Chapter 24

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Seguii Jace fuori, c'era un sacco di vento e avevo freddo.

Eravamo nel parcheggio pieno d'auto e sentivo la gente ancora in coda per entrare, urlare ubriaca e far casino.

Vidi Jace tirare fuori dalla tasca dei jeans le chiavi della sua macchina parcheggiata di fronte a noi.

"Sali" mi ordinò.

Avevo freddo, quindi feci come mi aveva chiesto e salii al posto del passeggero.

Eravamo di nuovo da soli, in uno spazio ristretto.

"Fammi vedere i polsi" mi disse accendendo la luce nell'abitacolo.

"I miei polsi stanno bene, è il tuo sopracciglio che mi preoccupa" risposi vedendogli uscire il sangue lungo la tempia e la guancia.

"Non è normale che tu perda così tanto sangue" dissi accarezzandogli una guancia mentre controllavo la ferita.

"Non fare così" sussurrò.

"Così come?" chiesi abbassando lo sguardo nei suoi occhi.

"Come se ti importasse qualcosa" ribatté.

"Non fare l'ingenuo, è ovvio che mi importa di te" dissi aprendo il cruscotto della macchina per vedere se magari c'era qualche panno o qualcosa di simile per tamponargli quella brutta ferita.

"Perdo così tanto sangue perché sotto il sopracciglio è pieno di capillari e il genio me ne ha spaccato uno" brontolò cambiando discorso.

"Non trovo nulla per tamponare... anche se secondo me, ti ci vorrebbero un paio di punti... dovremmo andare al pronto soccorso" dissi.

"Certo, glielo spieghi tu ad Olga" disse lui sarcasticamente.

"Ti vedrà comunque il taglio" dissi e lui roteò gli occhi, sapendo che avevo ragione, ma troppo orgoglioso per ammetterlo.

Jace si slacciò la felpa e se la tolse, sotto aveva una maglietta bianca a maniche lunghe. Si tolse anche quella sollevando le braccia dolorante e rimasi imbambolata a guardare il suo torso nudo.

Si infilò di nuovo la felpa nera e mi porse la maglietta bianca.

"Usa questa per tamponare" disse.

"Si rovinerà" spiegai.

"E' solo una maglietta" disse lui in risposta.

L'afferrai dalle sue mani e la piegai per pulirgli il viso.

Jace allungò la mano verso la radio e l'accese.

Stavano trasmettendo una di quelle canzoni sconosciute che si sentono solo di notte, quando tutti dormono o sono troppo stanchi per curarsi della musica alla radio.

Era un lento, la voce della cantante era dolce e melanconica, quasi un sussurro come una tetra ninnananna sulle note di un pianoforte i cui tasti erano alleggeriti dal tocco lieve del musicista.

Jace piegò la testa poggiandola sullo schienale.

Mi stava guardando negli occhi, mi rimise un ciuffo di capelli che mi era sfuggito dalla treccia dietro le orecchie.

La musica ci circondava e ci coccolava, mentre io iniziavo a tamponare il sangue sotto l'occhio verde di Jace che scrutava attentamente i lineamenti del mio volto.

Tamponavo il sangue con la stoffa della maglietta accarezzando i suoi lineamenti magri e spigolosi.

"Mia madre vuole che io stia lontana da te" ammisi senza pensarci.

Non so perché mi venne in mente, ma forse era solo un argomento per fare conversazione.

Anche se a pensarci meglio la scelta di abbigliamento imbarazzante di Ethan sarebbe stata un'argomentazione più allettante di mia madre.

LilyDonde viven las historias. Descúbrelo ahora