero mi sentivo oppresso e Lydia, ingenuamente, si girò a guardarmi dopo aver raggiunto l'uscio della porta, ripensando probabilmente a quello che le avevo detto e che l'aveva fatta sorridere così tanto. Ritornare in gabbia aveva iniziato a farmi uno strano effetto, una terribile ansia mi attanagliava il petto e avrebbe potuto fare un baffo agli occhi sottili e malvagi di Walter. Quei dannatissimi occhi.

"Ti conosco fin troppo bene per sapere che c'è qualcosa che non va."

Sorrisi e smisi di torturarmi ripensando costantemente a quell'incubo. Ci aveva preso proprio gusto a venirmi a trovare.
Mi voltai nella sua direzione facendo ondeggiare i capelli; le mie braccia si spostarono dietro la schiena in una postura leggermente ingobbita.

"È vero, madre. Nessuno mi conosce meglio di te... ma per una volta posso dire che va tutto a meraviglia."

Cercai di nascondere il mio sarcasmo spacciando ciò che avevo detto per pura verità. La barriera che mi teneva separato da lei era stata dissolta e mi avvicinai all'uscita, pronto a sentirmi di nuovo oppresso nel momento in cui sarei dovuto rientrarci. Esattamente come stanotte, esattamente come quando Odino mi ingabbiò dopo quell'attentato maledetto.
Gli occhi di Frigga mi sorrisero e il suo buon profumo mi invase le narici quando mi avvicinai per controllare che non si trattasse di un ologramma. Fu ciò che mi portò a guardarla di sottecchi, ma nessuna aura luminosa aleggiava attorno alla sua figura, segno che potevo godere della sua presenza in carne ed ossa e non di una dannata illusione.

Beauty and the Beast || Loki Laufeyson Donde viven las historias. Descúbrelo ahora