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Arrivammo davanti a un locale. Parcheggiammo all'interno del cancello, in uno dei tanti posti liberi. Certo, perché le auto dei miei amici erano state lasciate a partire da duecento metri di distanza per non rovinarmi la sorpresa. Infatti quella lilla di Flavia avevo quasi rischiato di non vederla, in mezzo alle altre lungo la strada. Nei paraggi c'erano anche quelle di Lele, Leandro e di alcune ragazze del coro. Santo Cielo, quante persone avrei trovato? L'unica cosa positiva era che di sicuro non ci sarebbe stato il "Sorpresa!" collettivo, essendo un locale grande non poteva essere tutto per noi, avremmo avuto riservati giusto dei privé.

Presi coraggio e scesi dalla macchina, lo guardai con astio mentre faceva il giro per raggiungermi: «Peccato, l'avrei finita diversamente questa serata».

Mi prese l'avambraccio, fece scorrere la sua mano fino alla mia e intrecciò le dita. Si bloccò, cercando di fermare anche me mentre camminavo, per tornare verso l'auto. Non mi mossi e guardandolo negli occhi feci di no con la testa alzando un sopracciglio.

«Ormai...»

Rimase fermo a guardarmi, mi sembrava avesse il respiro affannato e gli feci un sorriso malizioso.

«Andiamo?» indicai l'entrata con un cenno della testa. Ora che avevo il controllo su qualcosa ero più tranquilla, averlo destabilizzato mi dava una certa serenità.


Non c'era neanche il buttafuori e lì mi venne un dubbio.

«Sorpresa!» Era così che si sentivano le persone che venivano impiccate davanti al popolo? La sensazione dello sgabello che ti viene tolto da sotto i piedi di botto e tu che penzoli senza respiro cercando di inalare l'aria ma non ci riesci, il dolore delle ossa rotte che però ancora non ti permettono di morire? Immaginai di aver vissuto tutto questo in una vita precedente e di riviverle in quel momento.

Rimasi impietrita senza avere il coraggio di alzare lo sguardo da terra. Ma tanto avevo comunque gli occhi chiusi. Poi finalmente qualcuno mi tolse dall'imbarazzo venendomi ad abbracciare e baciare. Non so chi lo fece, avevo ancora gli occhi mezzi chiusi, ma mi travolse. Dopodiché ci fu una fiumana di gente e divenne quasi la scena dei saluti che si fanno fuori la chiesa dopo il matrimonio.

Mi sentii togliere il cappotto di dosso e la borsa dalle mani, era la mia amica Stella venuta ad aiutarmi. L'avevo già salutata? Non avrei saputo dirlo. Tolte le persone più irruente, gli altri si avvicinarono con più calma e si spesero in complimenti e chiacchiere. C'erano tutte le persone che conoscevo. Amici stretti, compagne di scuola, amici degli amici che frequentavo meno, tutto il gruppo del coro, compresi la band, Marzio che fu forse la persona che mi fece più piacere vedere lì, i ballerini, Keira col marito. Avrei dovuto fare una strage. Solo dopo un po' realizzai che il locale era tutto per noi e vedevo gente andare in giro con bevande e cose da mangiare. Se Viviana e Flavia si avvicinavano le spellavo vive davanti a tutti, Damien aveva speso una fortuna.

«Ma questo è l'amore mio? Sei così sexy», mi sentii abbracciare da dietro. Simone. Sperai non esagerasse visto il piglio di Damien lì vicino a me, sembrava si trattenesse dal fare o dire qualcosa. Anche Kevin mi abbracciò con trasporto e addirittura ricevetti un abbraccio e baci da Mathias, ma molto più discreti.

Si avvicinò un trio particolare Keira, Mark e Sabina. I primi due si persero in complimenti mentre Sabina pensò bene di sottolineare il fastidio che si era letto in Damien quando mi si era avvicinato Simone.

Venni travolta dal gruppo della mia comitiva che mi salvò dall'ascoltare oltre. C'erano tutti tranne Enea, ancora in navigazione.

Finché non arrivarono le due piccole Giuda. Quando le vidi avvicinarsi stavano già ridendo.

«A voi due vi faccio fuori! Vi sciolgo nell'acido, vi conviene non avvicinarvi per i prossimi diciotto anni!»

Damien raccontò che avevo detto di tutto, non aveva capito bene perché in italiano, il concetto però gli era chiaro.


«Dove siete stati finora?» Vincenzo, un mio amico del gruppo di Lele.

«Al cinema», senza specificare altro. Non mi piaceva vantarmi neanche dei regali che ricevevo.

«A quale, a quello sulla Tiburtina?» e ci mettemmo a ridere.

«Perché ridete?» Damien si guardò intorno.

«Perché è un cinema in cui danno solo film porno.»

Sorrise: «Non lo so se è quello, il film non l'ho visto».

Sghignazzarono tutti.


Ogni tanto qualcuno mi mollava qualche regalo lasciandomi viola in volto. Odiavo quei momenti pur riconoscendo di doverli apprezzare. Mi arrivò di tutto: braccialetti, una bellissima collana in oro bianco con diamante da parte di Keira e Mark, un set di valigie dai ragazzi della band, perfino dei buoni in agenzia viaggi per i quali evitai deliberatamente di incrociare lo sguardo di Damien, visto il mio rifiuto per il suo biglietto aereo. Sperai glielo avessero rimborsato.

In uno dei pochi momenti in cui ero sola senza la sua presenza, mi trovai a dover scartare tantissime scatole da parte del gruppo di Lele. Saranno state una ventina, tutte della stessa forma e grandezza. Vincenzo mi fermò e fece avvicinare Damien, intuii subito che avrei passato degli intensi cinque minuti. Ogni scatola aveva all'interno dell'abbigliamento intimo sexy: completini, babydoll, guêpière e alla fine un frustino.

Ci furono vari commenti ma quando sentii Vincenzo rivolgersi a Damien con: «Questi regali sono anche per te!», dovetti intervenire: «Avete capito male». Si alzò un coro di «Seeee», «Buuu», «Ma piantala!», «Mica siamo scemi» e cose del genere. Li lasciai perdere sapendo di non riuscire a vincere quella battaglia.

Ringraziai tutti con baci e abbracci e quando stavamo per allontanarci, Vincenzo richiamò Damien: «Oh, poi ci fai sapere come le stanno!», e lui, con un sorriso che la diceva lunga,: «No, di queste cose con i suoi amici non parlo. Le tengo per me».

Perfetto, l'esatto opposto della smentita che mi serviva. Dopo qualche passo, ormai fuori dal raggio degli altri, provai a rimediare: «Non preoccuparti, poi glielo spiego per bene che hanno frainteso».

«Perché?»

«Perché non è vero.»

«Non ancora.»


Incrociai Flavia e Viviana e con la scusa di farmi accompagnare in bagno per rifarmi il trucco le obbligai a raccontare come si era svolta l'organizzazione di quella serata minacciandole di morte cruenta. Mi giurarono che Damien si era occupato di tutto, loro avevano avuto solo il compito di chiamare i miei amici e farmi trovare pronta.

«Lo sapete che prima siamo stati al cinema al centro ed era prenotato solo per noi? Ha fatto arrivare una pellicola dagli Usa! Avrà speso un miliardo per questa serata! Guardate la gente che c'è, il locale, da bere, il buffet...» esasperata buttai la testa indietro.

«Che ti frega, tanto è pieno di soldi!» Flavia mi diede una gomitata.

«Ora ti toccherà ripagarlo in qualche modo. Ti sei fatta la ceretta, sì? Te lo volevamo suggerire oggi a casa tua, ma pareva brutto di fronte a tua madre e tuo fratello!» Viviana sembrava quasi preoccupata.

Dissero inoltre che l'invito a passare la notte da loro era solo una scusa per farmi stare fuori senza problemi, non avevano intenzione di ospitarmi, nelle loro fantasie sarei rimasta con Damien. Non sapevo se strozzarle o abbracciarle.

Mi girava la testa, mi sarei sentita in debito con Damien a vita. Non volevo fare la parte di quella stronza di Cenerentola, non era da me. Io mi riconoscevo più in Malefica.






GinevraWhere stories live. Discover now