Capitolo 9 - C'è sempre qualche problema

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~ Lydia ~

Il vento che iniziava a soffiare la sera, tipico delle giornate invernali newyorkesi mi colpii il viso e la gola portandomi a stringermi nel mio largo cappotto nero per non morire di freddo. Mi presi qualche secondo per osservare il cielo scuro sopra la mia testa e cercando di vedere quante più stelle possibili.
Il silenzio che aleggiava in quel momento venne interrotto soltanto dallo scricchiolare dei rami dell'albero poco distante dalla struttura, un altra piccola e macabra particolarità che mi aveva dato per qualche istante la sensazione di essere sola al mondo. Ma sapevo, in cuor mio, che non lo sarei mai stata e, soprattutto, sapevo che non lo sarebbe stato nemmeno Andrew.

Infilai le mani nelle tasche della giacca e il mio palmo destro entrò immediatamente in contatto con il freddo del mazzo di chiavi che si trovava al suo interno, riproducendo un rumore metallico. Strinsi le chiavi con forza mentre sentivo il cuore martellarmi nel petto e il respiro farsi più corto.

Mi sembrò di rivivere le stesse emozioni di quando avevo sentito la signora Judit confabulare con qualcuno circa ciò che ne sarebbe stato di me e di Andrew, dopo la scomparsa di Natalie. Erano le stesse sensazioni di quando avevo notato quei lividi sul corpo del mio paziente e di quando lui si era mostrato a me in tutta la sua debolezza, spaventato e con quell'occhio nero.
Sentii un senso di rabbia crescermi nel petto sempre di più. Mi sollevai in piedi senza fare troppo rumore e tirai le chiavi fuori dalla giacca ricordandomi ciò che avevo detto ad Andrew quella mattina.

"Ti porterò fuori di qui... te lo prometto."

Gli avevo posato entrambi le mani sul viso e mi ero avvicinata per sussurrargli quelle precise parole, con il timore di essere ascoltata anche da una telecamera nascosta, sistemata all'interno di quella stanza. Ormai sentivo di non essere più sicura di nulla e sentivo di non potermi più fidare di nessuno. Sapevo solo che nel manicomio qualcuno stesse cercando di farci del male e noi dovevamo evitare in ogni modo di andare in contro ad un triste e doloroso destino.
In fondo era questo il motivo per cui ero lì, alle due di notte scattate da poco. L'ingresso posteriore dell'ospedale psichiatrico era ancora chiuso e io mi trovavo sui gradini poco distanti dalla porta stessa, ancora indecisa sul da farsi.
Dopo aver detto ad Andrew quelle cose, un barlume di speranza si accese nei suoi occhi. Le pupille si dilatarono maggiormente e, rimanendo sempre sulle sue con l'evidente desiderio di non starmi così appiccicata alla faccia, annuì e si ritrasse dalla mia presa, per nulla forte o prepotente.

Non era stato facile prendere su due piedi una scelta così importante e nemmeno riuscivo a credere che sarei arrivata fino a questo punto.

Di nuovo il vento, che iniziò a soffiare più forte, mi scompigliò i capelli e mi fece rabbrividire. Mi presi qualche istante per osservare l'edificio dinanzi a me e mi costrinsi a prendere velocemente una decisione, dandomi della vigliacca.
Mi ero spinta fino a questo punto. Mi ero fatta coraggio e senza prendere la macchina ero riuscita ad arrivare sana e salva al manicomio camminando da sola, per strada, di notte, senza che nessun maniaco pervertito iniziasse a seguirmi e a rivolgermi commenti poco cordiali... e ora tutto questo coraggio stava iniziando a crollare come un castello di sabbia. Lo sguardo di Andrew mi era sembrato così carico di speranza quando gli dissi che lo avrei aiutato a fuggire e se mi fossi tirata indietro proprio ora che potevo sottrarlo alle torture a cui lo stavano sottoponendo, non avrei nemmeno avuto il coraggio di presentarmi l'indomani nella sua stanza e stare con lui come se non avessimo avuto entrambi il desiderio di scappare, come se non avessimo parlato di ciò nemmeno per cinque minuti.

Presi un altro respiro e per l'ultima volta mi guardai attorno. Salii lentamente i gradini di pietra e cercando di fare il minor rumore possibile.
Dopo essere tornata a casa, quella mattina, il resto delle ore pomeridiane era stato un vero inferno. Avevo preso la decisione di far sì che Andrew non si trovasse più all'interno di quel posto orribile e io per prima avrei chiesto il prima possibile il trasferimento all'interno di un'altra struttura, ma non ero stata in grado di architettare un vero e proprio piano di fuga.

Beauty and the Beast || Loki Laufeyson Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum