Andrea Belotti

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Su richiesta di Erymarrazzo

Andrea Belotti, Torino

"Erika!"

L'urlo della mia migliore amica non servì a scuotermi. Quando avevo visto la macchina spuntare all'incrocio, mi ero paralizzata all'istante. Il suono del clacson risuonò per tutta la strada di Torino.
I miei piedi però si erano piantati sull'asfalto e ci sarei rimasta sicuramente secca se il ragazzo che guidava l'auto non avesse avuto i riflessi di sterzare in tempo. L'auto mi schizzò di fianco, fermandosi bruscamente pochi metri più avanti.

"Bastardo" borbottai tra me e me, portandomi una mano sul cuore. Non mi ero mai spaventata tanto.
Solo allora raggiunsi la mia migliore amica al lato della strada.

"Chi è questo coglione che ha tentato di uccidermi?" sbottai cercando di riprendermi dallo spavento.

"Ora lo scopriamo" mi disse lei, altrettanto sollevata.
Mi prese per mano e mi trascinò vicino alla macchina. Io cercai di controllare il respiro, una volta appurato che il mio cuore non stesse dando segni di cedimento per infarto - anzi, batteva ancora troppo forte, senza darmi un attimo di tregua.

Prima che la mia migliore amica potesse bussare sul finestrino, la portiera si aprì e un ragazzo scese dall'auto e ci venne incontro. Ero arrivata lì, pronta ad urlare e a sfogarmi per lo spavento preso. Poi la voce mi si bloccò in gola senza che mi spiegassi il perchè, nel momento in cui incontrai i suoi occhi marroni.

Alessia si girò verso di me. Anche lei si aspettava una reazione piuttosto colorita da parte mia e si era meravigliata che non fosse arrivata. In quel momento mi resi conto che lei era molto più arrabbiata di me.

"Scusa! Ho perso il controllo dell'auto" si giustificò il ragazzo di fronte a noi.

Quelle parole servirono a svegliarmi un po'. Distolsi lo sguardo dal suo.

"È questa la versione che racconterai ai carabinieri?" ribattei senza guardarlo, tirando velocemente il telefono fuori dalla tasca.

"Ma tu sei lui!" esclamò Alessia afferrandomi il polso. Il ragazzo non disse niente e rispose con un sorriso.

"Lui chi?" chiesi confusa. Non avevo mai visto quel ragazzo in vita mia.

"Ovvio" ribattè divertito il ragazzo, come se fosse già stato sicuro che non lo avrei riconosciuto.

Mi voltai di nuovo verso di lui, cercando di non guardarlo negli occhi. Non sapevo perché mi avessero immobilizzato la prima volta, ma non volevo rischiare che succedesse di nuovo.
Non aveva niente di familiare.

"E tuo padre tifa anche Torino!" esclamò la mia amica sbattendosi una mano sulla fronte.
"Lascia stare" mi disse poi.

Bene! Non mi interessava chi fosse, ma solo quello che aveva appena fatto. Forse lei si era già scordata che stavo per essere investita, io no!

"Chiunque tu sia, di certo non sai guidare!" lo sgridai incrociando le braccia al petto.

Lui rise, facendomi arrabbiare ancora di più. Menomale che almeno lui trovava divertente la situazione!

"Adesso non so più se sei arrabbiata per la macchina o perché sei l'unica che non sa chi sono" mi prese in giro. La mia migliore amica si fece scappare una risata e io sgranai gli occhi.

"Ti ho detto che non mi importa niente di chi tu sia. Hai rischiato di ammazzarmi" gli puntai il dito contro.
"E tu smettila" piantai una gomitata nel fianco di Alessia. Avrei gradito un minimo di sostegno.

grenade» one shots of footballers [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now