15. L'ORA DI GINNASTICA

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L'ora peggiore di tutte. Il momento in cui le regole smettono di esistere e ognuno deve pensare a se stesso. La terribile ora di ginnastica. C'è qualcosa di peggio per una ragazza che non riesce neppure a fare una capriola? Beh, il mio cuore le sa fare –e anche spesso- ma questo non influisce sul voto finale.

-Adoro la ginnastica- affermò Sarah, al mio fianco, i capelli raccolti in una coda. Notai che sull'elastico faceva bella mostra la testa di leoncino. Sperai che non avesse decapitato nessun peluche.

-Certo, tu adori osservare le lotte tra maschi alpha e le liti tra cheerleader- borbottai, passandomi una mano tra i capelli. Mi chiesi se non dovessi confidarmi con lei, se non le dovessi raccontare la verità sulla tomba con le date sbagliate... avrei perfino potuto dirle di Algol, di come quel temporale improvviso avesse modificato il nostro precario rapporto. Non lo feci. -Potresti anche assistere a una rissa- continuai con tono sarcastico, perché era più semplice essere ironica.

Sarah soffocò a stento una risatina e il suo sguardo scintillò. Divertimento? Curiosità? Sadico piacere? Impossibile dirlo.

-Speriamo che finisca presto- mormorai, ruotando la testa per lanciare uno sguardo alla palestra.

-Non troppo... tua sorella è nervosa o sbaglio?-

Mi morsi la lingua prima di correggerla. Sorellastra. –Dici?- lanciai uno sguardo verso Anne, che se ne stava seduta su una panchina, gli occhi che rispecchiavano il colore plumbeo del cielo. Occhi che preannunciavano tempesta. Non era solo nervosa, no, era furiosa. Non dovetti interrogarmi troppo sul perché. Algol era appoggiato al muro, le braccia conserte, le caviglie incrociate, i capelli scuri sugli occhi. Stava parlando con Mark, un ragazzo alto e con i capelli castani, che in confronto a lui sembrava incredibilmente insignificante. La cosa però degna di nota era che non concedeva neppure uno sguardo ad Anne.

-Non è innamorato di lei- continuò Sarah.

-Non lo so- sussurrai, il cuore che minacciava di esplodermi. Non potevo illudermi, non volevo credere qualcosa che probabilmente non era vero. Algol non era nulla per me. Scacciai le sue parole, che rimbombavano nella mia mente. –Che ne dici di fare una partita di volano?- proposi.

Sarah storse leggermente il naso, palesemente indecisa se continuare a punzecchiarmi o cedere.

-Decido io per te- la precedetti. Non attesi la risposta che stava per uscire dalle sue labbra, ma mi diressi verso il grande armadio metallico. Mr Blake, il burbero insegnante di ginnastica, permetteva normalmente agli studenti di dedicarsi alle attività che preferivano, purché lo lasciassero leggere il giornale. Io e Sarah spesso ci dedicavamo al volano. Afferrai la maniglia e l'abbassai, o meglio, ci provai, perché la maniglia oppose una strenua resistenza, lasciandomi perplessa. Era chiusa a chiave? Ritentai. Nulla, non si abbassava neppure di un centimetro. Avrei dovuto... una mano si posò sulla mia, trasmettendomi un brivido.

-È dura- commentò e avrei potuto giurare, anche se non potevo vederlo, che Algol stava sorridendo –bisogna usare la forza- e la spinse giù, stringendo la mia mano nel farlo. Esplosioni calde sotto la mia pelle. Le ginocchia mi tremarono, ma io sforzai di mantenere la calma, nonostante il battito furioso del mio cuore rimbombasse in tutto il mio corpo. –Così- e la maniglia si abbassò sotto la nostra pressione –visto? Ogni tanto basta solo un aiuto- l'anta si aprì con un forte cigolio.

-Perché lo fai?- mi sfuggì dalle labbra, prima che potessi controllarmi. Mi resi immediatamente conto che erano le parole sbagliate. Un brivido mi scosse completamente, artigli gelidi nella mia anima. Una sensazione senza nome, atavica, che aveva percorso i secoli.

-Non posso aiutarti?- sembrava sorpreso, ma sapevo che non era così. Algol stava recitando e la cosa lo divertiva. Non faceva mai nulla senza un motivo.

-Stai cercando di portare a termine il tuo contorto piano?- abbassai la voce -Vuoi farmi innamorare?- chiesi. L'amore era un inganno, lo aveva detto lui stesso.

-Forse... chi può dirlo- replicò lui, la voce bassa e sensuale.

Sfilai rapidamente la mia mano da sotto la sua. Fu come finire in una vasca piena di ghiaccio. Presi il volano, abbandonato su uno dei ripiani. Sapevo che gli occhi di Algol erano su di me, che non mi lasciavano neppure per un istante. Mi sforzai di proseguire, un passo davanti all'altro, il cuore che martellava nel petto. Algol era il mio tormento, eppure se non ci fosse stato... mi sarei sentita vuota.

-Anne ti sta letteralmente fulminando con lo sguardo- commentò Sarah quando fui abbastanza vicina.

Evitai di voltarmi verso la mia sorellastra. –Su, giochiamo- dovevo dimenticare Algol, lo dovevo scacciare dai miei pensieri. Allora perché ero certa che non ci sarei riuscita?

-Sono esausta- commentò Sarah, uscendo dallo spogliatoio, lo zaino in spalla, la giacca rosa chiusa fino in cima –e devo ancora scrivere il capitolo di oggi- si portò una mano davanti alla bocca, per mascherare uno sbadiglio

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-Sono esausta- commentò Sarah, uscendo dallo spogliatoio, lo zaino in spalla, la giacca rosa chiusa fino in cima –e devo ancora scrivere il capitolo di oggi- si portò una mano davanti alla bocca, per mascherare uno sbadiglio.

-Se oggi non pubblichi non succederà nulla- mormorai, persa nei miei pensieri. Percorremmo lentamente il lungo corridoio.

-Oh, ma questo è il capitolo migliore! Harry dichiara tutto il suo amore- esclamò, con voce quasi indignata.

-Allora non puoi proprio... no! Ho dimenticato la borsa da ginnastica nello spogliatoio!- mi ricordai, fermandomi –Devo andare a prenderlo-

-Ehm, vuoi che ti aspetti?- chiese Sarah. La osservai un attimo. Il suo viso trasmetteva la stanchezza ed ero certa che non avesse voglia di aspettare.

-Non importa- sollevai un angolo della bocca –hai il capitolo da scrivere- le feci l'occhiolino.

-Grazie- e mi buttò le braccia al collo, stringendomi con forza a sé. Restai rigida per un attimo, prima di costringermi ad abbracciarla a mia volta. Unghie che graffiavano la mia anima. Non dovevo fidarmi delle persone. Ricacciai indietro quel cupo pensiero. Di Sarah potevo fidarmi. Lasciai che sciogliesse l'abbraccio. –Ci vediamo domani?-

-Certo- mi tirai indietro, stranamente felice di essere libera da quella stretta. Mi sentivo un mostro per questo. Perché non riuscivo a fidarmi? Posai lo sguardo su Sarah che si allontanava, poi mi costrinsi a voltarmi. Mi diressi verso lo spogliatoio. E fu proprio quando stavo per entrare che sentii una frase capace di farmi gelare il sangue nelle vene.

-Sai quello che dobbiamo fare-


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa starà per succedere?
Questo capitolo è un po' più breve del solito, ma spero che vi sia piaciuto comunque.

A presto

Baciami, poi ti spiego (a Cinderella story)Where stories live. Discover now