Claudio Marchisio

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Dedicato a cantlivewithoutaball

Claudio Marchisio, Juventus

Il teatro. La scelta peggiore che avessi mai fatto in tutta la mia vita. E la rimpiangevo proprio allora. Il giorno in cui dovevamo recitare davanti al pubblico. Il grande giorno, che preparavamo dall'inizio dell'anno. E mentre aspettavo di entrare in scena e parlare, guardavo le persone che erano venute a vederci, riempiendo l'anfiteatro. Di certo, la prova generale l'avevo saltata perché mi aspettavo giusto un gruppetto di persone, magari i genitori di chi partecipava. E invece mi ero non solo subita la sgridata per aver fatto l'assenza e creato difficoltà agli altri compagni nel provare tutto senza la protagonista, ma sono stata avvertita delle modifiche solo dieci minuti prima, perché tutti se n'erano dimenticati. E infine, per concludere, con l'altro protagonista avevo litigato. E non quelle litigate fra amici, che si risolvono con una risata e via, ma quelle litigate che ti spingono a non perdonare l'altra persona nemmeno se vola giù da un aereo.
Per coerenza, quella persona era la persona che doveva recitare al mio fianco tutto il tempo.

"Sei pronta? È la nostra ultima scena" sussurrò e mi poggiò una mano sulla spalla.

"So benissimo cos'è Claudio, non avevo bisogno del tuo suggerimento" risposi scostando la sua mano e mantenendo il tono di voce al suo stesso livello.

Mi allontanai da lui, rimanendo dietro al sipario. Aggiustai il gigantesco vestito che ero stata obbligata a mettere, di cui uno dei veli rosa stava crollando. Lo tolsi direttamente staccandone rapidamente i bordi. Controllai se il trucco fosse a posto allo specchio appeso al muro. Camminai avanti e dietro, provando le scarpe che avevo infilato subito dopo essere uscita di scena.

"La cercheremo in lungo in largo e la troveremo, è una promessa" era la battuta che ci dava l'attacco.

Lanciai di sfuggita un ultimo sguardo allo specchio e mi diressi a sinistra, nella direzione opposta a quella di Claudio. Aspettai che tutti i nostri compagni, con le armature da soldato dal mio lato e le ragazze vestite di nero dall'altro, arrivassero dietro le quinte, poi misi su la mia migliore faccia vuota e inespressiva e mi mostrai.

Raggiunsi il centro del palco, mi guardai intorno e fissai lo sguardo nel mezzo della platea, come mi era stato indicato.

"Sarò pronta a lasciare tutto?" recitai con la voce spezzata. Il mio personaggio era scappato via di casa e mi piaceva interpretarlo. Era il simbolo di non valutare mai una persona dall'aspetto, in quel caso di una ragazza fragile che mai avrebbe fatto una cosa del genere.

"No, non lo sarà mai" la voce di Claudio mi raggiunse e mi fece voltare nella sua direzione.

"E cosa ne sa lei, sir?" domandai facendo pochi passi per retrocedere e fargli spazio.

"Una donna innamorata cambia sempre il suo volere a favore dell'amato" disse.

"L'amore non condiziona il volere delle persone forti" senza dare le spalle al pubblico, come mi era stato insegnato, feci un mezzo giro scostando i capelli.

"Ma ne cambia il valore. Lei lo sa bene" continuò Claudio.

Fino a quel momento ero riuscita a non incontrare i suoi occhi e recitare senza la maggior parte dei problemi. Ma quando lo feci non potei più cambiare direzione. Mi augurai di non essermi soffermata troppo e continuai.

"Non mi annoi con queste stupide parole, mi permetta di lasciare il paese senza recar disturbo. Vada sir, vada" pronunciai senza spostare i miei occhi dai suoi, mentre lui lentamente faceva dei passi in avanti.

"Vado, vado, dove vuole che vada?"

Un 'adesso te lo dico subito dove voglio che tu vada' aleggiò nella mia mente. Nonostante tutto non mi dimenticavo di quello che mi aveva fatto.

"Vada ovunque voglia, ma non rimanga qui. In questo mondo crudele non c'è posto per me. Vada ovunque voglia e non assista all'agonia" agonia era non riuscire a voltarmi. Ci pensavo, ma due cose mi distraevano: la concentrazione per la recitazione e sempre i suoi occhi.

"Non permetterò mai che una dama come lei si tolga la vita"

"Vada ovunque voglia, mi lasci al mio destino"

"Tutti i soldati del regno stanno seguendo le sue tracce, spera davvero che una volta che io me ne sarò andato rimarrà da sola?"

"Vada ovunque voglia, io non necessiterò più di un dì per allontanarmi da qui"

Era il momento della battuta di Claudio, ma lui non parlò. C'era forse un'altra modifica di cui non ero stata avvertita? Forse aspettava che io continuassi a parlare, ma non sapevo cosa dire. In un attimo di panico guardai il pubblico, ma a quanto pare sembrava un silenzio programmato. Forse avevano solo deciso di aspettare pochi secondi prima di farlo parlare.

"Mi dispiace" disse. L'occhiata che gli lanciai fu sicuramente tutt'altro che amichevole. Subito convertii lo sguardo in uno più eloquente, precisamente uno sguardo che gli chiedeva se tutto quello fosse nel copione.

"Niente può scusarlo della sua presenza" improvvisai. Dovevo salvare la cosa in qualche modo.

"Non è uno scherzo" aggiunse. Stavo per ribattere di nuovo, improvvisare non mi era mai stato difficile. Ma lui riuscì ad avvicinarsi prima del mio intervento. Nonostante avessi la mano destra letteralmente affondata in una delle balze del vestito riuscì a stringerla rapidamente nella sua, appoggiando l'altra sul mio fianco. Mi baciò e il mio cervello andò in crisi. Ero sicura che tutto quello non facesse parte del copione. Lui avrebbe dovuto uccidermi e tutta la fine avrebbe girato intorno a quello. Non avrebbero potuto apportare così tante modifiche. Lui si stava scusando con me per la realtà.
Il mio cervello rimase spento, permettendomi solo di ricambiare.

"Ti amo" aggiunse, mentre il pubblico applaudiva. Lo spettacolo sarebbe finito un po' più presto, ma a chi importava?

"Anche io la amo, sir" conclusi baciandolo di nuovo, mentre le tende si chiudevano davanti a noi.

grenade» one shots of footballers [IN REVISIONE]Où les histoires vivent. Découvrez maintenant