Giuseppe Rossi

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Non su richiesta

«Ed eravamo genoani
ancora prima di nascere»

Lo guardò chiudersi violentemente la porta alle spalle e capì che prima di una decina di minuti sicuramente non sarebbe riuscita nemmeno a parlargli.
Decise di lasciargli un po' di tempo per calmarsi dopo la scenata che aveva fatto. Era nervosissimo e lei lo capiva bene, e l'unica cosa che voleva fare era aiutarlo, ma finché non avesse recuperato di nuovo la calma,  almeno un pochino, la cosa le era impossibile.

L'aveva visto affrontare situazioni nettamente peggiori, infortuni molto più gravi, ma non era la gravità di quest'ultimo a preoccuparlo, considerando che l'avrebbe tenuto fuori venti giorni, ma il solo fatto di essersi fatto male un'altra volta lo mandava in crisi.

Vederlo in quella situazione era terribile, non ne poteva più nemmeno lei. Ne avevano passate tante, ed erano riusciti sempre a superare ogni situazione insieme, e si chiedeva se fosse tutta solo una prova per vedere quanto avrebbero resistito.

Dopo qualche minuto si avvicinò alla porta della stanza e bussò piano per tre volte, ma come aveva immaginato non ottenne risposta e aprì senza ricevere il consenso.

Lui era seduto per terra, appoggiato con la schiena ai piedi del letto e le braccia sulle ginocchia, mentre guardava fisso il pavimento fra i suoi piedi.
Quando notò anche una lacrima sulla sua guancia, segno che davvero non ne poteva più, anche lei sentì di poter piangere da un momento all'altro, per lui.

Chiuse senza far rumore la porta alle sue spalle e camminò verso di lui, per superarlo e sedersi al suo fianco, nella stessa posizione, e spostò il braccio solo per farlo voltare verso di lei e asciugargli quella lacrima che era arrivata a pizzicargli il mento.

"Passerà, come sempre" sussurrò ma lui scosse la testa, scostando la sua mano e riportando lo sguardo dai suoi occhi al parquet.

"Tra poco tempo tornerai di nuovo in campo e anche questo sarà passato" cercò di tirarlo su, ma lui non ne voleva sapere.

"E poi? Mi farò male di nuovo" ribattè pensando a quante volte avevano fatto quel discorso, sempre pensando che fosse l'ultimo ostacolo da superare.

"Cazzo, se parti già con quest'idea succederà di sicuro. Non ti abbattere, sei arrivato dove sei perché non l'hai mai fatto" continuò a dirgli mentre lo guardava, ma lui non pareva aver intenzione di girarsi.

"Non posso crederci che sia successo, ancora" sospirò gettando la testa all'indietro.

"Ma è così, e il Giuseppe Rossi che conosco io non starebbe qui a commiserarsi, ma già pronto a dare il massimo per rientrare in campo il prima possibile" disse ottenendo finalmente la sua attenzione.

Si girò verso di lei, per guardarla. Era l'unica persona che aveva fatto di tutto per lui senza volere niente in cambio, e ancora una volta era lì a sostenerlo, a costo di perdere tutta la notte seduta lì per terra pur di convincerlo a non mollare.

"Anche quel Giuseppe Rossi non ce la fa più, e se non fosse per te avrebbe già ceduto tempo fa" bisbigliò cercando la sua mano con la propria.

"Non è mai stato merito mio, ma solo tuo, se non hai mai gettato la spugna, perché sei la persona più forte che io conosca" gli rispose sincera, e finalmente riuscì a farlo sorridere, uno di quei sorrisi che davano un senso a tutte le cose che aveva detto.

"Mi basta averti vicino per esserlo" confessò avvicinandosi ancora di più, e poggiando finalmente le labbra sulle sue. Era l'unica cosa che riusciva a farlo stare bene. Lei. Con la mano libera la avvicinò ancora di più a sé e le accarezzò il fianco.

"Ci sarò sempre per te" gli promise quando si staccarono, senza fiato.

"Sei sempre stata la sola"

"Tu hai sempre fatto lo stesso per me, non c'è stata nemmeno una volta in cui stavo male e tu non c'eri" rispose alzandosi in piedi.

Gli tese la mano e lui la afferrò sorridendo ancora. Era sempre stato così, del resto, se uno di loro era a terra, l'altro tendeva la mano per farlo rialzare, e non si sarebbe arresso finché non ci fosse riuscito.

"Ti amo" disse appena si trovò in piedi di fronte a lei.

"Anche io, tantissimo" rispose accarezzandogli la nuca.

"Ora andiamo, ci sarà per forza qualcosa capace di tirarti su" continuò.

"No, tu sei l'unica" ribatté tornando a baciarla, e a sentirsi bene di nuovo.

-

Ebbene , ho tante One Shot da scrivere e appena trovo del tempo per un capitolo decente (spero), non è per uno fra quelli richiesti, ed è anche corto poi.

Però questo dovevo scriverlo per forza.

Sembra proprio vero che le cose brutte capitino a chi non se le merita.
Perché vorrei tanto sapere che ha fatto di male Pepito per dover sopportare un altro infortunio, anche se non è grave come quelli che ha già superato.

Lui è uno di quei calciatori che in passato ha fatto tanto per me, senza saperlo. Vorrei tanto ringraziarlo in qualsiasi maniera, ma al momento mi basta solo scrivere questa OS, perché è così, vorrei stargli sempre vicino.

È ancora davvero troppo speciale per me.

È ancora davvero troppo speciale per me

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grenade» one shots of footballers [IN REVISIONE]Onde histórias criam vida. Descubra agora