Giovanni Simeone

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Su richiesta di mvrtjna💘

«Ij tengo o cor
Genoano»
💙

Eravamo in quel campetto da ore. Il tempo passava e neanche ce ne accorgevamo, il sole tramontava e neanche ci facevamo caso. Io ero fra i pali, con i miei guantoni, e lui era lì, sul dischetto a tirare, ad aiutarmi, ad insegnarmi i trucchi da portiere - del tipo come riconoscere il momento giusto di saltare, di uscire dall'area - nonostante non lo fosse. Mi ripeteva che il portiere non doveva pensare solo da portiere. Il portiere doveva pensare anche da attaccante, o chi per esso. Doveva entrare nella testa di chi aveva davanti.
Proprio per questo sosteneva di essere la persona più indicata come allenatore.
E andavamo avanti da tutta la giornata, senza soste. Glielo avevo chiesto io di aiutarmi, di non fare pause, e lui non si era nemmeno lamentato. Tirava la palla e mi correggeva se c'era qualcosa da correggere, mi consigliava se aveva qualche trucco in più. Se io avessi voluto continuare, l'avrebbe fatto, lo sapevo. Ma dopo qualche minuto di troppo, dopo aver parato un ultimo tiro, mi accasciai vicino al palo. Ormai il cielo era rosato, ma il sole ancora splendeva dietro le nuvole.
Appoggiai la schiena al palo e rilanciai la palla indietro, chiudendo gli occhi.
La mia testa mi diceva di rialzarmi e continuare, ma dentro di me c'era qualcos'altro che me lo impediva. I miei muscoli si rifiutavano.
L'unico movimento che riuscii a fare fu quello di togliermi i guanti e passarmi una mano sulla fronte, per asciugare il sudore che diedi per scontato ci fosse.
Sospirai pesantemente, mentre nel campo si sentiva solo il rumore del vento. Probabilmente sarei crollata lì dov'ero se fossi stata da sola, e mi sarei risvegliata direttamente la mattina dopo, comunque stanca.
Ma lui si avvicinò, costringendomi ad aprire gli occhi, mentre si piegava sulle ginocchia per arrivare al mio livello.
Quando mi sorrise un pizzico di forza ritornò dentro di me e risposi allo stesso modo.

"Non ce la fai più?" chiese lasciando al suo fianco il pallone che aveva recuperato.

"No" risposi con un filo di voce, scuotendo la testa. Lui rise e io mi domandai come facesse ad essere ancora così pieno di forza. Certo, lui era un calciatore professionista ed io no, ma era comunque stancante.

"Non pensavo di averti sfinito così presto" commentò per provocarmi, ma ero troppo stanca per rispondere.

"Grazie per avermi aiutato" risposi invece.

"Visto? Sono meglio di Darko, o no?"

Quella volta risi. Sapevo bene che fosse geloso di Darko, che era solito venirmi a vedere giocare, anche se provava a non darlo a vedere - certe volte. Era uno dei miei migliori amici, e non lo sopportava. Quel giorno mi aveva prestato la sua maglia, come al solito, ma per fortuna dopo aver letto Lazovic sulla mia schiena, nonostante si fosse sicuramente arrabbiato, non si era rifiutato di aiutarmi ugualmente.

"Non lo so, ci devo ancora pensare. Darko è così gentile e disponibile" dissi per infastidirlo, e funzionò. Abbassò lo sguardo e serrò la mascella, com'era solito fare da arrabbiato.

"Benissimo" commentò, provocando la mia risata.

"Sto scherzando, non te la prendere" dissi dandogli un colpo sul braccio.

Lui rialzò la testa e mi sorrise di nuovo, finalmente. Mi fissò per qualche secondo, senza dirmi il perché. Anzi, cominciai a preoccuparmi - ci eravamo allenati per ore, dovevo avere un aspetto così orribile da un sicuro non ho parole.

"Tranquilla" disse infine.

"Sono davvero così ridotta male?" chiesi indicando la mia faccia.

"Sei bellissima" mi rassicurò con tono dolce.

"Bellissima? Siamo stati qui per tutta la giornata, sono sicuramente sudata e in disordine, distrutta tanto da non riuscire ad alzarmi. Minimo dovresti girarti e vomitare, e mi dici che sono bellissima?"

"Se proprio vuoi saperlo, sei anche più bella del solito"

"Stai scherzando, vero?"

"Non immagini nemmeno quanto tu sia bella in questo momento" continuò e mi prese le mani con delicatezza.

Nessuno sarebbe riuscito a farmi sentire come lui. Nessuno mi avrebbe detto quello che mi diceva lui. Per nessuno avrei provato quello che provavo per lui.
Con un frase era stato capace di riportarmi a quella mattina, quando ero ancora piena di voglia e di forza, svegliandomi dalla stanchezza che mi stava facendo crollare.
Strinsi più forte le sue mani, portandomele al petto.

"E tu non immagini quanto io ti sia grata per tutto quello che fai per me" dissi sincera.

"Cosa mi ringrazi a fare? Io farei tutto per te, dovresti saperlo. Al contrario di Darko" l'ultima frase la borbottò sottovoce, ma io la sentii lo stesso.

"Darko è uno dei miei migliori amici, ma quello che tu fai per me non lo fa nessuno"

"Sapessi tu quello che fai a me. Mi mandi in tilt" confessò abbassando lo sguardo.

"Mi bacieresti anche in queste condizioni?" chiesi allora. La sua reazione mi fece ridere e me lo fece amare ancora di più, allo stesso tempo.

Rizzò la testa di scatto e mi guardò sorpreso con un mezzo sorriso.
Una risposta l'ho avuta, ma non a parole. Le parole in quel momento non servivano più. Mi serviva lui, mi serviva farmi stringere fra le sue braccia, mi serviva sentire le sue labbra sulle mie. E lui mi capì, e quando si avvicinò la stanchezza volò via, lasciando il posto ad un tenero bacio, che non dimenticherò mai.

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Scusami per gli eventuali errori grammaticali
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grenade» one shots of footballers [IN REVISIONE]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang