Capitolo 34 - Fuochi d'artificio

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𝘗𝘪𝘰𝘷𝘦 𝘴𝘶𝘪 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘪 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘪
𝘴𝘪𝘭𝘷𝘢𝘯𝘪,
𝘱𝘪𝘰𝘷𝘦 𝘴𝘶 𝘭𝘦 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘦 𝘮𝘢𝘯𝘪
𝘪𝘨𝘯𝘶𝘥𝘦,
𝘴𝘶 𝘪 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘪 𝘷𝘦𝘴𝘵𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪
𝘭𝘦𝘨𝘨𝘦𝘳𝘪,
𝘴𝘶 𝘪 𝘧𝘳𝘦𝘴𝘤𝘩𝘪 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘪𝘦𝘳
𝘤𝘩𝘦 𝘭'𝘢𝘯𝘪𝘮𝘢 𝘴𝘤𝘩𝘪𝘶𝘥𝘦
𝘯𝘰𝘷𝘦𝘭𝘭𝘢,
𝘴𝘶 𝘭𝘢 𝘧𝘢𝘷𝘰𝘭𝘢 𝘣𝘦𝘭𝘭𝘢
𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘦𝘳𝘪
𝘵'𝘪𝘭𝘭𝘶𝘴𝘦, 𝘤𝘩𝘦 𝘰𝘨𝘨𝘪 𝘮'𝘪𝘭𝘭𝘶𝘥𝘦

𝘓𝘢 𝘱𝘪𝘰𝘨𝘨𝘪𝘢 𝘯𝘦𝘭 𝘱𝘪𝘯𝘦𝘵𝘰 - 𝘋'𝘈𝘯𝘯𝘶𝘯𝘻𝘪𝘰

❖ ❖ ❖ ❖

~ Lydia ~

"...Tu sei quella minaccia, Lydia."

Rimasi immobile. Dalla mia bocca non veniva fuori alcun tipo di suono. Le mie labbra serrate fecero capire a Sif che la nostra conversazione era finita lì.
Non avevo intenzione di distruggere niente di tutto quello che le stesse a cuore. Non volevo arrecare del male a nessuno e, dietro tutta questa faccenda, riuscii a scorgere anche un minimo di amara ironia: Io che tanto volevo far ritorno a casa, che ero stata obbligata a fare quello che stavo facendo, venivo accusata di essere un pericolo per tutto il regno. Riusciva ad essere divertente nella sua ridicolezza.

Sif rimase in silenzio e io iniziai a torturarmi le dita.

Avrei voluto dirle che non c'era niente da temere, niente che potesse andare contro qualcosa che la riguardasse, ma avevo la sensazione che aprire bocca avrebbe solo peggiorato le cose.

La sua testa si levò leggermente in aria ad osservare il cielo. Io mi strinsi ancora di più in quella leggera camicia e distolsi lo sguardo da lei.

"Si sta facendo veramente tardi..."

Disse infine e io riuscii a scorgere la luce in fondo al tunnel. Sapevo, sapevo che era terribile anche solo pensarla una cosa del genere, ma quando ero con lei non riuscivo ad essere tranquilla in nessun modo e il fatto che, finalmente, stesse andando via, mi fece tirare un sospiro di sollievo. Quando voleva, Sif sapeva essere più oppressiva di un corsetto.

"...meglio che vada. Buonanotte Lydia."

Mi salutò cordialmente. Mi accorsi che mi stava guardando con la punta dell'occhio ma non mi sprecai a ricambiare il suo sguardo. Le diedi la buonanotte e poi mi concentrai sul suono dei suoi passi sempre più distanti. Era fatta. Ero libera. Avevamo fatto quella passeggiata per farmi rilassare e addormentare facilmente e alla fine il sonno non era sopraggiunto, sebbene fosse accaduto di tutto.
Sospirai in maniera quasi liberatoria e mi sedetti a peso morto sull'erbetta fresca. Ed eccolo che arrivava nuovamente, uno di quei momenti in cui sentivo la mancanza di casa. Un brivido mi percorse la schiena e mi portò a chiudermi a riccio abbracciandomi le gambe. Il cielo precedentemente terso, iniziò a riempirsi di nuvole, coprendo tutte le stelle che stavo ammirando intensamente con l'intenzione di individuare qualche costellazione. Avevo iniziato a farlo anche per non pensare a New York e a quanto avrei voluto passare del tempo con i miei genitori. Non avevo intenzione di piangere a causa della malinconia e distrarmi sarebbe stata l'opzione migliore.

Beauty and the Beast || Loki Laufeyson Where stories live. Discover now