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Il fine settimana niente prove, così questa volta ne approfittai davvero per studiare, visto che Enea non sarebbe tornato a Roma.

Inaspettatamente riuscii a concentrarmi. Era come se mi fossi nutrita di un fiore magico che mi aveva saziata e donato calma, dandomi le energie fisiche e mentali. Divoravo i capitoli da studiare ricordandoli subito, facevo gli esercizi in un attimo senza dover stare troppo a pensare. La mente era lucida, focalizzata. Non perdevo tempo a rimuginare su ciò che avevo vissuto o su quello che mi aspettava il lunedì successivo, su cosa stesse facendo Damien, con chi fosse, sembravo un efficientissimo robot. Mi resi conto di avere un comportamento anomalo, dato che tendevo a smembrare e analizzare pezzo per pezzo ogni piccolo fatto della mia vita.

Un paio di interruzioni, oltre che per mangiare coi miei, le feci giusto quando Enea mi telefonò, dicendomi che sarebbe tornato il fine settimana successivo, proponendomi di fare un giro in centro con Leandro e Nunzia e cenare fuori. Io ero molto tranquilla, il che mi fece sentire veramente un pezzo di metallo privo di sentimenti, visto che dividerlo con gli altri quando non lo vedevo da un po' mi indispettiva. Più che altro mi esasperava che lui non riuscisse a capire cosa provassi, che non avesse bisogno di stare solo con me, per poi, se avanzava tempo, incontrare con gli amici. Perché non sceglieva me invece che tutti gli altri più me? Perché non capiva che un rapporto come il nostro veniva logorato dalla lontananza e che se non passavamo del tempo soli, le poche volte che era possibile, non riuscivamo a mantenerlo forte?

Però accettai la sua proposta, mi andava bene. Fine.

Non accennai alla novità, neanche quando - stranamente - mi chiese se le prove fossero andate bene.

L'alienazione da me stessa terminò domenica sera alle 20.45, quando iniziò la nuova puntata della serie in cui lavoravano Keira e Damien.

Non c'era stata la solita cena domenicale di famiglia, quella a cui si aggiungevano mio fratello Sergio con moglie e figlio, perché il mio nipotino aveva la febbre. Ne ero felice, da grande bastarda quale ero, così potevo rimanere da sola in camera dei miei in assoluto silenzio religioso, invece che svincolarmi da tutti ed essere seguita dal cinquenne al quale dovevo tappare la bocca raccontandogli che quel bell'uomo in tv era il mio vero fidanzato.

Ora che li sapevo vicino, osservarli recitare mi dava una strana sensazione. Non furono puntate particolarmente emozionanti a livello sentimentale ma d'azione. Chissà che effetto mi avrebbe fatto vedere proprio ora una scena in cui c'era del tenero tra loro. O un bacio. O del sesso.

Me ne andai a letto con dell'amaro in bocca e riavvolsi il nastro della mia memoria facendolo ripartire dal giovedì precedente, la prima volta che avevo udito la sua vera voce.


9 Ottobre 2000

Quella mattina avevo una visita oculistica, quindi non andai a scuola. I miei occhi difettosi non lo erano abbastanza per un paio di occhiali e passai il resto della mattinata in tranquillità con Meringa e Roby al parco.

Dopo pranzo cercai di fare qualche compito ma l'effetto delle gocce non era del tutto passato e lasciai perdere per evitare di farmi venire la nausea.

Mi rigirai svogliatamente per casa, con un senso di ansia addosso.

«Che hai?»

«Niente.» Avrei dovuto smettere di gironzolare davanti a mia madre.

«Ma c'è qualcuno che ti piace in questo coro? Siete tutte donne ma che so, un ragazzo che viene lì ad aiutare, un musicista...»

«No!» con troppa veemenza.

Mi osservò di sottecchi. I suoi occhi blu, dal taglio piangente, quasi malinconico, spostarono subito dopo l'attenzione sui tessuti che ricoprivano il tavolo.

GinevraOù les histoires vivent. Découvrez maintenant