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I giorni successivi passarono tra prove e lezioni con Kevin. Avendo un unico ambiente, ci allenavamo con la stessa musica, solo che le ragazze seguite da Mathias facevano delle coreografie di hip hop. Non andavano malissimo, a parte Giulia, Clara e Alessia che erano negate, ma anche per le altre non vedevo segni di soddisfazione sul volto del coreografo.

Quella settimana era molto impegnativa anche a scuola, avevo diversi compiti in classe e interrogazioni, perciò dopo le prove ero sempre tra le prime ad andare via per correre a casa a studiare.

Non c'erano stati ulteriori momenti da sola con Damien e la cosa mi dispiaceva, avevo paura che il nostro rapporto si freddasse se non fosse stato nutrito di quei piccoli scambi che avevamo. Nonostante questo non facevo nulla per avvicinarlo, timorosa di sembrare troppo invadente, e mi allontanavo quando lo vedevo arrivare. Una sorta di scudo involontario che tenevo a protezione dei miei sentimenti, che mi faceva stare comunque male.


18 novembre 2000

Arrivò sabato e non riuscivo a contenere l'emozione per quella la sera, certa che sarebbe stata bella e allo stesso tempo orribile. Già immaginavo che qualche stronza nel locale ci avrebbe provato con Damien e il solo pensiero mi faceva prendere fuoco. Passai in rassegna il mio armadio, indecisa su cosa mettermi. Volevo dare un'altra versione di me, anche se sarei rimasta la più brutta.

A metà mattinata portai al parco i cani e, seduti su una panchina, trovai Lele e Patrizio intenti a leggere le notizie sportive sul giornale.

«Maledetti!»

«Oh! Guarda chi c'è! Ti abbiamo fatto fare un figurone l'altro giorno!» mi accolse allegramente Lele.

«Proprio un figurone! Ancora mi vergogno!» e gli feci una smorfia ridendo.

«Senti un po', ma non è mica a causa sua che tu ed Enea vi siete lasciati?» andò dritto al punto Patrizio.

«Secondo voi?»

«Beh, potrebbe.»

«No, non è per lui, per quanto Ginevra sia stracotta», Lele intrecciò le mani dietro la testa, «Lo sappiamo tutti che i problemi con Enea c'erano da molto prima.»

Mi sentii sollevata nel sentirglielo dire, era obiettivo. Patrizio però non ci stava, la sua fedeltà nei confronti di Enea lo portò a insistere sul fatto che la presenza di Damien lo avesse ingelosito, dando velatamente a me la responsabilità di quella chiusura che, convenni, sembrava definitiva e alludendo di aver fatto richiesta io della sua partecipazione al concerto. Sprecai poco impegno a dare spiegazioni, ce ne mise di più Lele a difendermi, augurandomi di ottenere quello che volevo: un rapporto più intimo con Damien o un sereno futuro con Enea a seguito di questo periodo di pausa.

«Lui è qui? Enea, intendo.»

«Sì, da ieri sera. Lo stiamo aspettando, dovrebbe arrivare a momenti. Non vi siete più parlati?» Lele sistemò il giornale sulla panchina.

«No.»

«Stasera vuoi uscire con noi? Andiamo in un pub irlandese al centro», provò Patrizio come se fosse una brillante idea.

«Stasera ci portano fuori, in un locale», con la punta del piede infilavo dei sassolini in una buca nel terreno.

«Veniamo anche noi!» fu la risposta di getto di Lele.

«No», risi, «e non so neanche in quale locale andiamo quindi non provare a chiedermelo. Probabilmente non ce lo dicono proprio per paura che qualche amico come te si intrufoli».

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