66. LA VERA STORIA

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Mi divincolai, ma Tim continuò a trascinarmi, le mani strette intorno alle mie braccia, senza un lamento, senza mai parlare. Sembrava che fossi leggera come una piuma. Le lacrime punsero per uscire, ma io mi costrinsi a ricacciarle indietro, mentre la pelle mi si lacerava contro la terra e fiori di dolori mi sboccavano in tutto il corpo. Non era la fine, non era ancora la fine, ce la potevo fare. Mi portò praticamente di peso fino a un vecchio sotterraneo all'interno del cimitero. Mi ritrovai così in una stanza grande, spoglia, polverosa. Tim mi lasciò, ridendo. Mi tirai su, perdendo anche l'altra scarpetta. Non che la cosa avesse importanza in quel momento. Soffiai via i capelli da davanti agli occhi.

-Sei davvero molto graziosa, sai?- la voce che ora pareva simile a quella di Algol.

-Sei Micky, il fratello di Algol- compresi. Tutto prendeva forma davanti a me. L'estrema somiglianza con Algol, la madre che si recava sempre al cimitero, non per piangere un figlio morto, ma per portare il necessario a un figlio vivo e vegeto. Non era quindi morto anni prima ancora bambino. Jane mi aveva mentito.

-E sei anche sveglia- aggiunse lui.

-Il ragazzo trovato morto- ansimai, il cuore in gola -è il vero Tim- il mio cervello lavora velocemente -hai rubato la sua identità-

-Un povero orfano... nessuno ne sentirà la mancanza... avevo bisogno dell'identità di un vivo per iscrivermi a scuola, per stare vicino ad Algol e a te-

-Perché?- ansimai, lo sguardo che correva alla ricerca di una via d'uscita, ma incontrava solo pareti grigie.

-Perché io sono il mostro... o questo è quello che crede mio padre- fece una smorfia. Come avevo potuto non notare la somiglianza.  -La gente crede a tutto se riesci a essere abbastanza convincente- continuò lui, come se comprendesse i miei pensieri.

-Perché mi fai questo?- chiesi piano. Sentivo il mio corpo tremare. Cercai di stare calma.

-Lo sai cosa vuol dire essere sempre il fratello cattivo?- chiese Tim, gli occhi che luccicavano di crudeltà. –Oh, certamente avrai sentito le lamentele di Algol, come se fosse lui lo sfortunato di famiglia- fece una smorfia sprezzante –forse si dimentica che ero io ad essere costretto a stare qua sotto... mio padre credeva che imprigionandomi tutto sarebbe andato a posto...dava la colpa a me... diceva che avevo spinto Algol, che gli avevo fatto male e che lui a sua volta aveva fatto male a me per difendersi-

Non riuscii neppure a rabbrividire. Tutto si capovolse. La verità e le bugie si confondevano. La nausea mi aggredì. Non era stato Algol ad aggredire Micky-Tim, era successo il contrario.

-Per fortuna mia madre non ne era convinta... le ho fatto credere che fosse Algol il cattivo... il caro Algol... lo odio, credo di odiarlo alla follia, ho sempre cercato un modo per vendicarmi, per fargli provare il mio stesso dolore, questa sensazione senza nome... e poi sei comparsa tu... sai, bisogna trovare la persona giusta sia per amare sia per uccidere... amore e morte, sono indissolubilmente legati, su questo i poeti hanno ragione- allungò una mano per sfiorarmi il viso. Lottai contro il desiderio di tirarmi indietro e lasciai che le sue dita gelida mi sfiorassero. Dovevo mantenere la calma, non dovevo mostrarmi aggressiva. Avrei dovuto aspettare il momento giusto per correre via, non potevo sbagliarmi, altrimenti sarebbe stata la fine. –Le ho scelte tutte perché assomigliavano a te, sai? Bastava uno sguardo, un sorriso, un qualsiasi fatto... erano tutte in qualche modo simili a te-

-E Betty?- domandai. Avevo bisogno di prendere tempo.

-Oh, lei voleva farti del male... non lo avrei permesso, c'ero prima io- dichiarò, i capelli che gli ricadevano sul bel viso deformato dall'odio.

-Perché me?- sussurrai, ma credevo di conoscere già la risposta.

-Perché tu?- gettò fuori una risata, come se non riuscisse a trattenerla –Ma non lo capisci? Algol è pazzo di te... credo di non poter neppure definire amore il sentimento che lo lega a te, tanto è forte... io ferendo te ferisco lui- sogghignò –e non sai quanto sia bello ferirlo... potrei perfino decidere di tenerti un po' con me-

Brividi gelidi, gli occhi che mi bruciavano per le lacrime. Cercai di respirare, anche se il panico mi premeva il petto. Mille pensieri mi passarono per la mente, mille ricordi che mi sciolsero il cuore e mi fecero a pezzi lo stomaco. Dovevo mantenere la calma, compresi. Era l'unico modo in cui avrei potuto salvarmi.

-Ti svelo un segreto, Sherry, siamo tutti assassini- la sua voce era bassa, lenta, trasudante fascino, ricordava vagamente quella del fratello –siamo tutti assassini, l'omicidio è come l'amore, basta trovare la persona giusta e tutti possono metterlo in atto-

Non risposi, cercai di mantenere la calma, pensai. Ci doveva essere una soluzione.

Un forte rumore ruppe l'apparente calma notturna. Tim sospirò stancamente. –Scusa un attimo, devo andare a controllare... non vorrei che ci fossero i ladri- e rise, come se fosse stata una battuta molto divertente.

Uscì e chiuse la porta con un tonfo. Io mi guardai intorno, disperata. Ci doveva essere un modo per fuggire, ci doveva...

-Sher- chiamò una voce. Algol, era Algol! Era affacciato a una finestrella a circa due metri da terra.

La sua mano era aperta. Me la stava tendendo come quella volta, molti anni prima. Nessuna parola uscì dalle sue labbra, era una muta richiesta. Un bisogno urgente e senza nome. Era l'ennesima prova. No, non era l'ennesima prova, era l'ultima. L'ultima richiesta di fiducia. Dovevo fidarmi di Algol, dovevo affidargli la mia vita. Respirai a fondo, il cuore che tremava. Gli avevo già affidato la mia anima in fondo. Senza pensare mi avvicinai, presi quell'ancora di salvezza e mi aggrappai con tutte le mie forze. Il calore mi strinse il cuore e lasciai che lui mi tirasse su, ridendo, una risata che aveva il sapore dolceamaro di tutto il nostro amore, di tutto che non era stato, di tutto quello che avevamo perduto per sempre. Non era solo questo però. Era la speranza di un domani migliore, più forte, più incredibile. Eravamo noi due sdraiati nell'erba a osservare le stelle. Noi due che ridevamo come pazzi guardando un film, la mia testa appoggiata contro la sua spalla, perché quella era una posizione naturale per me. Noi due che ci rincorrevamo nei bui corridoi della vecchia villa. Mi sentii sollevare, come se pesassi meno di una foglia, le mie gambe che scalciavano nell'aria. Cercai di aiutarlo aggrappandomi al bordo della finestra.

-Sei ingrassata?- mi punzecchiò quando finalmente il mio busto premette contro il davanzale.  Un solo attimo e caddi contro di lui, affondando il viso nel suo petto caldo. Le lacrime mi rigavano le guance. –Su, su, non fare così, lo sai che scherzo, poi se anche fossi ingrassata io... ti amerei comunque-

-Questa è una dichiarazione d'amore?- lo provocai, con parole tremanti. Eravamo sul rado prato del cimitero, pallide lapidi che spuntavano intorno a noi e ci osservavano. Ci alzammo, sempre stretti, sempre il mio viso contro il suo petto, sempre insieme. Fino alla fine del mondo.

-Addirittura una dichiarazione d'amore... temo che mi potrebbe costare molto cara... ma sì, la è- ammise infine, in un soffio.

Un applauso che ruppe il silenzio assordante della notte. Peggio, ruppe quel fragile momento di perfezione in cui io e Algol ci trovavamo incastrati. –Che quadretto idilliaco, veramente, fratello, non credevo che fossi capace di questo- Tim sputò fuori l'ultima parola come se fosse un insulto.

-Adesso noi ce ne andiamo da qua- la voce di Algol era lapidaria. Lo sentii affondare le mani tra i miei capelli e tenere il mio viso premuto contro il suo petto, come se temesse che io potessi vedere qualcosa. La gola mi si serrò in una morsa.

-Tu puoi fare quello che vuoi, ma la ragazza è mia-

-Non se ne parla proprio – il tono di Algol era minaccioso e tagliente. Un tono nato per far paura. In un altro momento mi sarei sentita sicura, ma allora non ci riuscii. Tim era pericoloso, ma la domanda era: lo era più di Algol? –La questione è sempre stata solo tra di noi- continuò Algol –dobbiamo risolverla tra di noi-

Un lunghissimo silenzio. Sentii la stretta di Algol farsi meno forte. Sgusciai fuori dal suo abbraccio. Volevo guardare in faccia Tim, volevo affrontare il mio nemico, viso a viso. Sarei stata al fianco di Algol perché lui aveva bisogno di una persona che lo sostenesse.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Che ne dite degli ultimi avvenimenti? Ammetto che questo è stato un capitolo molto difficile da scrivere.

Se riesco più tardi ne pubblico un altro.

A presto

Baciami, poi ti spiego (a Cinderella story)Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum