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Non so se ero più nervosa, imbarazzata o soddisfatta di me stessa per avergli risposto come avevo fatto. Al solo pensiero mi veniva da sorridere. Quel modo arrogante di parlare mi mandava ai matti, non capivo perché Marzio gli permettesse di comportarsi come se comandasse lui. Possibile che si fidasse così ciecamente del suo lavoro da lasciargli avere quell'atteggiamento da stronzo? Capivo cosa intendesse Dari, era anche un discorso accettabile sotto un certo punto di vista, ma il suo intervento e il modo di additarmi come se fosse colpa mia quella di essere minorenne, mi faceva uscire di senno.

Non sapevo ancora cosa pensare della reazione di Damien, invece. Mi aveva guardato con stupore, forse era arrabbiato anche lui? Lo avevo messo in difficoltà? Magari il mondo pretendeva che andassi in giro con un cartello appeso al collo sul quale c'era scritta la mia data di nascita? Avrei fatto diciotto anni tra qualche mese, potevano dormire tranquilli.

Addirittura avevamo smesso di fare le prove in anticipo, come se fosse stata una rivelazione che sconvolgesse gli animi di tutti, quando in realtà si poteva contare sulle dita di una mano il numero di persone che non conosceva la mia età. Mi sembrava di essere catapultata in una soap opera. Così, dopo aver ridacchiato e scherzato facendo uno sforzo enorme per celare i miei pensieri e mentre buttavo un occhio su Marzio e Dari che parlavano e cercavo Damien che era sparito con Nicholas, decisi che forse era il caso di tagliare la corda e andarmene a casa. Aspettai che qualche ragazza iniziasse ad uscire, per non dare l'impressione di scappare per prima perché ferita nell'orgoglio, poi mi avviai verso la cucina per prendere lo zaino che avevo lasciato all'ora di pranzo.

Flavia e Viviana sarebbero andate con Fabiana e Marta al cinema a vedere una commedia romantica, io non ne avevo alcuna voglia, sia per il genere di film sia per i compiti da terminare, quindi declinai l'invito.

Entrando in cucina mi accorsi che avevo lasciato i libri aperti sul tavolo e iniziai a buttarli nello zaino alla rinfusa, rendendomi conto solo quando ne rimase uno fuori, che avrei dovuto metterli in ordine per farli entrare tutti.

Svuotai lo zaino sul tavolo e ne uscì di tutto, almeno le cartacce le avrei dovute buttare. Feci una palletta di carta e la tirai verso il cestino, ovviamente cadde fuori.

«Quasi», Damien aveva l'avambraccio sullo stipite della porta.

«Eh, già», mi apprestai a raccogliere la carta da terra per poi buttarla nel cestino. Il cuore mi batteva forte, pensavo fosse andato via e non sapevo ancora come valutare la sua reazione di prima.

Mi guardò per un minuto mentre sistemavo lo zaino, mi sentivo impacciata anche a fare una cosa così stupida se c'era lui presente. Con le dita si tormentava le labbra.

«Ti ha dato fastidio? Quello che è successo prima, intendo.»

Calai una maschera, dietro si stava così bene.

«No,» con aria tranquilla, «è che mi diverte far innervosire Dari», terminai con un ghigno.

Lui sorrise, guardandosi le scarpe. Io ne approfittai per terminare quello che stavo facendo.

«Sembri più grande», suonava come una giustificazione.

«Davvero? Eppure mi dicono tutti il contrario», inventai tanto per dargli contro.

«Quindi non vai all'università...»

«Sembra proprio di no.»

Silenzio.

«Senti, se ti hanno mandato qui per... per... non so, qualsiasi motivo, io non ho problemi. Non sono arrabbiata né offesa... né niente. Capisco che è una cosa delicata, per quanto faccia finta del contrario e non sopporti Dari. Ma c'è ampia scelta: insomma, tutte le altre ragazze sono più grandi di me quindi può cantare qualsiasi altra al mio posto. Era quello che avevo chiesto a Marzio dall'inizio perciò per me va più che bene, anzi!» Ero di nuovo partita a razzo senza fermarmi.

GinevraWhere stories live. Discover now