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Arrivai dietro il sipario, presi posto accanto a Damien reprimendo qualsiasi tipo di sentimento e non lo degnai di uno sguardo. Avevo i lineamenti duri, tuttavia chiedermi di sembrare serena e rilassata era veramente troppo. Gli sguardi degli altri mi scivolarono addosso, sentii lui dirmi qualcosa, ma le sue parole non sfondarono la barriera che avevo posto a protezione.

Si alzò il sipario e le luci e la gente non mi procurarono alcun tipo di emozione. Partirono gli applausi. Niente. Bene, alla fine era proprio quello che mi serviva. Bisognava vedere il bicchiere mezzo pieno. Di cianuro.

L'orchestra partì e io diedi il massimo. Cantai meglio di tutte le altre volte, spingevo ancora di più con la voce perché avevo bisogno di urlare più che di cantare e nonostante tutto riuscii a mantenere un contatto visivo con Damien, sebbene non lo vedessi. Era offuscato, come se fosse un ricordo ormai. Mi era impossibile leggere le sue espressioni, ma solo perché non riuscivo ad andare oltre le mie emozioni, lo guardavo come se fosse un pezzo di cartone mentre gridavo la mia disperazione. Per il pubblico stava andando tutto bene, visto gli applausi calorosi che in una situazione diversa mi avrebbero fatta vergognare, mentre ora mi lasciavano indifferente, solo leggermente sollevata per non aver fatto un disastro.

Dopo una serie di canzoni, io e Damien tornammo dietro le quinte, ne erano previste diverse con Keira e le altre ragazze. Cercai di dileguarmi senza farmi seguire. Fallii.

«È uno stronzo, te lo avrei detto io.» Avrei dovuto tirare dritta e chiudermi in bagno, ma mi venne spontaneo girarmi e rispondergli sentendomi in dovere addirittura di difendere Dari. O di sfogarmi.

«Ah, davvero? Lui è uno stronzo?» con un sorriso da pazza e gli occhi di fuori. «E sentiamo, quando avresti avuto intenzione di dirmelo? Sono settimane che lo sai e siamo stati tutti i giorni insieme. Anzi, a occhio e croce lo sai proprio da quando mi hai chiesto di vederci di più.»

«Saresti scappata se te lo avessi detto.»

Feci un gesto per dirgli di smetterla.

«Sai che c'è? È che non capisco perché sei dovuto arrivare fino a questo punto. Sei contento? Ora torni negli Usa soddisfatto? Non avermi scopata al primo schiocco di dita ti dava fastidio, visto che ti cadono tutte ai piedi?» Avrebbe potuto farlo con chiunque, non ero neanche un millesimo di quello che poteva avere o che aveva avuto. «Perché ti sei accanito? Una sorta di orgoglio? Pietà? Volevi vedere fino a che punto avrei resistito? Che cos'era?» lo aggredii.

«Lo sai anche tu che se avessi voluto sarebbe accaduto tanto tempo fa, mi sono trattenuto per farti capire che non volevo solo quello e che c'era molto altro», cercò di farmi restare calma ottenendo l'effetto contrario.

«Certo, lo sanno tutti che se tu avessi voluto, io non avrei mai resistito», feci una risata amara, «ma non venirmi a dire che c'è altro, perché mi hai dimostrato di non avere un minimo di rispetto per me lasciandomi ignara della tua partenza.»

«Mi serviva tempo, tempo per farti capire che tra noi poteva funzionare. Se te lo avessi detto prima non saremmo mai andati avanti, mi avresti allontanato senza darmi modo di dimostrare quello che provavo veramente!»

«E cosa provavi? La voglia di vedere com'era farsi una ragazzina insignificante? Hai fatto bene, lo sfizio te lo sei tolto, ma è stata solo una tiepida scopata, a casa tua continua a frequentare quelle fighe che ti girano intorno.»

«Smettila di dire così, sai quali sono i miei sentimenti per te. Non ridimensionare quello che c'è tra noi a una sola notte», si risentì.

«Se ci fosse stato qualcosa, tu me lo avresti detto prima, non avresti permesso che mi mandassero in mille pezzi proprio stasera!»

GinevraWhere stories live. Discover now