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E se in quel periodo non stessi prendendo la pillola? Lui non si era assolutamente posto il problema.

Mi svegliai con questo pensiero nitido in testa.

Poi ne piombarono altri mille tutti insieme, come se avessero aperto una cascata.

Cos'era quell'espressione sul viso? La semplice reazione all'orgasmo o qualcosa in più, un pensiero, una preoccupazione, la consapevolezza di aver commesso un errore? In che modo ci saremmo guardati oggi? Come due persone complici o imbarazzate? Ci avrebbe uniti o allontanati?

Oddio, il concerto.

Perché avevo permesso che accadesse proprio la sera prima? Perché lui aveva voluto che accadesse la sera prima? Mi aveva sempre assecondata, per quale motivo stavolta no? Eppure di occasioni ne avevamo avute. Era venuto con l'intenzione di farlo, punto. E io glielo avevo permesso.

Ripensai alla sua lingua su di me e fui pervasa da un calore interno che mi fece fremere per averne ancora. Non riuscivo a ricordare esattamente come erano andate le cose, i segnali che gli avevo mandato. Avevo ben chiara solo la mia mano che gli teneva la testa sul seno. Che stronza, che vergogna. Come avrei potuto guardarlo quel giorno senza provare imbarazzo? Di sicuro se fossi stata più convincente avrebbe smesso e non mi sarei ritrovata a morire di voglia di rifarlo e allo stesso tempo a maledirmi per averlo fatto.

Rievocai la sensazione provata quando lo avevo sentito dentro di me e mi contorsi nel letto. Oddio, avevamo fatto sesso. Come eravamo arrivati fin lì? Quando c'era stato quel salto, quel passaggio dall'essere semplici compagni di avventura all'andare a letto insieme?

Di nuovo la sua lingua, i suoi baci che stimolavano tramite i ricordi i miei sensi.

"Ti amo". Davvero mi aveva detto così? Avevo capito bene? Perché non mi dava quelle sensazioni che avrebbe dovuto darmi una dichiarazione del genere da parte sua? Nell'udirlo mi ero sentita presa in giro, ma il mio cervello era occupato nel gestire le sensazioni che mi stava dando con tutto sé stesso. Ora però a mente fredda, quelle parole pesavano. Aveva esagerato, ormai lo stavamo facendo, non c'era bisogno di rincarare la dose. Era un bugiardo o gli era scappato perché anche il suo cervello in quel momento era concentrato su altro? Non gliene avrei fatto una colpa, poi in fondo, avevo messo le cose in chiaro. Avremmo finto entrambi che non fosse successo nulla, magari lui neanche ci pensava più. Poteva non essergli piaciuto un granché. Potevo essere stata una delusione, se mai avesse avuto qualche aspettativa. A casa sua lo avevo più volte provocato, mentre quella notte ero stata abbastanza passiva, forse si aspettava di più.

Le 6,02. Come ci arrivavo a quella sera?

Rimasi sotto la doccia bollente per tantissimo tempo, sperando che portasse via tutti i pensieri. Avrei dovuto essere in ansia per lo spettacolo, invece eccomi lì a pensare a Damien. Poteva essere un bene, la distrazione che mi ci voleva, o forse quando sarei salita sul palco avrei avuto il terrore di guardarlo e leggergli del distacco negli occhi. Cazzo.

Passavo dall'angoscia al desiderio ardente di riaverlo lì. Dovetti scaricarmi di nuovo da sola per alleviare la tensione. E quindi entrai in doccia per un'altra mezz'ora.

Mancavano ancora diverse ore al brunch fissato per quella tarda mattina e non sapevo cosa fare. Continuai a tormentarmi per tutto quel tempo e lui non si fece vivo.

A mezzogiorno aprii la porta della stanza, intuendo dai rumori che Sara e Germana stavano uscendo da quella accanto alla mia. Anche se non mi andava di chiacchierare, avevo bisogno di non trovarmi da sola se l'avessi incontrato nell'hotel e mi avesse ignorata. Mi domandai se avessero sentito qualcosa, pur sapendo che eravamo stati piuttosto discreti. Se non trattenuti.

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