Chapter 43

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Le sue mani erano ferme sulle mie guance.

"È impossibile..." Si alzò di scatto avvicinandosi alla finestra.

"Jace..." Lo chiamai.

Avevo paura fosse arrabbiato con me, o peggio... con se stesso.

Era fisso davanti alla finestra. Non si voltava, non parlava. Era immobile.

Non diceva nulla.

Si voltò a guardarmi e abbassai lo sguardo.

Non capivo cosa stesse provando.

"Scusami" disse.

Le lacrime scendevano sul mio volto e non sapevo come raccontargli quello che mia aveva fatto mio padre.

"Jace..." Provai a parlare.

"Ti sarò vicino..." Mi interruppe avvicinandosi a me e abbracciandomi "qualsiasi cosa tu scelga di fare, la affronteremo insieme. Te lo prometto" disse.

Il suo abbraccio era forte e sicuro.

Il suo tono era fermo e deciso e la sua voce non tremava.

Come riusciva ad essere sempre così sicuro di tutto? Come faceva a non avere ripensamenti? Ad essere sempre sicuro di quello che provava? Delle emozioni che sentiva?

Io invece tremavo, avevo lo sguardo fisso nel vuoto e non sapevo cosa pensare.

Non avevo neanche pensato se tenere o meno il bambino.

Ero sicura fosse di mio padre.

Era un orribile presentimento e logicamente, tenere il bambino in quelle condizioni era impossibile.

Non poteva nascere e non potevo nascondere la verità a Jace.

Non sapevo da dove partire.

"Devo fare un test di paternità" confessai senza pensarci troppo.

Avevo deciso di partire dalla parte peggiore.

Le sue mani sulla mia schiena esitarono per un secondo e sciolse l'abbraccio.

Mi guardò cercando di leggere i miei occhi.

"Che vuol dire?" Mi chiese. Si asciugò le lacrime.

"Lily..." Mi incitò respirando pesantemente. Si stava agitando.

I suoi occhi mi giudicavano.

Lo vedevo.

Distolsi lo sguardo dal suo.

Mi vergognavo così tanto.

Era disgustoso quello che era successo e il solo pensiero mi faceva venire i conati di vomito.

Mi facevo schifo da sola e capivo perfettamente quanto lui si sentisse tradito.

"Parla" disse.

Io restavo zitta senza guardarlo e piangendo, non sapevo da dove iniziare a raccontare.

"Parla..." Disse di nuovo senza ottenere risposta.

Lo odiavo. Odiavo non riuscire a spiegargli come mi sentivo.

"Parla, maledizione!" Scattò facendomi rabbrividire e piangere ancora di più.

"Non è come credi" tentennai sollevando lo sguardo verso il suo. La mia voce era strozzata in gola.

LilyWhere stories live. Discover now