27. IL CAMPEGGIO

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I giorni successivi trascorsero in modo confuso. Beh, una cosa normale se si aveva a che fare con Algol. Passammo la settimana a sfiorarci, senza mai incontrarci davvero. Il ricordo dei nostri baci era bruciante. Non solo bruciante... mi faceva impazzire. E poi ci trovammo.

-Non possiamo farci vedere... Anne mi farebbe a pezzi se ci scoprisse... - gli sussurrai. Eravamo nascosti sotto i gradoni degli spalti del campo di football. In lontananza si sentiva il rumore di una palla che sbatteva a terra.

-Vieni a vivere da me- sussurrò Algol, il viso imperturbabile.

La proposta mi sorprese. -Non posso- biascicai. La sua mano, che mi sfiorava il braccio, mi trasmetteva un senso di calore e stordimento.

-Hai diciotto anni, sei maggiorenne- mi ricordò.

-Non posso comunque... se mio padre... - la voce mi morì in gola.

-Tuo padre non ha nessun rispetto di te... scegli me- dichiarò, la voce ferma come acciaio.

Scegli me. Le due parole rimbombarono nella mia mente. Ripensai al bambino che mi porgeva la mano. Era sempre la stessa storia, dovevo fidarmi di lui... ma come potevo?

Lo sguardo di Algol si fece scuro. -Non mi sceglierai- le parole erano cariche di dolore.

-Non è questo- tentai. Come potevo spiegargli tutto ciò che provavo? Sentii il mondo esplodere dentro di me. Io non potevo andare a vivere da lui, anche se avrei voluto.

-Non è mai questo- gemette Algol, lo sguardo lampeggiante rabbia e qualcosa che non riuscii a comprendere subito.

-Mi dispiace- sentivo gli occhi bruciarmi. Cosa potevo fare? Algol mi afferrò per la vita. Sentii il mio corpo tendersi e le labbra bruciare. Mi avrebbe baciata? Avrebbe... e semplicemente si voltò e se ne andò, lasciandomi avvolta in un mantello di solitudine.

Ero scossa per la discussione con Algol

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Ero scossa per la discussione con Algol. Quando arrivai a casa Megan mi comunicò che quel fine settimana sarebbe andata a trovare mio padre. Naturalmente ci sarebbe andata da sola. Non le era neppure passato per la mente che avrei voluto vederlo.

Dovevo fare qualcosa, così decisi di ripulire la cucina. Delle voci arrivavano dal salotto. Anne parlava alla madre del campeggio che avrebbe organizzato per il weekend, la voce carica di gioia. Beata lei che era capace d'entusiasmo. Sbuffai stancamente, allungandomi per tirare giù la pasta dalla credenza. Almeno mi sarei goduta due giorni di tranquillità.

-Sarà un weekend divertente! E ci sarà anche Algol- 

La mano, stretta intorno alla scatola, perse la presa, e un attimo dopo cadde a terra con un tonfo. Non che la cosa mi colpisse. Io stavo pensando a quello che aveva detto Anne. Lei e Algol. Un weekend romantico. Fissai senza provare nulla gli spaghetti rovesciati a terra, prima di fermarmi e rimettergli velocemente nella scatola.

Baciami, poi ti spiego (a Cinderella story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora