Neymar Jr (2)

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Su richiesta di Chrisdarkasgard🔥

«Reine de France»

Appena salii sulla nave, ero già convinta di non sedermi dentro. Faceva un caldo bestiale e dovevo trovarmi assolutamente un posto fuori, e all'ombra.
Mi precipitai per le scale e andai a cercare il luogo delle mie aspirazioni, mentre tante altre persone avevano avuto la mia stessa idea. Per fortuna ero stata una delle prime a imbarcarmi, aspettandomi la situazione in cui mi ero trovata, e riuscii a sedermi dove desideravo.

Mi rilassai, mentre un soffio di aria fresca passava fra i miei capelli. Due signore si sedettero pesantemente al mio fianco, anche loro sofferenti per il caldo, ma non furono loro le passeggere ad attirare la mia attenzione.
Di fronte a me un ragazzo teneva per mano un bambino biondo, che prese subito posto, impaziente, non volendo più stare in piedi.
Sedendosi tirò anche il ragazzo con sè e anche lui fu costretto a fare lo stesso, non che ne fosse scontento.

Per un paio di secondi i nostri sguardi si incontrarono, ma poi io distolsi i miei occhi dai suoi per prendere il cellulare con le cuffie. Ero sicura che sarei potuta rimanere a fissarlo tutto il giorno, ma forse non era il caso.

Aprii la playlist senza alzare lo sguardo e infilai le cuffie nelle orecchie. Cercai di non guardare il ragazzo e mi concentrai sul bambino, che canticchiava una canzone, quasi coprendo quella che io stavo ascoltando. I piedi non toccavano terra, e li dondolava mentre faceva sentire la sua voce a tutti noi.

Sorrisi, pensando a quando io ero piccola. Mi raccontano sempre che nei viaggi fossi insopportabile. Facevo confusione, urlavo, non riuscivo a stare ferma. Per questo ebbi pietà per gli altri che assistevano allo spettacolino, ma io non mi lamentai, essendo a conoscenza dei guai neri che a mia volta avevo fatto passare alla gente sfortunata che capitava nel mio stesso traghetto.

Rivolsi un sorriso al bambino e poi lasciai che la musica proveniente dalle cuffiette coprisse tutti gli altri rumori che potevo sentire. Scelsi la mia canzone preferita e mi lasciai alla sua melodia, mentre continuavo a osservare il ragazzo che accompagnava la peste seduta al suo fianco. Lui guardava per terra, immerso nei suoi pensieri, e io mi chiesi quali fossero. Intanto giocava con un braccialetto che teneva al polso, dopo aver lasciato la mano del bambino. Probabilmente mi incantai a guardarlo, tant'è che non ascoltai più nemmeno un pezzo della canzone e la feci partire da capo.

Va bene, ve lo concedo, nonostante questo continuai a guardarlo, mentre lui teneva gli occhi fissi verso il basso. Anche lui era così concentrato in qualcosa da non accorgersi del mondo esterno.
Infatti fui io ad accorgermi del ragazzino che lasciò il suo posto, e si diresse stranamente silenzioso dall'altro lato del ponte, per guardare il mare. Forse non voleva che se ne rendesse conto, ma il ragazzo non l'avrebbe sentito nemmeno se avesse continuato a fare rumore.

Il bambino rischiò di scomparire dal mio campo visivo, ovvero quello dell'unica persona che lo stava tenendo d'occhio, e decisi che fosse meglio non perderlo di vista, così mi alzai in piedi.
Spostandomi un po' riuscivo a scorgerlo, mentre si dondolava a destra e a sinistra guardando le onde.

In ogni modo, l'improvviso silenzio doveva essere arrivato anche alle orecchie del ragazzo, perché si girò di scatto dove avrebbe dovuto esserci il bambino e non trovandolo si guardò preoccupato in giro. Quando si rese conto che non c'era impallidì.

"Tranquillo, l'ho controllato mentre andava via. Sta guardando il mare" lo rassicurai e andai verso quella direzione.

Appena lo raggiunsi gli misi una mano sulla spalla e lo allontanai piano dal parapetto.

"È pericoloso, stai attento" sussurrai e lui si lasciò tirare indietro.

Sentii lo sguardo del ragazzo su di me e improvvisamente sorrisi, mentre davo la mano al bambino.

"Se vuoi vedere il mare ti aiuto io" gli dissi e lo presi in braccio, e dopo avergli mostrato di nuovo l'acqua, mi voltai verso il ragazzo.

"Ti ringrazio" mi disse e per qualche secondo ci guardammo negli occhi senza parlare.

"Non c'è di che. Anche io al posto dei miei genitori avrei voluto un aiuto quando viaggiavamo" gli risposi con un sorriso, appena mi ripresi.

Si avvicinò e mi prese il bambino dalle braccia e dopo avergli sistemato le maniche della maglietta lo sgridò per averlo fatto morire di paura. Io risi e lui si girò verso di me.

"Credo di doverti un favore" mi disse facendomi l'occhiolino. Io arrossii subito, non potendo ancora immaginare cosa sarebbe successo dopo.

grenade» one shots of footballers [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now