VERSO IL SUD: CAPITOLO 2 (1)

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Fine settembre

Ero seduta sulle sedie della macchina Zara di mio padre e il motore deciso portava Lorenzo, mio padre e me verso Napoli. Guardavo fuori dal finestrino e mi chiedevo quello che anche voi vi chiederete. Perché mia madre era lì, con un altro e senza i suoi figli? La mia mente si immerse in quello che era successo nell'ultimo anno. Mia madre aveva risentito il suo primo amore di quando aveva sedici anni e mano a mano che si erano visti aveva irremovibilmente deciso di mollare mio padre. Quest'uomo era originario di Napoli. Aveva cresciuto una bambina nata da loro e un bambino adottivo, perché i suoi genitori erano morti tragicamente e loro ne erano gli zii. Quel ragazzo era Christian. Mio padre vide l'indecisione e le corna fatte da mia madre. La vide irremovibile nell'idea di fare l'amore. Lui provava ogni tentativo. Ben presto sentì via telefono la moglie dell'amante della sua ex moglie. Anna, appunto, era una donna sprintosa, napoletana e carnale. Subito mio padre sentì una certa attrazione. Anna viveva a Milano oramai, perché anni prima portarono Christian via da Napoli. Quando Christian aveva finito la sua infanzia, circa a dodici-tredici anni. Quando oramai la situazione era irrecuperabile, mio padre si vide a Napoli con questa donna e sentì una specie di innamoramento. Quello che più mi fece male fu vedere mia madre che alla vista di quest'uomo non si è fermata neanche davanti alle lacrime dei figli. Spesso Anna e Fulvio, mio padre e noi quattro, i loro figli,andavamo a Napoli. Quando mi ripresi dal flashback eravamo quasi arrivati a destinazione. Era da tanto che non vedevo questa città, dove mio padre aveva abitato per diciotto anni. C'ero stata per la prima volta qualche mese prima. La macchina si fermò in un campeggio e, dopo il tempo di sistemarci e rifocillarci, andammo tutti e tre a fare un bagno in piscina, così che il calore si staccò di dosso. Parlavamo di Anna, poi anche del marito Franco, opportunista e approfittatore, magari poi della loro madre innamorata. Aspettavamo in Piazza della Sanità. Una delle zone più malavitose. Ma anche il cuore di Napoli, la vera città, l'antichissima città. Le macchine non tenevano minimamente conto delle regole stradali. Più che altro delle precedenze. Era una convivenza fondata sul non interferire negli altri affari. Le moto schizzavano come fossero gocce d'acqua in una piscina. Erano il pane quotidiano di Napoli. La gente lasciava i panni sui balconi, urlava o suonava i clacson. Il mondo della città di Napoli era formato da case con tetti piatti perché lì non nevicava neanche a volerlo. Ecco che arrivò una donna con una bellezza particolare. Con qualche chilo in più ma molto appariscente. Come dire, con una strana attrazione data anche dai suoi bellissimi occhi blu. Ci abbracciammo come se ci conoscessimo da tempo. Davanti a me comparvero i due ragazzi. Una era una bambina di otto anni, la adorabile e stressante sorellina Palma. E uno era Christian, il ragazzo che anche se aveva vissuto peggio questa situazione mi stava facendo innamorare. E questo non andava bene... Era afflitto e molto nervoso. Così come anche la madre lo era. Guardarlo adesso mi metteva un imbarazzo forte... Lui stava a fissarmi, mi ammirava. Anna era già venuta a farsi una vacanza a Napoli con i due ragazzi, qualche giorno prima di noi tre. Con opportuni baci e saluti andammo a un luna park raggiunto con l'automobile. Andavano subito tutti d'accordo, come sempre. Ma Christian... Era così diverso rispetto a come lo conoscevo! Palma aveva un visino con capelli castani e a dir poco angelico. Era bassina e con qualche chilo di troppo ma era una bambina stupenda. Christian sorrideva ogni tanto ma restava muto e io ero vicino a lui e fissavo la sua bella figura fumare dal finestrino della macchina di mio padre, che sorrideva e sfiorava la mano di Anna, unito a questa donna dal dolore condiviso e vissuto pari passo da entrambi. Christian, vicino a me, aveva un'aria triste e poco apprezzante di tutto questo. Gli scappava spesso il dialetto napoletano, che non usava più di tanto al nord. Informammo i genitori che saremmo andati a fare un giro insieme. In effetti Christian mi portò a mangiare fuori in una delle serate che, dopo un po' di luna park, ricorderò come una delle più belle. Mangiammo mentre i discorsi puntavano sulla situazione familiare, di cui avevamo parlato finora ben poco, sebbene fosse successo da quasi un anno. Lui fece un sorriso mischiato a disprezzo e fece un tiro alla sigaretta.

LA LUCE E L'OMBRA (PARTE 1)Where stories live. Discover now