Capitolo 55 - Una realtà

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~ Lydia ~

Che fossi piccola o che stessi crescendo, avevo sempre saputo che una certezza eterna nella mia vita sarebbe stata la paura del buio. Il buio che ti divora, che ti stringe nel suo abbraccio e ti fa capire che prima o poi resterai sola con lui.
Il buio che ti fa ancora più terrore quando, l'unica cosa che riesci a distinguere, sono piccoli frammenti di ciò che ti sta accadendo.
Quando i miei occhi decidevano per me che cosa fosse giusto che guardassi e che cosa no. Ma non volevo saperne più nulla. Le consapevolezze che avevo in quel momento non erano altro che una somma distorta di fuggenti sensazioni che costruivano solo una parte della realtà attorno a me. Una realtà composta dal dolore, dalla consapevolezza che il mio corpo lo stesse trascinando qualcuno al posto mio e le rapide visioni di un luogo buio.
Un uomo pallido e dai capelli neri, pieno di segni su tutto il corpo che veniva svestito, lavato e sbattuto su una sedia.

Ma non ero sicura di ciò che avevo visto e non lo fui finché non aprii totalmente gli occhi.
Gli studi di psicologia portati avanti negli ultimi anni, mi avevano insegnato a non fidarmi mai ciecamente di me stessa, soprattutto in seguito ad un evento traumatico o che in qualche modo mi aveva segnata.
E io in quel momento, non capendo nemmeno dove fossi, ero sola, incapace di dare retta anche alla mia coscienza.

Quando aprii gli occhi, sentii la testa pesante come un macigno. Un dolore forte e acuto mi attraversò le tempie costringendomi a roteare gli occhi verso l'alto e a trattenere un forte senso di nausea che aveva iniziato ad impossessarsi della mia gola.

Ero immobilizzata.

Le braccia indolenzite e addormentate mi fecero capire di essere stata legata senza che fosse necessario compiere alcun tipo di movimento.
E l'odore...

Dio.

L'odore di sangue incrostato e sudiciume aleggiava attorno a me senza darmi un attimo di tregua.

Dove fossi capitata non lo sapevo nemmeno io.
Sentivo la stanchezza sulle spalle e la testa girare vorticosamente ma nessuna delle sensazioni orribili che stavo provando in quel momento fu in grado di riportarmi sul pianeta terra, fatta eccezione della luce abbagliante che mi venne puntata davanti agli occhi.

Solo in quel momento mi misi dritta e cercai di capire realmente che cosa stesse succedendo, abbandonando la presunzione di starci provando con il minimo sforzo solo perché non volevo sapere.

"È sveglia."

Il mio occhio venne aperto brutalmente. Ancora quella luce bianca a riempire il nero che avevo distinto fino a quel momento.

"No."

Aggrottai le sopracciglia.
Un getto d'acqua forte e doloroso mi colpì la faccia.
Trattenni il respiro.
Il cuore mi prese a battere forte nel petto.
Non respiro.
Non respiro.

Spostai la testa di lato.
Il getto d'acqua che dalla faccia passò al collo riproduceva un rumore simile ad una cascata e d'improvviso si interruppe. Ogni schizzo era come un pugno sulla pelle.
Tossii con tutta la forza che avevo quasi per vomitare un qualcosa che si stava annidando dentro di me.

"Ora è sveglia."

Puntai gli occhi verso l'alto sentendo una fitta tremenda alla testa. Walter lasciò cadere malamente sul pavimento il tubo dell'acqua e si passò una mano sul viso distrattamente.
Non aprii bocca perché non ebbi il coraggio di farlo.
Tutto ciò che provavo in quel momento era un inesorabile senso di vuoto nel petto e nello stomaco, accompagnato dal freddo che mi passava attraverso le vene e che mi dava la sensazione di poter ghiacciare da un momento all'altro.

Beauty and the Beast || Loki Laufeyson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora