55. ALLA RICERCA DI UN CONFRONTO

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I giorni seguenti passarono lentamente e confusamente. Ci misi parecchio tempo a riprendermi, ma la cosa peggiore non era il mio malessere fisico, ma il senso di abbandono che mi stringeva completamente, stritolandomi il cuore. Algol. Sentivo la sua assenza come un macigno che mi schiacciava il petto. Era come se all'improvviso mi mancasse l'aria per respirare. Come se il mondo intero mi fosse crollato in testa e io cercassi di scivolare fuori dalle macerie. Non importava nulla tranne che lui. Ripensai ad Algol. Algol che sorrideva caustico, Algol a lezione, che voleva sempre l'ultima parola, Algol che mi baciava, passionale e capace di farmi tremare. Non potevo vivere così, non potevo stare senza di lui.

Era quello l'orribile momento in cui comprendi che lui non tornerà, in cui sai che è finita per sempre. Come descriverlo? Come raccontare qualcosa che non conosce la parola? Il senso di vuoto e di smarrimento che ti soffoca?

E alla fine tornavo sempre a parlare di lui. Era la mia ossessione, la ferita che continua a fare male nonostante tutto. Ogni strada, ogni dettaglio, ogni cosa conduceva a lui. Follia. Sì, una follia dolorosa, che mi feriva il cuore e mi offuscava la mente. Tutti gli amori veri però sono folli, altrimenti dove sarebbe il loro fascino? E noi due eravamo folli.

Dovevo vederlo, compresi. Avevo bisogno di vederlo, di cercare di chiarire, di rimediare. Non potevo perderlo. L'unico modo era raggiungere la vecchia casa. Ovviamente avrei dovuto farlo di nascosto, perché dubitavo che mia madre sarebbe stata lieta di darmi il permesso se glielo avessi detto. Chiesi così l'aiuto a Jake.

-Non te se ne parla neanche!- esclamò, incrociando le braccia. Il sole gli illuminava il viso. Eravamo in camera mia. Lui era appoggiato al davanzale, io stavo seduta sul letto.

-Ti prego- mormorai, il tono lamentoso.

-No, no, no!- replicò lui.

Sbuffai, pregai, piansi. Alla fine Jake cedette. Inventò non so che scusa con mia madre.

-E speriamo che non scopra mai la verità-

-Io non parlerò- risposi, mandandogli un bacio sulla punta delle dita.

Jake sospirò. -Andiamo, prendiamo la mia macchina-

-Grazie, grazie, grazie!- urlai. Per un attimo avrei voluto abbracciarlo, ma mi bloccai. Non ero certa che lo avrebbe preso bene.

Lui si limitò a stringersi nelle spalle. -Su, andiamo, prima che ci ripensi-

Bussai alla porta di Algol, il cuore che martellava nel petto

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Bussai alla porta di Algol, il cuore che martellava nel petto. Jake mi attendeva in auto. Non gli avevo chiesto  di venire e lui non si era offerto. Fu Susan ad aprirmi. La governante mi fissò con sguardo gelido. Il mio pensiero volò a Jane. Entrambe governanti, ma com'erano diverse quelle due donne.

-C'è Algol?- chiesi, senza giri di parole.

-Non riceve nessuno- replicò lei, cercando di chiudere la porta. Io, rapida, misi un piede tra quella e lo stipite.

Baciami, poi ti spiego (a Cinderella story)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora