Chapter 26

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Lunedì mattina dovetti passare in presidenza con Jace per farci autorizzare l'assemblea d'istituto per mercoledì e speravo solo di non imbattermi in Sean.

Per fortuna domenica in chiesa ero riuscita ad evitarlo, ma a scuola non si poteva mai sapere.

Aveva spifferato la storia tra me e Jace a mia madre senza neanche un motivo valido.

Anche perché io e Jace avevamo praticamente smesso di parlare, dopo quanto era accaduto nel suo pick-up la scorsa settimana mi sentivo terribilmente in imbarazzo per non parlare della telefonata che ricevette dopo e dei suoi scatti di nervosismo al centro commerciale e quando parlammo in auto del concerto.

L'unico lato positivo di quella settimana era che mio padre non era tornato per il fine settimana, disse che aveva un convegno importante a Seattle e che non sarebbe tornato prima di mercoledì. Solo fortuna. Era l'ultima persona che avevo intenzione di vedere.

"Lily?" mi richiamò Jace lungo il corridoio.

"Eh?" risposi io distratta, non ricordavo neanche più che stesse camminando al mio fianco.

"Sembri distratta" decretò squadrandomi pensieroso.

"Sono Lily" scherzai sollevando le spalle accennando ad un falso sorriso. Tutti quanti sapevano che la concentrazione non era il mio forte. Anche sei in quel momento mi sforzai terribilmente cercando di far apparire un sorriso che non sembrasse un ghigno.

"Giusto" sorrise lui avvicinandosi con me al mio armadietto.

Aprii il lucchetto che avevo finalmente fatto cambiare e presi il libro per l'ora successiva.

"Che lezione hai?" mi interrogò appoggiando una spalla contro l'armadietto di fianco al mio; il suo tono era curioso, sembrava volesse semplicemente parlare... del più e del meno. Come due persone normali.

Il problema era che io non ero più una persona normale, non lo ero mi stata e i miei continui sbalzi d'umore erano la prova del fatto che avrebbero dovuto internarmi.

Di fatto anche Jace non era esattamente una persona stabile... anche lui aveva così tanti sbalzi d'umore che mi girava la testa a stargli dietro.

Mi accorsi che era la prima vera conversazione che intrattenevo con Jace da una settimana.

Era strano non passare più molto tempo con lui; mi mancava, devo ammetterlo.

Il problema era che non potevo stargli accanto, sfruttarlo affinché mi tirasse su il morale. Provava dei sentimenti per me e lo aveva ammesso senza esitare, mentre io avevo paura solo al pensiero di potermi... affezionare a lui.

Avevo anche la netta sensazione di star giocando con il fuoco e che ben presto mi sarei bruciata: benché non avesse esitato nel dirmi cosa provava per me mi stava tenendo all'oscuro di quelle telefonate; anche se non mi riguardavano, sentivo il bisogno di conoscere meglio i suoi pensieri, nonostante dicendomi che mi amava mi rivelò più di quanto avrebbe mai voluto.

"Storia, devono consegnarmi il test della settimana scorsa" spiegai richiudendo l'armadietto e iniziando a fissare il libro di testo che era diventato stranamente interessante.

Stavo decisamente cercando di evitare il suo sguardo per due ragioni: la prima, mi sentivo in imbarazzo a parlare con lui dopo una settimana che non ci sentivamo, come nulla fosse; la seconda, avevo l'impressione che se avessi incontrato quegli occhi avrebbero letto il dolore nel mio sguardo, perché malgrado tutto, Jace era la persona che mi conosceva meglio in assoluto, mentre io continuavo a non conoscere lui.

Mi misi lo zaino in spalla e ripresi a camminare lungo il corridoio; logicamente, Jace continuava a seguirmi.

"Com'era andato?" mi chiese curioso.

LilyWhere stories live. Discover now