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«Questo ti piace?» Flavia mi mostrò un vestito di un rosa improbabile.

Arricciai il naso.

«Invece questo?» Viviana aveva in mano un abito blu con lo scollo all'americana.

«Mhmm, blu no, ho già quello che mi avete regalato voi.»

«Allora te ne cerchiamo uno giallo!» alzò gli occhi al cielo con poca pazienza.

Mentre mi guardavo in giro nel negozio, fui attratta da un abito color vinaccia, leggermente glitterato, sulla parete opposta. Andai dritta a prenderlo.

«Questo? Voi lo mettereste?»

«No», scossero entrambe la testa quasi schifate.

Andai, quindi, subito a provarlo. Mi piacque: aderente, corto, con una profonda scollatura sulla schiena, che non permetteva l'uso di reggiseno, e un'altra bella davanti. Mi feci consigliare dalle mie amiche.

«Sembri un po' una zoccola.»

«Infatti», confermò Flavia.

«Mi avete convinto, lo prendo.»

Non avevo bisogno di un altro paio di scarpe, ma passeggiando notai, esposti in una vetrina, dei sandali neri col tacco alto, perfetti per il nuovo vestito. Comprai anche quelli.


«Se ti facevi accompagnare da lui, te li avrebbe regalati», Flavia leccava il suo gelato. Le stava per gocciolare sulla mano, non l'avvertii per punizione.

«Lo so, per questo sto con voi.»

«Ma approfittane!»

«Sì, sono proprio il tipo.» Dopo qualche secondo ripresi a parlare. «Voglio che almeno voi mi crediate quando dico che non stiamo insieme.»

Si guardarono tra di loro, incerte.

«Come facciamo a crederlo?» 

Giurai che non avrei mai mentito su una cosa del genere. Raccontai quello che facevamo quando eravamo insieme: i pranzi, le passeggiate, il mare, il lago, Pompei. «Mi tiene le mani, mi abbraccia, forse c'è stato qualcosa di più, ma non quello che pensate voi», perché loro sicuramente pensavano a qualcosa di peggio di quello che avevo fatto in realtà, «ma io non sento che stiamo insieme.» Continuavo a pensare che il suo obiettivo principale fosse quello di creare un rapporto tra noi che mi permettesse di stare tranquilla anche sul palco. E io da stupida innamorata glielo lasciavo fare, perché quando stavo con lui ero la persona più felice al mondo, anche se dopo un secondo la più triste, sapendo che di concreto non c'era nulla.

«Con lui ne hai parlato? Che ti dice?» Viviana si soffiò il naso maledicendo l'allergia.

«Discutiamo ogni volta. Io gli ribadisco questo mio pensiero e lui dice che nego l'evidenza. Inizia a fare discorsi che non voglio ascoltare e lo stoppo.»

«Magari, se gli permettessi di esprimersi, avresti le risposte che ti servono.»

«Viviana, non gli crederei mai.» Un uomo del genere non poteva provare niente per una ragazzina come me. E se pure gli era venuto in mente di provarci, lo stava facendo solo perché non poteva guardarsi intorno, consapevole che se avessi scoperto che era stato con un'altra, non sarei riuscita a salire sul palco a cantare con lui. «Quindi, in periodo di magra, magari si attacca pure a me. Solo che per quanto lo desideri, dopo mi dovrei ammazzare, non potrei andare avanti col pensiero di averlo avuto e poi perso. Parliamoci chiaro, non so tra quanto, ma prima o poi partirà. Qualche mese? Di certo non tra un anno e, se pure fosse, sarebbe ancora peggio.»

GinevraWhere stories live. Discover now