XXII

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~IL PRINCIPIO~
E Dio radunò gli angeli, in testa ad essi accanto a lui sedeva Luzbel. Veniva definito da Dio stesso il figlio prodigio, il miglior angelo creato, dotato di bellezza, intelligenza e perfezione. Io, Yekun, lo stimavo e seguivo in tutto e per tutto, come se esso fosse un secondo padre. Come me anche Azazel lo adorava. 
Quando Dio si alzò, gli angeli che si chiedevano cosa stesse accadendo si zittirono, me compreso. "Figli miei, vi ho radunato qui per darvi un compito importante" iniziò Dio mentre Luzbel sorrideva soddisfatto "Vi affido il compito di salvaguardare l'inizio dell'umanità, con questo otterrete libertà e comprensione ma, non tutto vi sarà permesso" dal mio posto vidi il sorriso di Luzbel spegnersi leggermente.
Dio si è sempre servito degli angeli per eseguire i suoi giudizi e così facemmo dirigendoci nella terra a osservare gli uomini. Il nuovo creato del Padre, puro e sviato dal peccato, era un'essere quasi perfetto che esso riteneva la sua creazione migliore. 

Luzbel accecato dal potere e dal suo ego, intento a superare l'Onnipotente, si corrose l'anima peccando e sfamando la sua sete di dominio. La libertà dataci da Dio indirizzò Luzbel a ribellarsi ad Esso.
E il giudizio divino avvenne. Così accanto a Luzbel, Azazel e io, Yekun, assieme a gli altri 197 angeli fummo lanciati sulla terra, banditi dal paradiso, destinati a diventare oggetti di terrore e col tempo a scomparire. Così nacquero gli angeli caduti.


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Felix stava ripensando alle due pagine lette di quel libro. Nulla di così lungo, ma ricordava ancora la sensazione della pergamena vecchia, dove erano state stampate quelle parole.

Gli appunti di Hyunjin, la cosa che gli interessava di più, in quelle pagine erano inesistenti. Se non due piccoli punti di domanda sul nome di Yekun, quello che sicuramente era il protagonista, e Azazel. 

Sorreggeva con la mano la testa pesante, aveva smesso di ascoltare da una pezzo la lezione, non riusciva a prestarci attenzione, troppo immerso nei suoi pensieri. 

Ricordava il volto terrorizzato di Hyunjin mentre copriva con le mani le orecchie. Sembrava volesse isolarsi, come se una vibrazione acustica lo infastidisse, ma in quel teatro non si sentiva nulla, se non lo scricchiolare del legno vecchio sotto i piedi. 

Sospirò giocherellando con la penna. Angeli caduti, dove ne aveva già sentito parlare? ricordava qualcosa forse, anzi sicuramente in Australia durante le ore di religione, al quale non portava mai attenzione, si era parlato di loro. 

Sentì un colpo dietro la nuca che lo fece risvegliare dai suoi pensieri. Alzò la testa con una smorfia di disapprovazione, cercando il colpevole di quell'atto imperdonabile.

Hyunjin lo fissava infastidito. 

Le mani sul bordo del banco. Dita lunghe ed affusolate decorate con alcuni anelli semplici ed eleganti che non sempre portava. Quelle di Felix a confronto sembravano di un bambino. Per non parlare della statura che dalla prospettiva seduta di Felix sembrava gigante. 

Gambe magre come la vita coperta dalla camicia e, sopra di essa, la giacca con il logo della scuola. Era ordinario e senza anelli e orecchini aveva l'aspetto di un ragazzo modello. 

Felix doveva ammetterlo era affascinante con quelle ciocche lisce e corvine a contornare il viso, che con quella forma e pelle perfetta, era da invidia. Sembra il ritratto di un dipinto e chiunque avesse pensato il contrario era sicuramente cieco. 

"Dammi il tuo numero, così riuscirò a contattarti per il compito" sputò acido come sempre.

Non capiva esattamente il motivo per il quale Hyunjin lo odiasse così tanto, ma quando si comportava in quel modo anche Felix non lo tollerava.

DARK SIDE // MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora