Neymar Jr (3)

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Su richiesta di eliiiii_04

«Je dors, je bois, je vis PSG!»

Nonostante lei continuasse a urlargli di tornare indietro, lui non ne voleva proprio sapere.
Le parole non sembravano nemmeno raggiungere le sue orecchie, ed era proprio così, perché una sola frase rimbombava nella sua testa.

Sapessi che 'la tua piccolina' me la sono portata a letto.

Continuava a sentire la voce del suo compagno di squadra che gli ripeteva costantemente quelle parole nelle orecchie.
Le immagini di quello che era accaduto quella sera, pochi minuti prima, continuavano a scorrere davanti ai suoi occhi, incessanti.

"Ti squilla il telefono!" gli aveva gridato Dani Alves, suo compagno di squadra e grande amico.
"Chi è?" gli domandò senza smettere di sistemare la sua roba nella borsa, per tornare a casa.
"Meu amor" lesse ad alta voce l'amico, prendendo il telefono in mano e passandoglielo.
Le rispose chiudendo la zip del borsone, pronto per andare da lei, che l'aveva chiamato proprio per dirgli che lo stava aspettando fuori.
"Arrivo piccolina" le aveva detto sorridendo, anche se sapeva che non poteva vederlo, e chiuse la telefonata.
"Sapessi che 'la tua piccolina' me la sono portata a letto" aggiunse Dani col tono più serio possibile, nonostante stesse scherzando per vedere la sua reazione, e in quel momento tutto gli parve crollare addosso.
Nemmeno il tempo di poter sentirsi dire "amico, ti sto prendendo in giro" che già si era precipitato fuori dalla palestra, senza pensare ad altro.

Lei lo aveva salutato inutilmente, perché appena la vide il suo cervello andò ancor più in confusione, spingendolo a correre via.
Aveva già sofferto tanto per amore, ma la cosa che lo spaventava di più non era affrontare di nuovo la situazione, ma il perdere lei.
Davvero era andata a letto con il suo amico? Sarebbe stato semplice chiederglielo, e sapeva che con un 'no', sarebbe tornata la calma e tutte le sue sicurezze, ma la verità è che aveva paura di ricevere un 'si' come risposta.

"Ma che è successo?" continuò a chiedergli mentre tentava di corrergli dietro, e ancora una volta non ottenne risposta.

"Te lo dico io" le rispose Dani, che era appena uscito dalla palestra per inseguirlo e dirgli che stava scherzando, e l'aveva raggiunta.

"Muoviti allora" lo esortò mentre rallentava e prendeva fiato.

"Ecco, potrei avergli detto che siamo andati a letto insieme dopo la tua telefonata" le raccontò guardando dall'altra parte, aspettando già uno schiaffo.

"Tu potresti che cosa?" ripetè palesemente arrabbiata, ma picchiarlo non era la sua priorità, non ancora.

"Perché?" gli chiese ricominciando a correre.

"Stavo scherzando, ma lui è corso subito via senza darmi il tempo di dirglielo" le spiegò velocizzando il passo come lei.

"Sei un coglione!" lo sgridò.

Lui non ebbe niente da ridire sull'affermazione, e chiamò il suo amico, che finalmente si fermò, permettendo a loro di raggiungerlo.

"Non prendere mai più una corsa del genere" gli disse lui ansimando.

"Sul serio? È tutto quello che hai da dirgli?" lo sgridò lei, prendendo fiato.

Stava letteralmente per strozzarlo. Come aveva potuto sparare una cazzata del genere? E a quale scopo, poi?
Odiava gli scherzi stupidi, e quello poteva decisamente essere catalogato fra quelli.

Era una cosa così stupida che si meravigliava anche dello stesso fatto che lui ci credesse. Se pensava che fosse capace di una cosa del genere, si sbagliava di grosso.

"No, hai ragione" rispose, spostando l'attenzione al suo compagno.

"Certo che ce l'ho" sbuffò prima che potesse riprendere a parlare.

"Non pensavo che avresti reagito in questo modo, al massimo che avresti dato di matto senza scappare via. Stavo solo scherzando, io e lei a stento ci parliamo" gli spiegò, ma non era ancora del tutto convinto.

"Sei un coglione" mormorò dandogli un pugno sulla spalla.

"Gliel'ho detto anche io" aggiunse la ragazza, prima di trovarsi stretta in un abbraccio.

Dopo dei terribili minuti in cui aveva temuto il peggio, abbracciarla era il minimo che desiderasse fare.
La strinse più forte che potè, e quando la lasciò andare, la baciò, ancora e ancora, senza curarsi minimamente di Dani che, in imbarazzo, fingeva di giocare con un sassolino. Anzi, era quasi un modo per dimostrargli un semplice concetto, qualcosa che avrebbe voluto scriverle direttamente in fronte, perché chiunque la guardasse ci leggesse 'non la devi nemmeno guardare, perché è proprietà privata'.

Si staccarono solo perché erano entrambi senza fiato, ma Dani aveva intuito che avrebbero ricominciato a breve.

Fece per allontanarsi e lasciarli soli, ma per quanto la allettasse, non era quello il suo piano.

"Fermo dove sei" lo bloccò prima che potesse andare via, non l'avrebbe passata così liscia.

"Volevo togliere il disturbo" si scusò, non vedendo il motivo per cui l'avesse fermato dall'andare via.

"E io mi voglio togliere uno sfizio" lo avvisò, e poi gli mollò uno schiaffo.

"Questo è per aver preso in giro il mio ragazzo e per avermi messo in mezzo" disse.

"Me lo meritavo" annuì portandosi una mano sul punto colpito.

"E quanto a te, questo è per aver creduto a una stronzata del genere" spostò l'attenzione al fidanzato, tirandogli un orecchio.

"Ahia, sei impazzita?" la riprese ridendo.

"Anche tu lo meritavi" gli rispose, tornando a baciarlo.

"E questo per cos'era?" le domandò dandole un altro bacio a stampo.

"Ti amo" gli disse, e stavolta nessuno dei due aveva intenzione di fermare Dani dall'andarsene, anche perché ormai, interamente presi l'uno dall'altra, si erano completamente dimenticati della sua presenza.

grenade» one shots of footballers [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now