Paulo Dybala (2)

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Su richiesta di elenacuoghj💘
mi dispiace per il ritardo

«Vincere non è importante,
è l'unica cosa che conta»

"Il mio telefono ha dei seri problemi" sbuffai mentre si spegneva fra le mie mani.

Era da circa un mese che mi faceva quello scherzetto - mentre lo stavo usando, spesso e volentieri anche quando facevo cose importanti, si spegneva all'improvviso senza che io premessi niente. E sembrava anche farlo di proposito, perché beccava sempre i momenti peggiori che potesse scegliere.

Per fortuna quella volta stavo semplicemente leggendo le notizie, e non aveva interrotto niente di urgente, ma mi fece innervosire comunque.

"Tale proprietaria tale telefono" mi prese in giro l'argentino che era seduto dall'altra parte del divano, appoggiato alla spalliera opposta, mentre usava il suo cellulare perfettamente funzionante.

"Allora il tuo telefono com'è, imbecille?" ribattei procurandomi un'occhiataccia e anche un bel calcio.

"Vogliamo proprio metterli al confronto?" mi sfidò, sapendo ovviamente di vincere.

"Non ci tengo" gli risposi alzandomi in piedi.

Stavo rimandando la cosa da tutta la mattina, forse era il momento di cogliere l'occasione e uscire di casa. Dovevo andare a comprare le pile per il telecomando e tanto valeva andarsene e portare anche il telefono ad aggiustare.

Mi guardai intorno alla ricerca della giacca, ma non la vedevo e ci rinunciai, perché in fondo faceva caldo e non mi andava molto a genio andare a cercarla.

Andai in camera a prendere il portafogli, perché sarebbe stato difficile fare quel che dove o senza soldi, e avvertii l'argentino che preso dal video che stava guardando non si era accorto di niente.

"Torno tra poco, spero" lo avvisai sospirando.

"Dove vai?" mi chiese dopo aver finalmente alzato gli occhi dallo schermo per posarli su di me.

"A fare quello per cui tu sei troppo pigro per provvedere" gli risposi.

"Questo campo comprende troppe cose, dammi più indizi" disse alzandosi in piedi e venendo verso di me.

"Vado a comprare le pile, così non dobbiamo usare i pulsanti della televisione, e tu non ti lamenti ogni volta che devi alzarti per cambiare canale" spiegai.

"L'hai detto tu stessa che sono pigro, no?" confermò con un'alzata di spalle.

"Si, lo sei. E devo anche portare il cellulare, che per la cronaca non può nemmeno essere definito tale, ad aggiustare, prima che io impazzisca e lo butti direttamente giù dalla finestra"

"Non farlo, perché non sarò io a comprartene un altro, ancora" mi consigliò con un sorriso che confermava quello che mi aveva appena riferito.

"Tanto alla fine me lo ricompri lo stesso" gli feci l'occhiolino.

"Ma fatti durare questo un altro po', almeno" come se non stessi cercando di salvarlo dalla spazzatura.

"Per questo voglio portarlo il prima possibile a riparare, se smetti di rallentarmi" lo sgridai ironicamente.

"Come se ti desse fastidio" disse lasciandomi un bacio veloce sulle labbra.

"Mi dai molto fastidio se lo vuoi sapere" lo provocai.

"Farò finta di crederti, come al solito" mi rispose e io gli mollai un pugno amichevole sul braccio.

Lui non se la prese e mi diede un altro bacio, ma più lungo del precente. Gli misi le braccia sulle spalle e lui continuò a far incontrare le nostre labbra, una volta dopo l'altra.
Dopo un po' mi ricordai, controvoglia, di dover uscire e mi allontanai.

"Se andiamo avanti così non andrò mai a fare i servizi che devo" gli sorrisi.

"Devi farli per forza oggi?" mi implorò.

"Si, devo proprio, o la prossima volta non ne avrò voglia e andrà a finire che non li farò mai, come al solito" sospirai e lo abbracciai.

"Non possiamo mandare qualcun'altro a farli?" mi domandò speranzoso ma io scossi la testa.

"Ci metto un attimo, davvero" promisi.

"Se ogni tanto fossi pigra anche tu non sarebbe mica male" borbottò sottovoce, ma abbastanza forte perché io lo sentissi.

"Mi dispiace per te ma non ti assomiglio" risi.

"Prometti che torni subito?" mi domandò prendendomi la mano.

"Metti il cronometro e se in trenta minuti non sono qui non mi compri più cellulari" proposi sapendo che avrebbe accettato, perché gli sarebbe andata bene in ogni caso.

"Quasi quasi comincio a sperare che tu faccia ritardo" mi rispose.

"Vedremo quanto tempo ci metto e poi valuti se te la sei cavata o no" dissi.

"Se devo essere sincero, spero che tu torni in meno di trenta minuti, e allora me la sarò cavata"

Gli strinsi la mano e lo salutai con un altro bacio, impaziente di andare, perché prima sarei uscita, prima sarei tornata fra le sue braccia.

grenade» one shots of footballers [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora