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Vidi una mano alzarsi a metà del tavolo e farmi cenno di avvicinarmi. Marzio era andato oltre, all'estremità nord.

«Ginevra! Tu stai qui!» mi chiamò Flavia vedendomi impalata.

Ancora frastornata dalla notizia delle riprese, mi avvicinai cauta cercando di capire dove fosse Damien in mezzo a tutte quelle teste lungo il tavolo. C'era poco da cercare, era seduto davanti al posto che avevano lasciato per me. Maledette. Glielo avevo detto in mille modi che volevo stare dalla parte opposta alla sua e me lo avevano fatto di proposito. Perfetto. Non avrei toccato cibo, e la cosa peggiore non era che avessi fame, visto che mi era passata del tutto, ma che non sapevo come giustificare che non mangiassi. Non lo avrei mai fatto davanti a lui. Già quella volta quel cioccolatino mi stavo sentendo in estremo imbarazzo, come avrei potuto farlo per una cena intera? Cercai con lo sguardo un altro posto libero ma Flavia, con un sorriso diabolico,: «No, no. Tu stai qui».

Non risposi e mi cimentai a scavalcare con la minigonna la panca. Sempre peggio. Fu qualcosa di poco elegante, come al solito. La mano che teneva giù la gonna probabilmente non aveva evitato che si vedesse praticamente tutto, d'altronde non avrei potuto far alzare tutti solo per far passare me.

«Brutte bastarde.»

«Tu vai in giro sempre con queste gonne che ti si vede tutto...» Marta era alla mia sinistra.

«Siete delle bastarde», e lei rise.

Quindi, una volta seduta, notai che al mio fianco destro avevo Luca, il quale mi accolse con un grande sorriso, accanto a Damien c'era Keira, poi Flavia che di fronte aveva Viviana. Questi sarebbero stati i miei commensali, visto che gli altri si trovavano troppo distanti per parlarci. Speravo di uscirne viva e pensai che l'unica possibilità era di farmi risucchiare dalle chiacchiere morbose di Luca, evitando così di guardare Damien e di lasciare che le altre mi coinvolgessero nei loro discorsi poco sicuri per me. Per l'ennesima volta scelsi di risultare maleducata piuttosto che affrontare la situazione.

Ogni tanto sentivo gli occhi di Damien addosso, ma era normale visto che gli stavo di fronte. Luca non si zittiva un momento, tuttavia gli ero quasi riconoscente e lo premiavo con qualche "Mhmm" e "Sì" buttati a caso. Riuscivo a sentire gli altri parlare in inglese, soprattutto Keira con la sua voce squillante, senza però prestare attenzione a cosa dicessero e pensai felicemente che, nonostante tutto, la mia mancata partecipazione stava passando inosservata.

Poi udii, con un tono più alto di quello usato fino a quel momento,: «Sì, ma mica solo Enea... lo so io le cose che ha combinato e che mi ha fatto fare!».

Un brivido lungo la schiena. Mi voltai senza più ascoltare Luca e senza scusarmi. In realtà solo la testa si voltò, tipo indemoniata, ruotando a 360° lasciando fermo il corpo. Gli occhi, che si sbarrarono sconcertati all'udire quelle parole, assunsero mentre mi giravo uno sguardo controllato. Fissai Flavia: «Toglietele il vino che ha davanti».

Ma lei continuava come se stesse facendo una confidenza a Keira, ad alta voce in modo che anche Damien fosse partecipe e col sorriso di chi me la stava facendo davanti agli occhi.

«Tu la vedi così, buona buona, controllata, sempre al suo posto, ma quando perde la testa...»

«Fidatevi, toglietele quel bicchiere che potrebbe morire di cirrosi epatica fulminante. Lascia il segno di una coltellata», presi in mano, senza neanche guardare, un grosso coltello vicino a me, di quelli che servono per tagliare il pane. Abbozzai un sorriso gelido.

Keira ridacchiava divertita, capiva benissimo l'intenzione di Flavia.

«La peggiore cosa che mi ha fatto fare era con uno sposato, aveva tipo 35 anni. Gli facevamo le poste sotto casa.»

GinevraWhere stories live. Discover now