48. UNA FUGA DALLA REALTÁ

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Un paio di giorni dopo ci fu un ricevimento serale. Jake mi aveva messa in guardia riguardo alla vita di corte.

-Bisogna stare attenti, le persone qua non vedono l'ora di ottenere favori-

-Lo terrò a mente-

Il ricevimento era iniziato da appena mezz'ora e io già mi stavo annoiando. Penny mi aveva invitata alla sua festa di compleanno, ma non c'era stato modo di convincere mia madre a lasciarmi andare. Mi allontanai con discrezione, uscendo su uno dei balconi. Mi appoggiai alla ringhiera, osservando il cielo scuro. Un cielo che faceva sognare, pieno di stelle.

E poi sentii qualcuno che mi cingeva dolcemente le spalle. Trasalii, sorpresa, ma quando mi voltai sapevo già chi avrei visto e il mio cuore batteva forte.

-Non dirmi che non pensavi che sarei venuto- mi provocò Algol, un filo di voce.

-Non so- giocai -tutto con te è imprevedibile-

Algol questa volta non mi rispose, mi trasse a sé e mi baciò. Uno dei suoi soliti baci, capace di scuotere ogni frammento della mia anima.

Ci staccammo con grande fatica. Era difficile stare lontana da lui. Era quasi doloroso. Non avevo mai provato nulla di simile. Deglutii, il cuore sobbalzante in gola. Per lui non avevo esitato a mettermi contro mio padre. Tirai fuori una parte di me che non conoscevo, che non riuscivo a riconoscere, ma che sentivo viva in me.

-A proposito, c'è una cosa che ti devo chiedere- sussurrò Algol, le parole vellutate e tentatrici.

Un brivido gelido. -Perché la cosa non mi piace... - mormorai, sarcastica.

-Perché sei sempre sospettosa- strizzò l'occhio.

-Dimmi- sospirai, fingendomi stufa.

-Mi serve un pegno della mia dama- disse Algol, le labbra piegate in un sorriso -per la mia prossima gara di moto-

-Un pegno? Come nei tornei dei cavalieri?- domandai, sorpresa.

-Beh, io il cavallo ce l'ho, anzi, la mia moto ha ben più di un cavallo-

Le mie labbra si piegarono automaticamente alla sua battuta. -Scherzi sempre, vero?-

-Certo che scherzo sempre, è la mia natura- si strinse nelle spalle.

-Non saprei proprio cosa darti- ammisi, sentendomi stranamente agitata. Era una cosa importante? Sì, era importante, per cui il mio pegno doveva essere speciale. Mi bloccai. Sapevo già cos'avrei dovuto dargli. Mi sfilai il nastrino nero che portavo sempre al collo, sotto lo sguardo sorpreso di Algol. I suoi occhi brillavano di mille sentimenti che non riuscii a identificare.

-Non devi darmi la tua collana- sussurrò -non sei costretta a farlo-

-Voglio- lo corressi.

Lui annuì lentamente, lo sguardo bruciante puntato sulle mie mani che tenevano il prezioso tesoro. Allungò le sue e me lo sfilò di mano con dolcezza, come se fosse la cosa più importante del modo. -Starò attento- promise.

Annuii e gli sorrisi. -Lo so che starai attento-

Algol si fece passare la mia collana sulla testa, poi se la sistemò al collo. -Vincerò certamente-

-Stai attento e sii prudente- gli dissi.

-Starò prudente, non devi temere-

Lo speravo veramente. -Vorrei poter assistere- ammisi.

-Non voglio che tu ti metta nei guai con tua madre- disse, tirandomi indietro una ciocca di capelli.

-Perché lo fai? Perché corri?- chiesi in un soffio -Non hai mai pensato che sia pericoloso?-

Il suo sguardo si addolcì. -Io non ne posso fare a meno, mi sento vivo solo su una moto, solo con l'aria che schiaffeggia il viso, solo sull'orlo del precipizio... è una cosa strana... è come quando sto con te-

Lo fissai sorpresa. Con me?

-Io mi sento vivo e tutto il dolore finalmente scompare-

-Davvero?- indagai, non sapendo cosa dire.

-Sì, beh, non posso spiegare tutto a parole- sospirò -però voglio proporti una cosa?-

-Cosa?-

-Rubiamo un momento alla realtà- sussurrò Algol, lo sguardo complice.

-Un momento alla realtà?- gli domandai, sorridendo. Perché sorridevo sempre quando c'era lui?

-Sì, solo un momento... fuggiamo, in un regno fatto di fiori, stelle e incantesimi- continuò.

-Sembra molto bello- ammisi, pensando a come sarebbe stato divertente fuggire da tutto quello. Avevo desiderato tantissimo un luogo che potessi chiamare casa, un posto in cui sarei stata finalmente felice... e ora comprendevo che non era questa la felicità. Io non ero felice ora. -Eppure è tanto bello quanto falso, non so se sia reale-

-Importa forse qualcosa? Io voglio stare con te- la voce era bassa, determinata -Voglio essere la tua spina nel fianco per il resto dei tuoi giorni-

-Miei? Perché devono essere per forza miei?- chiesi, ironica.

-Nostri, allora-

Mi sfuggì un sorriso. -Portami via, spina nel fianco-

-Non desidero altro-

Percorremmo le strade, illuminate dalla luce artificiale dei lampioni, che rendeva i capelli di Algol meno neri. Mi godetti la sensazione del suo braccio che stringeva i miei fianchi. Era dolce, amorevole, un piacere strisciante, che m'invadeva dalla testa ai piedi.

-Sei certa di voler andare alla festa?- mi chiese Algol, le labbra che sfioravano il lobo del mio orecchio.

-Voglio solo salutare Penny, poi... beh, in giro si dice che abiti in una casa enorme- scherzai -potremmo trovare un luogo dove rifugiarci- gli lanciai uno sguardo e il cuore trasalì vedendo il suo sorriso. Un sorriso che gli raggiunse gli occhi, creando piccoli sentieri sulla sua pelle. Finalmente un sorriso vero.

-Non mi dire che desideri nasconderti in qualche rifugio della mia infanzia?-

-Perché no? La vita di palazzo è bellissima, ma... a volte è pesante, molto pesante- ammisi.

Algol non commentò, ma la luce che brillava nei suoi occhi viola mi rassicurò.

-Avrei voluto fare una torta per Penny- ammisi -ma non mi fanno neppure avvicinare ai fornelli... la futura regina non deve dedicarsi a queste cose-

-Oh, non lo sai che le future regine non possono cucinare? Porterebbe molto male- esclamò, ironico.

Aprii le labbra per dirgli che amavo cucinare, ma non ci riuscii. Non potevo semplicemente farlo. La cucina era la passione di Merce. E cos'era allora la mia passione? Quei disegni che tracciavo con difficoltà?

Algol parve comprendere il mio disagio, quindi buttò indietro la testa.

-La maggior parte delle persone alza la testa e vede solo un insieme di punti luminosi, la gente come noi guarda le stelle e vede altri mondi, luoghi mai visti prima, storie che devono ancora essere raccontate- Algol pronunciava queste parole con entusiasmo.

-Se inizi a parlare anche di amore devo iniziare pensare che sei pazzo?- domandai, ironica.

Algol rise. -Sì, forse- mi assecondò.

E continuammo a camminare, avvolti solo dal dolce profumo della notte e dalla sua silenziosa melodia.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Che ne pensate di questo capitolo?

A presto

Baciami, poi ti spiego (a Cinderella story)Where stories live. Discover now