Capitolo 48 - Un campo di rose rosse

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~ Zero ~

Thor tornò il giorno dopo come aveva promesso, ma se ne andò con la stessa rapidità con cui si era recato da Loki pochi attimi dopo essersi svegliato.

Aveva dormito solo due ore e cercava di farsele andare bene nonostante avesse bisogno di riposo.
Quando giunse nelle prigioni a stento riuscì a riconoscere suo fratello. Loki giaceva sul materasso talmente immobile che in un primo momento pensò fosse morto, di dolore probabilmente.
Ma, osservandolo insistentemente, riuscì a cogliere il movimento appena accennato del suo petto che si alzava e abbassava per caricare i polmoni d'aria. Non credeva fosse possibile eppure gli sembrò che per compiere quel semplice e naturale gesto, Loki stesse facendo uno sforzo immane.
Gli occhi rossi e le palpebre appena abbassate, il sangue nero e secco sulla sua mano, i capelli scompigliati. Sembrava deceduto, schiacciato da qualcosa di più grande di lui.

Loki non si mosse e quando Thor capì che non avrebbe parlato e non sarebbe andato da lui, decise di lasciare quel posto.

"Tornerò domani."

Aveva detto. O credeva di averlo fatto. Quelle parole si ripeterono nella sua mente per tutta la notte, senza dargli tregua. Era convinto. Era fermamente convinto di avergliele dette.

Dal canto suo, Loki si lasciò sopraffare dalla sua paranoia e finalmente riuscì a trovare un po' di pace nel sonno. Erano giorni che non dormiva e il suo corpo era esasperato, talmente esasperato che nemmeno gli incubi facevano più tanta paura. La parte più brutta restava il risveglio, quando si rendeva conto che tutto ciò che lo stava tartassando era reale e non soltanto il frutto marcio della sua immaginazione.

Si stropicciò gli occhi e si mise dritto sentendo la schiena scrocchiare. Gli ci vollero pochi secondi prima di rendersi conto di come il corpo di suo fratello creava ombra contro il pavimento della sua cella.

Quanto era passato da quando lo aveva visto di nuovo?
Un giorno intero, ma gli erano sembrati pochi minuti.

"Non ti stanchi mai di venire qui?"

Loki gli si avvicinò mettendo le mani dietro la schiena. La ferita aveva iniziato a bruciargli, non sapeva da quanto, bruciava e basta.

"Ti avevo detto che sarei tornato."

Il Dio ispirò profondamente dal naso.

"Allora prego, accomodati. Mi hai colto di sorpresa, non sapevo venissi. Non ho pastìccini e tè da offrirti. Ah e scusa per il disordine."

Poco dopo aver pronunciato quelle parole, il campo di forza che come sempre li separava si dissolse. La consapevolezza di poter essere libero abbracciò Loki con talmente tanto affetto che sentì quasi le lacrime agli occhi. La luce calda che aveva odiato contro le pareti immacolate della cella finalmente non c'era più.

"Prima cosa, odio il tè."

Le sopracciglia scure di Loki si aggrottarono e represse con tutte le sue forze il sorriso che premeva sulla sua bocca.

"E seconda cosa, muoviti e portare il tuo culo fuori da questa prigione prima che cambi idea."

"Ti sei forse bevuto il cervello?"

Quasi urlò rimanendo nella sua zona comfort.
Loki si chiese il motivo per cui stesse facendo tanto il sostenuto. Era libero, non ci sarebbe stato più nulla a frapporsi fra lui e la sua libertà sebbene fosse certo che questa grazia gli sarebbe stata concessa per poco.

"Sei sicuro di non aver battuto la testa prima di venire qui?"

"Nessuna botta in testa. Anche la mia pazienza ha un limite e se devo starmene con le mani in mano a vedere Asgard venire inghiottita da una delle cose peggiori che ci siano a questo mondo, almeno potrò farlo con la consapevolezza di aver lottato per fare in modo che non accadesse."

Beauty and the Beast || Loki Laufeyson Where stories live. Discover now