72.

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22 Aprile 2001

Buongiorno. Rimorsi? h. 9,23


Non sono stata io. h. 9,23


Fammi sapere se ti liberi. Anche all'ultimo.

Intanto penso all'alibi. h. 9,24


Ok ma per l'alibi non c'è bisogno.

Non a caso abbiamo mangiato

al ristorante. h. 9,24

*****

Per le 18 dovrei aver finito ma se non vuoi/puoi/ti va,

non preoccuparti. Oltretutto piove. h. 15,30


Alle 18 passo. h. 15,31

*****

Le guardò le gambe mentre si avvicinava alla macchina, dritte, magre e muscolose. Perfette.

«Studiato?» Lei si stava allacciando la cintura.

«Sì, ho cercato anche di avvantaggiarmi per i prossimi giorni.»

«Pensavo di andare al cinema, poi ho scoperto che oggi non danno nessun film in lingua originale.»

«Dopo tutti questi mesi avresti dovuto sapere l'italiano meglio dell'inglese!»

«La mia insegnante non si è impegnata abbastanza, non ha creduto nelle mie possibilità», la guardò storto. «Comunque, se ti va, andiamo da me e ci vediamo un film. Avevo pensato anche ad andare a pattinare sul ghiaccio ma con queste belle gambe nude e la gonna non credo sia il caso, dovessi cadere rovinosamente a terra...»

«Se vuoi vado a cambiarmi», non tradì emozioni.

«No, preferisco le tue gambe nude sul divano di casa mia», e partì.

Trovarono traffico e lei si dispiacque per il tempo che gli faceva perdere in auto. A lui non interessava, era parte del tempo che passavano insieme.

«Ma dimmi, la tua famiglia cosa pensa di tutto questo?»

«Tutto questo, cosa?»

«Non so, immagino tu avessi una vita più regolare, prima.»

«Beh, non sono stata rinchiusa in una torre, quindi penso che se ne siano fatti una ragione», cercò di chiudere il discorso.

«Tu ci parli molto?»

Ginevra fece una smorfia.

«Se mi stai chiedendo se sanno della tua esistenza, la risposta è no. Almeno fino a qualche giorno fa, quando delle nostre "meravigliose" foto sono apparse sui giornali. Ora al massimo ho aggiunto che fate parte anche voi dello spettacolo.» Si fece seria.

«Non volevo indagare perché ho chissà quali timori che tu dica...»

«Non c'è niente da dire,» lo interruppe, «è difficile che mi confidi con qualcuno di qualsiasi cosa, bella o brutta. Sono fatta così.»

Lui le mise una mano sulla gamba per tranquillizzarla, sentiva che si stava innervosendo.

«Te l'ho chiesto perché non vorrei che si preoccupassero per te, per il fatto che non ci sei mai, per la scuola, per gli orari e perché magari non sanno con chi sei. In realtà avrei preferito che mi rispondessi che sapevano tutto.» Silenzio. «Più o meno.»

GinevraWhere stories live. Discover now