47. IL DEBUTTO

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La sala era piena di gente. Lo potevo vedere anche stando nascosta in cima alle scale. Il mio cuore fece un balzo. Avevo le ginocchia che sembravano fatte di ghiaccio.

-Pronta per il debutto?-

Sobbalzai, sorpresa e per poco non caddi di sotto.

-Non volevo spaventarti- disse mia madre. Incontrai il suo sguardo sorridente. Sorridere con gli occhi... lei sì che ne era capace, senza neppure muovere le labbra velate dal rossetto rosa.

-Non mi hai spaventato... cioè, oggi sono proprio tesissima-

-Il debutto in società- sospirò -lo ricordo come se fosse stato ieri, sono cose che non si dimenticano-

-Lo immagino... farò un disastro, ne sono certa, come minimo inciamperò lungo la scalinata e finirò sul tavolo del rinfresco-

-Non succederà nulla di simile- mi rassicurò mia madre, chiaramente divertita -e poi anche se succedesse... sei l'erede al trono! Nessuno oserà dirti nulla!- le ultime parole mi sembrarono più un tentativo d'incoraggiarmi, ma le fui comunque grata.

-Ci andrò- decisi.

Scesi le scale avvolta in un silenzio carico di aspettative. Perfino la musica si fermò. Salutai, ringraziai, feci tutto quello che dovevo fare, simile a un automa.

Alla fine presi posto a un divanetto che aveva di fronte un basso tavolino. Subito un gruppetto venne ad accomodarsi di fronte a me. Sorrisi. Le api che ronzano intorno alla regina. La corte non era quindi troppo diversa dal liceo.

Una ragazza bionda, con un abito pieno di brillantini -doveva essere figlia di un conte, se ricordavo bene- mi sorrise. -Come stai bene!- esclamò, lo sguardo scintillante di... sbagliavo o vedevo l'invidia? No, probabilmente non sbagliavo.

-Ehm, grazie- le risposi, cercando di mantenere un'espressione imperturbabile. Avevo bisogno di aiuto. In quel momento avrei voluto che mia madre mi fosse vicina, lei sapeva come gestire quelle situazioni al limite della follia.

-Oh, povera cara- intervenne un'altra, una signora dai capelli scuri e con il naso storto -deve essere stato difficile andare in un liceo comune-

-Beh, veramente... -

La terza però mi precedette. Se non volevano sentirmi parlare avevano solo da andare a sedersi da un'altra parte. -E con tutte quelle sparizioni!- gemette e temetti quasi che fosse sul punto di svenire -Ho sentito che oggi hanno arrestato un sospettato- dichiarò giocherellando con una ciocca di ricci capelli neri.

Il respiro mi s'incastrò in gola. -Un sospettato?- chiesi, la voce esile. Il pensiero volò ad Algol e se...

-Vi state divertendo, bellezze?-

La sua voce fu ghiaccio e fuoco nello stesso istante. Mi voltai verso di lui, con un'urgenza che per poco non mi fece sentir male. Algol incurvò le labbra, incrociando il mio sguardo e agganciandolo al suo. La camicia bianca e i pantaloni neri gli stavano benissimo. Ingoiai la voglia di correre a stringerlo tra le braccia.

-Oh, Algol!- esclamò la ragazza bionda, sbattendo le ciglia finte. Già la odiavo! Okay, sì, ero gelosa. -Perché non ti siedi qua?- indicò la poltroncina al suo fianco.

Algol non le rispose, ma si lasciò cadere al mio fianco, con noncuranza, quasi fosse un posto come qualsiasi altro.

-Anche tu sei andato a quel liceo- intervenne la ragazza riccia.

-Grande disgrazia- rispose.

-Conoscevi il ragazzo che hanno arrestato?- chiese la bionda. Se continuava a sbattere così le palpebre presto le ciglia le si sarebbero staccate. La cosa però non mi sarebbe dispiaciuta.

Baciami, poi ti spiego (a Cinderella story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora