Fernando Torres

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Dedicato a Draxlerismybae😍❤

«Rojiblancos
de corazon🌟»

Cadere dallo skateboard non era mai stata una cosa buona. Eppure l'universo quel giorno sembrava avercela con lei, doveva farsi male in tutti i modi. Non era mai caduta così tante volte nello stesso giorno, stava infragendo il suo record. Non portava più ginocchiere, casco, gomitiere o qualsiasi cosa si necessitasse per non farsi male da molto tempo. Le davano fastidio ed era convinta non le servissero per niente. E invece quel giorno aveva così tanta sfortuna addosso che le ricacciò fuori dal borsone e fu costretta a mettersi tutte le protezioni necessarie, una per una. Neanche i tre strati di vestiti la potevano aiutare, era una persona freddolosa, ma ora la felpa nera voleva solo negarle un po' di comodità per le gomitiere, ed era troppo lunga, dando fastidio anche alle protezioni sulle mani. Sbuffò, ma niente poteva impedirle di fare quello che amava. Andare sullo skateboard.

Era alla base della rampa, pronta a riscendere giù. Quella di prima doveva essere l'ultima caduta della giornata. Quella di quel momento doveva essere la volta buona. Per forza.
Era la regina dello Skatepark di Madrid, ma non lo era perché cadeva in una pista da esordienti. Quella dei professionisti e dei ragazzi erano chiuse per un controllo, quindi era costretta a stare lì. Eppure ci stava cadendo.
Si diede due colpetti in rapida successione sul casco e alzò lo skateboard col piede. Un ultimo respiro e poi portò anche l'altro piede sulla punta di quello.
Non era contemplato per lei essere così in ansia in una pista di esordienti, quasi completamente vuota oltretutto. Si buttò senza più pensarci. Era così che doveva andare. Senza pensare alla tecnica, alla vergogna e all'orgoglio. Quel giorno evidentemente doveva ricominciare da capo. Ma doveva fare come sempre, in ogni caso, senza pensieri.

Due giri senza cadere le bastarono per riprendere la momentanea sicurezza, ma durò pochi secondi. Al terzo giro era di nuovo lì, alla base opposta della rampa, a terra. Si sdraiò disperata e con un calcio allontanò lo skateboard. Non voleva mandarlo troppo lontano, ma quello cadde giù. Anzi, l'aveva spinto così forte, quasi senza rendersene conto, che con la coda nell'occhio, nonostante fosse stesa per terra, lo vide sbucare dall'altro lato e continuare la sua strada sempre più lentamente fino alla grata, dove si fermò definitivamente. Non aveva nemmeno voglia di andarlo a riprendere.

Non le importava di chi altro ci fosse lì e che poteva arrivare e atterrare su di lei, rimase come stava a guardare in alto, convinta che lassù ci fosse qualcuno che era contro di lei per qualche motivo. Non si mosse, fino a quando una mano comparì nella sua visuale. Due mani, in verità, una tesa per rialzarla, l'altra col suo skateboard. La afferrò senza pensarci troppo. Più che altro, da sola non si sarebbe mai alzata.

"Che si fa, Jules, si cade nella pista esordienti?" disse il proprietario delle mani. Giulia fu davvero sollevata nel vederlo.

"Nando, per fortuna ci sei tu - sospirò - ma che ci fai qui?"

"Ho bisogno di staccare la spina ogni tanto. Qui è tranquillo, e poi sapevo che ci avrei trovato anche te" le sorrise e le porse lo skateboard.

Lei lo afferrò, ancora poco convinta, e lo ringraziò. Ma le era passata la voglia di riprovare. Riprovare quel giorno era sinonimo di cadere, quindi era anche sinonimo di mai. Era pronta a togliersi il casco, ma si fermò quando lui le bloccò la mano.

"Smetti così presto? Sono appena arrivato"

"Mi dispiace, ma sei in ritardo, la sfortuna è arrivata prima di te. Ti ringrazio se almeno mi accompagni a casa"

"È andata male?"

"Male? Non riesco più a stare in piedi"

"Dai, ti aiuto io" Lei tentò di replicare, ma lui aveva già ripreso lo skateboard dalle sue mani e poggiato a terra, spingendola a salire.

"Nando so andare sullo skateboard, mi fai solo il solletico!" esclamò quando lui le poggiò una mano sul fianco, per mantenerla in equilibrio in caso ce ne fosse stato bisogno.

"Zitta, che solo così sei alta come me" replicò lui dandole l'altra mano. Lei intrecciò le loro dita per quanto la protezione glielo permettesse.

"Potrei benissimo mettere i tacchi. Poi vedremo chi è più alto di chi"

"Tanto non li metti mai e non li sai portare, sono al sicuro"

Come risposta, lei contò sulla sua presa e saltò dallo skateboard. Allacciò le gambe alla sua vita e lui la tenne stretta ridendo.

"Ora sono più alta io" commentò soddisfatta.

"Questione di centimetri" smentì lui.

Questione di centimetri era la distanza che li separava. Ed era ancora troppa. Troppa, troppa da essere mantenuta ancora per lungo tempo.

"Non sfidarmi Nando, potrei arrivare in groppa a un elefante solo per gridartela da lì, la questione di centimetri"

"E se invece io ti sfidassi?"

"Provaci"

E ci provò. Ma non la sfidò a essere più alta di lui, a trovare uno dei suoi folli metodi per farlo ridere e confermare quello che diceva. La sfidò con un bacio. La sfidò a non sorridere, e vinse. La sfidò a non ricambiare, e vinse. La sfidò a non amarlo, e vinse.
Cadere dallo skateboard non era mai stata una cosa buona, prima di allora.

grenade» one shots of footballers [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now