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14 novembre 2000

Che sogni strani avevo fatto quella notte. C'erano Lele e Patrizio alle prove che cantavano nel coro ed Enea che parlava con Keira e Damien in italiano - neanche in un sogno era in grado di parlare in inglese - e io che osservavo tutti mentre Dari mi ripeteva all'orecchio che dovevo smettere di presentarmi lì.

Mi svegliai confusa. La sera prima avevo fatto tardi a studiare e avevo dovuto rassicurare più volte mia madre che non mi stessi stressando troppo. Fortunatamente non si era accorta che mi aveva accompagnata Damien.

In fermata con Flavia, le raccontai cosa era successo la sera prima facendole fare parecchie risate quando arrivai a raccontare di Lele e Patrizio. Conosceva bene i tipi e non faceva fatica a immaginarsi la scena.

A scuola fui interrogata in francese e in storia e andai miracolosamente bene. Stavo studiando poco rispetto ai miei standard, ma continuavo a mantenere la buona media che avevo, in inglese ero addirittura migliorata, di certo passare metà giornata a pensare in quella lingua mi aiutava.


«Non stai mangiando niente in questo periodo!» mi rimproverò Viviana.

Le sventolai davanti il panino all'olio col prosciutto cotto.

«Quel panino è la prima cosa che ti vedo mangiare da giorni.»

«Certo, mica mangio mentre canto!»

«Stai dimagrendo a vista d'occhio.»

«Ma che dici? E poi magari perdessi qualche chilo! Mi vedrai con la faccia sbattuta, non dormo molto. Saranno le pene d'amore», sospirai teatrale.

Dalla cucina in cui eravamo sedute, sentimmo qualcuno entrare dalla porta principale di Irma's e io di getto buttai il panino nello zaino aperto davanti a me.

«Ecco, vedi?»

Rimasi ferma immobile come se dovessi evitare di farmi sentire da un predatore che fiuta la presenza della preda impaurita, sembrava una scena di Jurassic Park. Dopo qualche secondo entrarono in cucina Fabiana e Marta, si fermarono a guardare noi che guardavamo loro.

«Che succede?» Fabiana era rimasta bloccata con la borsa a mezz'aria.

«Che Ginevra è una cretina», Flavia continuò a masticare.

Io ripresi a respirare.

«Questo si sapeva», Marta si buttò su una sedia.

«Chiedetele che fine ha fatto fare al panino che aveva in mano un secondo fa.»

«E dai, Vivi. Lo sai che mi dà fastidio che qualcuno mi veda mangiare, è sempre stato così. Un conto voi, ma davanti a persone che conosco poco non mi piace, va bene? Non sarò normale ma è così.»

«Infatti non sei normale», Marta mi guardava mezza schifata.

Mi fece ridere, il modo in cui concludeva un discorso o racchiudeva il suo pensiero in una breve frase era sempre divertente.

«E quando ti inviterà a cena fuori che farai, non mangerai?» Fabiana prese dalle mani di Marta il pacchetto di caramelle alla liquerizia e ne mise una in bocca.

«Non succederà mai», mi sembrava di parlare con una pazza.

«Sì che succederà, sicuro.»

Si aprirono le scommesse, io contro tutte. La posta in gioco erano tutti i diari su cui avevo scritto qualcosa su di lui e le foto in camera mia con i suoi poster attaccati alle pareti. D'un tratto sbiancai, avevano davvero parecchio materiale per farmi fare una notevole figura di merda.

GinevraWhere stories live. Discover now