44. IL PASSATO BUSSA ALLA PORTA

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L'espressione con cui Susan ci aprì la porta, beh, annunciò guai. Un brivido gelido mi percorse la schiena prima che lei desse forma alle parole.

-C'è una persona per te- dichiarò lapidaria, lo sguardo aguzzo su di me.

Mio padre. Il pensiero mi scosse. Era per questo che non si trovava alla festa di diploma? Come avrei potuto affrontarlo? Algol mi afferrò per un braccio, come se non fosse certo che riuscissi a reggermi in piedi. Forse aveva ragione, perché le gambe cominciarono subito a tremarmi. –Andiamo- m'incoraggiò, la voce decisa –questa è una di quelle situazioni che bisogna affrontare di petto-

Aveva ragione, anche se era difficile. Avanzai, il cuore e le gambe traballanti. E la vidi.

Mia madre se ne stava in piedi in mezzo alla sala, il portamento regale. Qualcosa passò nello sguardo di Algol non appena la vide e per un attimo la sua maschera da duro si crepò. Fu solo un attimo, in cui vidi qualcosa che non avrei mai pensato di vedere in lui: paura. Non ascoltai la sua muta e involontaria richiesta: vattene. Non potevo semplicemente farlo, il mio passato era in quella stanza. La madre che avevo sognato per anni era lì, non mi sarei semplicemente voltata.

-Sherazade- esclamò, la voce che le tremava per l'emozione. Fece un passo verso di me, le braccia tese. Io non riuscii a muovermi. Lei, vedendo il mio indugio, lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. –Avrei dovuto tornare prima... ti sei tinta i capelli di viola?-

-Perché mi hai lasciata?- chiesi, un groppo in gola. Non era facile per me porre quella domanda, perché non sarebbe stato semplice ascoltare la risposta.

-Mio fratello se n'è andato, così il trono è rimasto vagante, qualcuno doveva occuparlo-

Non c'era stata nessuna costrizione quindi? Semplicemente mia madre aveva deciso di lasciarmi per diventare regina. Ingoia la rabbia. Era inutile arrabbiarsi, non sarebbe servito a nulla.

-Tuo padre ha giurato che si sarebbe occupato di te, mi ha detto che stavi bene, che eri contenta delle tue nuove sorelle-

-Sorellastre- mi affrettai a correggerla.

Lei annuì lentamente, i capelli che le ricadevano sulle spalle. Mi assomigliava così tanto che era come guardarsi allo specchio. –Credevo che fosse meglio tenerti lontana da corte-

-In effetti la corte è un luogo piuttosto pericoloso- intervenne Algol, sghignazzando –non si sa mai chi si potrebbe incontrare-

Mia madre alzò la testa e fulminò Algol con due occhi carichi di rabbia e di odio. –Non ti ho dato il permesso di parlare-

-Questa è casa mia, faccio quello del voglio- controbatté lui.

-Sei proprio come tuo padre-

Lo sguardo di Algol s'incupì. Il cambiamento fu così veloce, così come il ritorno alla normalità, che non fui certa che mia madre se ne fosse accorta. Provai comunque un certo fastidio per il fatto che lei si rivolgesse ad Algol in quel modo. In fondo lui mi era stato vicino. Era però solo quello il motivo? Ripensai ai baci che ci eravamo scambiati, a quel nostro avvicinarci e respingerci, come se fossimo dei magneti che non avevano ancora deciso quale fosse il loro polo. Algol, in qualsiasi caso, era ormai una parte importante di me.

-Perché non vieni con me a palazzo?- chiese mia madre, lasciandomi sorpresa.

Non ero pronta, non in quel momento. –Io... ehm... io... -

-Posso parlarti in privato?- la voce di Algol seppe scuotermi completamente. Come un bacio un po' rude. Sentii il cuore rispondergli aumentando il battito. Perché il corpo mi tradiva sempre?

-Non credo sia il caso- disse mia madre.

-Sì- mi affrettai a dichiarare. Avevo bisogno di parlare con Algol, avevo bisogno di parlare con lui. Il respiro quasi mi mancava. Ciò che mi si srotolava davanti era un ventaglio di possibilità. Perché mi dovevo sempre trovare nei guai? Ero perseguitata dalla sfortuna! Mi affrettai a seguire Algol, prima che mia madre dicesse qualcosa. Mi condusse fino a un salottino. Non appena fui entrata lui chiuse la porta dietro di sé e si abbandonò contro di essa. Lasciai scivolare lo sguardo nella stanza. C'erano un paio di divani che sembravano usciti dalla reggia di Versailles e un tavolino che poteva essere appartenuto a Maria Antonietta in persona.

-Devi andare-

-Cosa?- mi voltai verso di lui, sorpresa. Non potevo credere alle sue parole.

-Dovresti andare- mi disse, lo sguardo fisso nel mio. Uno sguardo che m'incatenava.

-No!- esplosi. La mia voce rimbombò tra le pareti. –Non posso, io non posso... -

-Perché? Tu non hai nulla qua- disse. La spietata verità mi rimbalzò davanti, graffiandomi e lasciandomi lividi scuri. Io non avevo niente, certo. Non avevo neppure lui, per quanto mi potessi illudere del contrario.

Rimasi in silenzio. Non riuscivo neppure ad aprire le labbra, come se fossero cucite. Avrei voluto dirgli che avevo lui, che a me bastava, che avevo imparato ad amarlo, nonostante tutto, che lo avrei amato fino alla fine dei giorni. Perché la luce può amare l'ombra fino alla follia. Invece restai in silenzio. Come potevo parlare?

-Vai a palazzo, lì sarai felice- distolse lo sguardo, come se gli costasse troppo guardarmi.

-Non mi vuoi qui?- gli chiesi in un soffio.

-Perché dovrei volerti?- il modo in cui lo disse, beh, mi scheggiò il cuore. No, anzi, lo fece in mille pezzi. –L'ombra e la luce non possono stare insieme senza ferirsi-

Barcollai, come se mi avesse colpita per davvero. Come potevo sopportare quelle parole? Come potevo vivere dopo averle sentite?

-Mi dispiace, Sher, questa storia non può continuare-

Sentii le ginocchia cedermi. Ero ferita, lacrime di sangue che mi correvano lungo il cuore. E poi le sentii. Le braccia di Algol che mi avvolgevano, sostenendomi, lasciandomi affondare nel suo petto, nella sua essenza. Mi abbandonai a quell'abbraccio, appoggiando la fronte contro la sua spalla. Compresi che Algol non mi stava abbandonando, stava scegliendo ciò che credeva essere meglio per me. Era folle, sbagliato, incredibile. Lasciai che mi baciasse. Baci leggeri come farfalle, che mi confondeva e mi rubavano la volontà.

Quando Algol si staccò avevo le labbra doloranti per i troppi baci e le guance bagnate di lacrime.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate dei nuovi sviluppi?

A presto

Baciami, poi ti spiego (a Cinderella story)Where stories live. Discover now