Paulo Dybala

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Dedicato a Erymarrazzo

Paulo Dybala, Juventus

Senza riuscire più a trattenere le lacrime sbatté la porta della stanza, lasciando Paulo seduto sul letto, e corse nel salone. Le bastò uno sguardo alla pioggia che batteva sulla finestra per convincerla a rimanere dentro casa. Afferrò la sua coperta e si gettò sul divano, coprendosi e scoppiando in singhiozzi. Li aveva trattenuti per tutto quel tempo e non ne poteva più. Bagnò la stoffa dei cuscini con le lacrime, sperando che il ragazzo non uscisse dalla stanza e soprattutto non venisse da lei, sperando che non la sentisse.
Cacciò fuori una mano dal mondo buio che si era appena creata e accese a memoria la lampada sul tavolino, senza guardare oltre il lembo del plaid. Cercò di asciugarsi le guance con la mano e con la stessa con cui aveva acceso la luce afferrò il suo libro preferito, che aveva finito quel pomeriggio per la milionesima volta. Bene, l'avrebbe riiniziato la milleunesima, trovando conforto nella sua amata lettura. La luce arrivava attraverso la coperta, ma non era il buio a impedirle la vista. Le lacrime continuavano a riformarsi nei suoi occhi, nonostante i continui tentativi di cacciarle via. Le parole correvano sfocate nella sua mente. Poco male, conosceva a memoria la scena in cui Michael baciava Reina per la prima volta, conosceva ogni singolo momento della morte di Evelyn e Malcolm, poteva ripetere parola per parola esattamente la descrizione del decollo dell'areo di Angus che lasciava Los Angeles. Quel libro la accompagnava da quand'era bambina, la consolava e lo conosceva come se stessa. Conosceva le macchie sulle pagine, quelle di cibo per quando se lo portava a tavola per leggere mangiando, quelle di lacrime versate per quando leggeva le scene più tristi e commoventi. Quella volta però stava piangendo per un altro motivo. E avrebbe tanto voluto che quel pomeriggio non l'avesse vissuto, ma fosse stato solo un capitolo. Solo un capitolo della storia di Michael e Reina, sapendo che le sarebbe bastato voltare qualche pagina per lasciare il punto critico alle spalle e leggere la riconciliazione. Invece il suo seguito non era stato scritto, non poteva andare a leggere la fine. Non poteva sapere cosa aspettarsi. Non poteva sapere se si sarebbe sistemato tutto o se niente sarebbe stato come prima.
Col dito seguì il bordo delle pagine fino al suo segnalibro fisso, che rimaneva sempre alle ultime pagine, quelle che più amava leggere. Aprì il libro a quell'altezza e si impose di non lasciarsi più offuscare la vista delle lacrime.
"Sei la ragazza più importante della mia vita, non mi interessa cosa pensi di me e non mi interessa cosa io abbia pensato di te quando abbiamo litigato. Non è stata sicuramente l'ultima volta, ma ti amo ed è l'unica cosa che varrà sempre come principio" disse Mich l a Reina.
Lesse. Una parte del nome di Michael era cancellato, la pagina rovinata da un'altra sessione di pianto.
Chissà se Paulo l'avrebbe mai stretta e le avrebbe ripetuto quelle parole.
Come aveva potuto ferirla per qualcosa di così stupido? Gli aveva ripetuto almeno un milione di volte che non sarebbe partita, che non avrebbe lasciato l'Italia, ma lui non le aveva creduto. Il suo sogno era andare a Londra, ma non l'avrebbe mai fatto da sola, senza di lui. Da quando lui aveva scoperto che il fratello le aveva fatto la proposta di seguirlo, non le aveva creduto. Era convinto che l'avrebbe lasciato e così, per non rimanere ferito l'aveva preceduta. E aveva ferito lei.

Lei alzò la coperta il tanto che le bastava per tendere un orecchio, dato i passi che aveva udito. Si, Paulo stava tornando. Scattò seduta con il libro fra le mani, lo chiuse rapidamente ma con cura. Non si era resa conto delle lacrime che non si erano fermate e cercò di farle sparire con la coperta, proponendosi di non farle più ricomparire. Ma sarebbero scese lo stesso, lo sapeva. Spense la luce, lasciando la stanza nella penombra, sperando che in qualche modo la aiutasse.
In pochi secondi Paulo era tornato da lei. Rialzò il libro che era caduto per terra e glielo porse. Lei non lo prese, lasciando che fosse lui a posarlo. Lo fissò mentre lo metteva al suo posto e riaccendeva la luce che aveva da poco spento.

"Noi abbiamo vissuto più avventure di Michael e Reina" disse il ragazzo guardando il libro, senza voltarsi.

"Che importanza ha? Tanto non ne avremo più" rispose lei con voce tremante.

"Delle avventure?"

"Io vado a casa di mio fratello" disse lei, sicura di non saper più come continuare la conversazione. E soprattutto sicura che il fratello l'avrebbe saputa consolare, al contrario di tutti gli altri.

"Sei impazzita? Piove a dirotto" fu la risposta.

"Si, sono impazzita" concluse alzandosi e voltando il viso verso la finestra. Sentiva gli occhi gonfi, che prima o poi avrebbero ricominciato a cacciar fuori le cascate del Niagara.

"Anche io" quella risposta la stupì, tanto da convincerla a guardarlo negli occhi e rispondere.

"Sai, pensavo di avertelo detto quando mi ha fatto la scenata di poco fa, ma non pensavo che avessi capito! Ti detesto Paulo" buttò giù.

"Io no. Io ti amo. Ti amo ed è per questo che avevo paura di perderti. Non ti lascerò mai più"

Ecco, ora si che non sapeva più che cosa dire. Non sarebbe riuscita a litigare, non sarebbe riuscita a rispondere con qualcosa di dolce. Provò ad aprire la bocca, ma nessun suono decise di farsi avanti e uscire fuori. Questo lo fece ridere. Le si avvicinò e continuò per lei.

"Si, sono impazzito. Ti amo e non c'è bisogno di rispondere" per dimostrarglielo la baciò. Lei continuò a piangere, ma non per la tristezza. Era il bacio più dolce che qualcuno le avesse dato. Quello era il ragazzo che più amava e non avrebbe mai scambiato Londra per lui.

grenade» one shots of footballers [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now