Marco Asensio

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Su richiesta di FrancySkye

«La camiseta del Real Madrid es blanca, se puede manchar de barro, sudor y hasta de sangre, pero nunca de verguenza»

Avevo portato le stampelle solo una volta prima di allora, quando a dodici anni, dopo aver insistito per tenere io il guinzaglio del cane della mia migliore amica di quel tempo, lei me l'aveva lasciato, ma io che non avevo mai avuto un cane, soprattutto così grande, non riuscii a trattenerlo e mentre cervavo di corrergli dietro caddi e mi procurai una bella distorsione.

In seguito non nè avevo più avuto bisogno, o almeno fino a quel momento.
Di certo Marco non aiutava, correndomi avanti mentre io arrancavo per stare al passo.

Cercai di stargli dietro sbuffando per un altro po', poi mi fermai. Lo guardai camminare per qualche metro, prima di fermarsi perché si era accorto che avevo fatto lo stesso già da qualche secondo.

"Ti muovi?" mi incitò nervoso stringendo le braccia in petto.

"Considerando che, se non l'hai notato, ho le stampelle e non ce la faccio a camminare, forse è meglio se sei tu a rallentare e ad aiutarmi che io a muovermi" gli risposi aspettando che lui tornasse al mio fianco, ma non successe.

"Te la sei cercata" disse solo dopo un po'.

Alzai gli occhi al cielo, facendo qualche passo verso di lui, che mi aspettava fermo.
Era incazzato da un giorno intero, e ancora non dava segni di volersi calmare.
L'unica cosa che sapeva dirmi era che lui aveva ragione, e io torto.

"Cazzo Marco, mi dispiace va bene? Penso che sia una punizione abbastanza sufficiente" gli dissi indicando la mia gamba con lo sguardo mentre finivo di parlare.

"Tutto questo non sarebbe successo se tu mi avessi dato ascolto" mi riprese come se non avesse sentito quel che io gli avevo detto.

Tutto ciò, era cominciato la mattina del giorno prima.
In realtà, era una storia che andava avanti da mesi, ma ieri era arrivata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Cinque mesi prima il suo compagno di squadra e grande amico di entrambi, Isco, mi aveva regalato un motorino perché avevo appena passato l'esame.
Marco lo aveva sgridato, dicendogli che non avrebbe mai dovuto comprarmelo, e a me aveva detto esplicitamente che non avrei dovuto guidarlo perché mi sarei fatta male.

Era sempre preoccupato per me ogni volta che lo usavo, mi ripeteva che non avevo ancora la patente e che il patentino non bastava, che tra l'altro ero troppo spericolata e prima o poi, mentre correvo col mio motorino, avrei fatto un incidente.

Già era arrabbiato prima che succedesse, poi, è diventato ancora peggio.
E io non feci altro che peggiorare la situazione, quando lui mi venne a prendere al pronto soccorso.

"Lo sapevo, non mi ascolti mai" mi aveva detto, ma al momento non era ancora incazzato, era solo preoccupato che io mi fossi fatta male.

"Tranquillo, non mi sono fatta niente. È tutta colpa tua, mi hai gufato tutto il tempo" scherzai, ma lui non la vide allo stesso modo. Era allora che aveva cominciato a prendersela.

Decisi di non discutere con lui un'altra volta e ricominciai a camminare lentamente, e stavolta anche lui mantenne la mia velocità.

"Avresti potuto farti male veramente" mi disse guardando per terra.

"Non è successo però" ribattei mentre avanzavamo.

"Si, ma poteva succedere! Smettila di fare la bambina" si arrabbiò.

"Ah davvero? Tu non mi parli da un giorno e quando lo fai sei scontroso ed è solo per sgridarmi, invece di aiutarmi quando ne ho bisogno, e sarei io la bambina?" mi fermai di nuovo, sta volta perché volevo che mi guardasse negli occhi, invece che il cemento del marciapiede.

"Sei stata tu a lamentarti con Isco perché te lo regalasse, e non mi sei stata a sentire. È quello che ti meriti"

"Per prima cosa, è stato lui di sua spontanea volontà a comprarmelo, io non gliel'avevo chiesto. Certo, non nascondo che lo volevo, ma tu non mi assecondi mai in niente"

"Questo cosa c'entra adesso? L'unica cosa che voglio e che l'amore della mia vita non si ammazzi, è chiedere tanto?" borbottò sotto voce.

Invece di ribattere gli sorrisi. Se non avessi avuto le stampelle, gli avrei gettato le braccia al collo e l'avrei baciato, ma non ero sicura di reggermi in piedi, e un bacio non avrebbe sistemato tutto.

"Prometto che starò più attenta la prossima volta" gli assicurai.

"Certo, perché non ci sarà una prossima volta. Tu il motorino non lo tocchi mai più" mi garantì.

"Se ti dico che farò come dici tu, la smetti di sgridarmi?" gli domandai, sapendo che comunque alla fine l'avrei guidato di nuovo, e lo sapeva anche lui, che tentennò, prima di darmi un bacio.

"Non farmi più prendere uno spavento del genere, mai" mi disse finalmente col sorriso, e quando lui mi mise le braccia intorno alla vita per sorreggermi, potei finalmente lasciar cadere le stampelle e fare quello che volevo.

[Ho avuto dei problemi con le richieste, ovvero semplicemente ho cancellato come una cogliona la nota su cui erano scritte, e l'ho rifatta andando a memoria, spero di non essermi scordata nessuno, quando avrò terminato quelle che ho riscritto vi chiederò se ho saltato qualcuno]

grenade» one shots of footballers [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now