XXXV

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Min-ho lo evitava il più possibile a scuola, ogni tanto i loro sguardi si incrociavano ma mai nemmeno una parola. Han sentiva il suo sguardo perennemente addosso, lo stava controllando, si assicurava in ogni modo che non fosse in pericolo e questo lo rassicurava.

Fuori da scuola si scambiavano brevi conversazioni per telefono. Principalmente Min-ho chiedeva dove si trovasse e cosa avrebbe fatto durate la giornata, se stava bene o qualcosa lo turbava. Si muoveva da casa per andare allo strip e agli allenamenti, ma non era mai solo perché a turno Chan e Changbin passavano a prenderlo mentre Felix la mattina faceva la strada con lui per arrivare a scuola

Non aveva tempo per affogare nei suoi pensieri se non la sera prima di addormentarsi. Alcune volte risultava difficile dormire appena la testa posava sul cuscino, restava alcune ore a fissare il soffitto immerso nel buio, mentre i suoi pensieri macinavano incessantemente. Domande sui genitori, se veramente si trovassero all'inferno e che cosa gli stesse accadendo. Perché era stato attaccato da loro per attirare Min-ho? con quale scopo? ci avrebbero riprovato?

Ma una delle domande più frequenti che si faceva era se Min-ho in quanto demone potesse realmente provare qualcosa per lui?

Quel sabato mattina Min-ho aveva suonato al campanello dell'appartamento di Jisung svegliandolo dalle poche ore di sonno. Aveva aperto la porta ancora con un occhio chiuso cercando di abituarsi alla luce più intensa del corridoio, mentre ancora dentro casa regnava la penombra.

Era lì in piedi, le mani nelle tasche dei jeans neri mentre il cappotto grigio che indossava ricadeva aperto sui fianchi. La maglia bianca, probabilmente a maniche lunghe infilata nei pantaloni e al collo una sciarpa nera a tenerlo caldo. In quei giorni il freddo era diventato pungente anche se ancora il sole splendeva libero nel celo.

Min-ho sorrise trovandosi davanti la figura di Jisung assonata, gli occhi impastati dal sonno e i capelli, ormai con la ricrescita del suo colore naturale, sparsi ovunque. La semplice T-shirt bianca che utilizzava come pigiama mostrava appena le braccia muscolose, non come quelle di Min-ho ma comunque ben formate. Una vista che al maggiore rallegrò particolarmente la giornata. I pantaloni grigi della tutta ricadevano troppo larghi sulle sue gambe fine. Le labbra leggermente socchiuse mentre piccoli respiri ne uscivano, invitanti come sempre.

Adorava quella visione, e il pensiero che solo lui avesse l'opportunità di vederlo fece sentire a Min-ho una soddisfazione immensa, il suo lato possessivo prendeva il sopravento ogni volta che stava a fianco di Jisung.

Avanzò verso di lui con passo deciso sfilando le mani dalle tasche, a pochi centimetri dal suo viso con i nasi a sfiorarsi gli sussurrò un leggero "Buongiorno" unendo le loro labbra in un bacio deciso e desideroso. Han si lasciò trasportare, dopo giorni che aveva solo immaginato quel contatto ora era realtà e preso dalla frenesia intensificò quel tocco che Min-ho aveva lasciato solo superficiale.

Han alzò i talloni dal pavimento freddo, portando automaticamente le mani alla nuca del maggiore immergendo le dita tra i capelli castani, provando una sensazione di sollievo al contatto con la morbidezza di essi. Socchiuse le labbra seguito dal maggiore per poi lasciar incontrare le loro lingue sigillando quel sentore di Caffe e tabacco con la vaniglia. Una danza che durò più del solito, la loro esigenza dopo giorni di desiderio irrefrenabile, dopo un tempo così lungo da apparire come secoli.

Min-ho porto le mani sotto la sotile stoffa della maglia bianca accarezzando la pelle bollente dei fianchi del minore che reagì al contatto dei suoi polpastrelli freddi, ma che si fece esplorare con estrema tranquillità come se non lo infastidisse ma anzi provasse piacere. Sapeva che le guance di Jisung stavano assumendo colore, lo facevano sempre, una reazione involontaria che lo rendeva ancora più sexy di quanto già non fosse.

DARK SIDE // MinsungWhere stories live. Discover now